Ci vuol coraggio per inaugurare Cannes proponendo dei francesi come stolidi invasori e barbari uccisori di gente indifesa : questo si può dire prima di tutto parlando dell'ultima fatica del binomio di "gladiatori" Scott - Crowe. Il megaprogetto in salsa britannica dei due responsabili delle vicende del centurione Massimo, ormai assunto allo status di cult mondiale, infatti, porta in sè delle pecche e dei punti a favore, ma il bilancio sembra propendere in favore delle prime. Girato ogni giorno con in campo dalle 5 alle 12 macchine da presa, 1500 fra attori e comparse, un centinaio di cavalli che galoppavano selvaggi nelle fredde spiagge gallesi del West Pembrokeshire, il Robin Hood ( o Robin Hood Begins, per fare il verso al Batman di Nolan, come qualcuno ironicamente lo ha già definito) del buon vecchio Ridley Scott è infatti una miscela rutilante e adrenalinica di azione e "romance" che narra la genesi dell'eroe popolare incappucciato che rubava ai ricchi per dare ai poveri ; ma in questo film il buon Robin Longstride (Russell Crowe) ha il suo bel da fare contro le truppe invasori comandate da Filippo di Francia , contro l'incompetente re Giovanni Senza Terra che diverrà la sua nemesi futura, e contro il traditore britannico Godfrey (Mark Strong, ormai, il villain per eccellenza dei kolossal recenti ). Peccato solo che il film, cupo e melanconico, non risulti quasi mai appassionante, e che la storia ricalchi un pò troppo la formulina epica del gladiatore con tanto di "predestinazione" del Longstride a capeggiare la rivolta.
Sembra che Scott abbia voluto trasporre il suo centurione romano nella fredda Albione, ma i risultati stavolta, non gli danno ragione. Le due ore e mezza si sentono tutte, Pietro Scalia al montaggio e Jon Mathieson alla fotografia salvano il baraccone spettacolare, ma vedere Robin Hood difensore della Magna Charta mi sembra un pò troppo saltare fuori dal seminato, per dirla breve. Sprecato il talento della miglior attrice del mondo Cate Blanchett in un ruolo visto e rivisto (una Lady Marian protofemminista) , Scott e lo sceneggiatore Brian Helgeland annaspano nello script che stravolge la Storia e non la riscrive ; Crowe fa qua quel che può dall'alto della sua personalità e mole, ma come Robin Hood, era persino meglio Kevin Kostner. Pare che Ridley Scott pensi ad un sequel.
Speriamo che ciò non avvenga. E chi scrive lo dice ben sapendo che ha stroncato tutti i suoi ultimi lavori; ben lungi da ogni presunzione , il Ridley che abbiamo amato era un maestro dello spettacolo e della narrazione visiva, e questo rivogliamo. Lasciamo riposare i fantasmi di Flynn e Fairbanks, e cogitiamo altro, mister Scott. MC