Erano in tanti, compreso chi scrive, ad attendere al varco Darren Aronofsky, dopo aver “millantato” una maturità artistica con The Wrestler . In molti si attendevano che quello fosse una specie di fuoco di paglia e che il regista neworkese si sarebbe di nuovo fatto tentare da quei registri irregolari, frenetici, psicotici e deliranti che i due precedenti lavori – Requiem for a dream e Pi- Il teorema del Delirio – avevano mostrato fino a farne un’icona indipendente, quasi un messia del pubblico giovane e alternativo. In realtà, Aronofsky ha concepito questo Black Swan come controparte perfetta di The Wrestler.
Anche qua, si parla di un “competitor” : dove là era il maciullato lottatore Mickey Rourke, qua è la ballerina psicolabile Nathalie Portman ; dove c’era un veterano prossimo al ritiro, qua abbiamo una stellina pronta al debutto nel ruolo della vita ; dove c’erano tagli e botte da orbi, ossa spezzate, cuori che iniziano a malfunzionare, qua ci sono piedi sanguinanti, clavicole e scapole martoriate, una mente che inizia a fare tilt. In sostanza, i due film compongono quasi un dittico esistenziale, dove bisogna provare all’esterno la propria esistenza, resistendo all’interno di un agone sportivo o artistico, ingaggiano una prova dell’anima e del corpo; e dove vincere, non sempre significa lieto fine e sopravvivere ma anzi, il più delle volte, per coronare i propri sogni si pagano pegni significativi. Persino il finale è esattamente speculare : Aronofsky ti dà un’idea di come lui intenda la fine, sia in the Wrestler che nel Cigno nero : ma sospende la questione, la lascia volutamente aperta, perché ognuno immetta la sua morale finale.
Lui ci ha portati sin là, poco importa se sia vita o morte : quello che gli interessava dire, lo ha già detto. I suoi personaggi “muiono” narrativamente là, hanno espletato il loro compito e ci hanno raccontato le loro ossessioni. Cosa accade dopo, come direbbero nelle fiabe, è già un’altra storia. La storia di The Black Swan è quella di una ballerina che deve affrontare il ruolo della vita : il Cigno Nero infatti è un classico del balletto, una grande prova da interpreti.
Il doppio ruolo di Odette e Odile incarna perfettamente le due anime del mondo : il cigno bianco puro e perfetto, quello nero demoniaco e sensuale. La ballerina della Portman è perfetta per il ruolo del cigno bianco, ma troppo controllata per il suo contraltare nero. Questo è quanto pensa Thomas Leroy, il coreografo, che spinge la sua protagonista persino a toccarsi nelle parti intime per ricercare la sua sessualità , non esita a sedurla e scatena in lei una incontrollata reazione. Il “doppio” nero , infatti, comincia ad emergere, la mente labile di Nina Sayers “sdoppia” il malefico Cigno fino a ritrovarselo davanti, e la sua mente comincia a produrre strani effetti.
A guastare il tutto, persino una rivale, interpretata dalla conturbante Mila Kunis, che Nina odia e desidera al contempo. Melodramma, Thriller – horror mentale, avventura onirica (più incubo che sogno) : The Black Swan è tutto questo. E’ The Wrestler con puntate in territori che Aronofsky ama e sa rendere. La perfetta sintesi fra il prima (i due primi film sopracitati) e il dopo (The Wrestler). Questo è il vero Aronofsky, la sua summa sincera.
Forse ridondante. Forse non perfetto. Ma questo è quello vero. E rimane poco ai detrattori, se non queste punte di isteria compiaciuta, a cui appigliarsi. Il buon Darren è davvero arrivato a compiere una maturazione, umana e artistica. Ottima Nathalie Portman, che deve rendere più di Rourke una sofferenza diversa, mentale, femminile. Lo fa recitando con tutto il corpo, devastato come quello di Randy The Ram Robinson. Lo fa sanguinando dalle dita dei piedi e martoriandosi le spalle e le scapole. Nel cast, oltre al sempre incisivo Vincent Cassel nel ruolo del coreografo, anche due grandi ruoli secondari : quello della madre castrante ed ossessionata, interpretato dalla ritrovata Barbara Hershey ; e quello della star in declino, in un ruolo che “puzza” di cattiveria registica biografica, che riporta sul grande schermo un talento ormai creduto perso, quello di Winona Ryder. Curiosità : Forse voluto il gran numero di talenti ebrei in questo film ? Oltre allo stesso regista, abbiamo la stessa Portman, nata in Israele, la Hershey (vero cognome Herzstein) e la stessa Ryder, che di nome completo fa Winona Laura Horowitz….. Marco Cei