Anno difficilissimo, per trovare 10 film veramente meritevoli di essere in una top ten. Tant’è che abbiam dovuto “barare” e citarne alcuni di fine 2009 o addirittura di prima, ma che han trovato consacrazione in sala solo in questo anno solare…o perché esclusi dalla classifica precedente, redatta qualche giorno prima della loro regolare uscita. In questa classifica non troverete tanti film acclamati. Al punto che potremmo quasi redigere una speciale “hit” delle delusioni , in cui per primo si staglia AVATAR di James Cameron, seguito a ruota da SHUTTER ISLAND (solo per il fatto di essere di Scorsese, non sei salvo da cadute), e soprattutto da ALICE IN WONDERLAND, buco nell’acqua in 3d di Tim Burton. Ci sono, in verità, dei film che hanno rischiato di entrare in questa classifica.
Noi che curiamo questa rubrica siamo notoriamente snob e un pelino esterofili, quindi peccato per LA PRIMA COSA BELLA, che segna il ritorno di Virzì ai livelli a cui lo vogliamo ; peccato per ANIMAL KINGDOM e SCOTT PILGRIM, bruciati dalla distribuzione italiana, che avremmo voluto vedere premiati anche al botteghino ; peccato per l’originalissimo BURIED e per la Bigelow grande dominatrice degli oscar, ma il suo HURT LOCKER è addirittura del 2008, anche se da noi ha goduto di una seconda vita dopo gli Academy Awards….. Vabbè, pronti, via.
Cominciamo con un’eccezione alla regola (subito, tanto per non smentire la nostra irrazionalità di base) : PORCO ROSSO di Miyazaki. Che è un film del 1978, ma da noi è uscito solo quest’anno. Un crimine. Come pure il fatto che in sala è resistito una sola settimana. Recuperate le vicende dell’asso suino dell’aviazione quando uscirà (?) in DVD, perché ne vale la pena ; è il solito, struggente Miyazaki, che ambienta le vicende della sua storia nell’Italia della guerra mondiale.
Merita di stare in questa classifica IL SEGRETO DEI SUOI OCCHI di Juan José Campanella . Molti hanno storto il naso all’Oscar come miglior film straniero di questo regista argentino sconosciuto in Italia, ed effettivamente la pesantezza della costruzione temporale della vicenda e la sensazione di “troppa carne al fuoco” non fanno urlare al capolavoro. Ma è opera classica e audace allo stesso tempo, come i suoi piani sequenza (su tutti i 5 minuti di adrenalina pura girati allo stadio) stracolma di pathos, di eros e thanatos, di tensione e mistero, con personaggi a tutto tondo dai cuori pulsanti, alla ricerca di un senso da dare alla loro vita e ad un omicidio che gliel'ha cambiata per sempre.
Nasce come un noir, con un cadavere che chiede giustizia, ma si tinge quasi subito dei sofferenti colori giallo ocra del melodramma sentimentale che ci ricordano che il delitto più grande è uccidere l’amore e poi sopravvivergli. Ricorda un dialogo di un altro film imperniato sulla cadenza della memoria: “C’era una volta in America”, in cui Deborah uscendo dal teatro chiede a Noodles se avesse aspettato molto…«tutta la vita» risponde Noodles. Ci sta, ci può stare sempre, il vecchio Clint, che cede la vetta, complice il fatto che INVICTUS sia un film di passaggio.
Ma è sempre una storia del vecchio texano dagli occhi di ghiaccio, (a proposito…il quattro gennaio esce HEREAFTER ) e la metafora sportiva colpisce nel segno. Amiamo gli indipendenti, non è un mistero, ed ecco quindi FISH TANK di Andrea Arnold, Un 400 colpi sporco e cattivo, un’opera pura e necessaria come l’ossigeno, che attraverso una regia magistrale e feroce cala il suo sguardo dardenniano nella “boccia per pesci” degli squallidi sobborghi di Londra. La storia della quindicenne Mia entra inesorabilmente dentro fin da subito, merito della regia e della straordinaria interpretazione dei suoi protagonisti (una rivelazione l’esordiente Katie Jarvis) che ritraggono, come in un film di Loach, un disagio troppo profondo e colmo di rabbia. Entra in classifica pure PRECIOUS, di Lee Daniels, una struggente storia con protagonista una minorenne obesa di colore incinta…ci sarebbero tutti gli elementi per il melodrammone melenso, invece il regista confeziona storia garbata e persino quasi leggera in quell’orizzonte di odio che circonda la protagonista e il suo mondo. Ci avviciniamo alle zone calde ; ecco LA BOCCA DEL LUPO di Pietro Marcello, bocca nella quale finiscono i reietti della sua storia, prostitute e sbandati, vecchi marinai ubriachi e avanzi di galera, costretti a battersi tra le avversità senza alcuna speranza di riscatto.
Vincitore dell’ultimo festival di Torino, è un mockumentary che è anche film che è anche documentario che è anche un’incredibile storia d’amore come non se ne sanno più raccontare, tra il melò hollywoodiano e il reportage. Una lezione di poesia, una sorpresa per novità di linguaggio e di sentimento. Opera essenziale, rigorosa, evocativa e affascinante. La macchina da presa del napoletano Marcello si addentra rispettosamente nei miseri caruggi di Genova facendoli parlare e osserva amorevolmente le facce un po’ così dei suoi indigenti.
Dopo questo film che ha il coraggio di battere sentieri sconosciuti, di aprire nuove strade nella narrazione e nell'estetica cinematografica, la maggior parte degli altri prodotti sanno di plastica, di opere confezionate. Miracolo: si riesce ancora ad inventare qualcosa di nuovo. E sebbene il protagonista sia indubbiamente una delle figure più chiacchierate e forse odiate dell’intero globo terrestre, a sfiorare il podio è THE SOCIAL NETWORK di David Fincher, che narra le gesta di Mark Zuckerberg, il nerd miliardario più famoso del mondo, inventore di Facebook.
E il film si colloca al quarto posto per due ottimi motivi : la prestazione di Jesse Eisenberg, l’attore protagonista, e la lezione di regia e sceneggiatura che Fincher e i suoi collaboratori ci regalano. Eccoci alle zone alte : medaglia di bronzo per MOON di Duncan Jones. Il figlio di David Bowie dispiega la sua personale space oddity con un gioiello low budget che omaggia “2001 Odissea nello spazio” e i numi tutelari della fantascienza. Un percorso affascinante e introspettivo sull'idea esistenziale e filosofica della condizione umana: nell'infinita e misteriosa desolazione degli spazi silenti e alieni, l'essere umano risulta, per contrasto, maggiormente visibile e vulnerabile nella sua assoluta solitudine. Emozionante, riflessivo, intelligente, doloroso, celebrale ed antispettacolare, Moon è un film d'altri tempi: nessun effetto speciale o visioni apocalittiche del futuro, solo una scenografia sapiente e minimalista (che recupera il design e le interfacce tecnologiche immaginate quarant’anni fa), un’ipnotica e avvolgente colonna sonora e un’interpretazione intensa e commovente dello strepitoso Sam Rockwell al servizio di un viaggio su quella parte della Luna che non si vede mai dalla Terra, fino alle radici del concetto di umanità.
Unico neo : è di fine 2009, la sua distribuzione nelle sale. Ma ce lo perdonate, vero ? Solo argento, perché l’umanità latita sempre nei suoi film, a scapito di una perfetta macchina narrativa quasi…illusionistica, se ci passate l’ironia…..solo argento, dicevamo, per Christopher Nolan e il suo INCEPTION. Di Caprio sempre più versione moderna degli antieroi di Jack Nicholson, sfida vinta su sceneggiatura, resa delle sequenze di azione e coesione del tutto. Parlarne non ha senso, va visto. Ed ecco il vincitore, ladies and gentlemen : IL PROFETA di Jacques Audiard. Colpo di fulmine di quest’anno che conferma il grande talento del regista, autore dei già bellissimi “Sulle mie labbra” e “Tutti i battiti del mio cuore”.
Percorso iniziatico intriso nell’inchiostro insanguinato della malavita di un ragazzo che entra in carcere pressoché adolescente e ne apprende così velocemente ed efficacemente i meccanismi di iniziazione e le strategie di sopravvivenza da superare maestri e nemici, da uscirne, darwinianamente, squalo, profeta e creatore di sé stesso. Film carcerario durissimo, romanzo di formazione dal nitore classico scolpito in una sceneggiatura da urlo, secca, brutalmente realistica e dal ritmo serrato, che resuscita il vecchio polar francese e il gangster movie in una puntuale, tesa e potente opera sociale.
Il microcosmo del carcere riproduce (ovviamente in modo amplificato ed esasperato) quello sociale dominato dalla stessa logica dell’homo homini lupus, dalla stessa sopraffazione razziale, politica ed economica, dalle stessi leggi del profitto e della lotta di classe. La completezza visiva e narrativa raggiunta da Audiard in questo film lo avvicina al capolavoro, ma è anche il risultato di un maniacale perfezionismo che lo ha portato a firmare un film praticamente ogni 4 anni..speriamo di non dover attendere così tanto per il prossimo. E per il 2010 è tutto.
Ci risentiamo fra un’anno, sperando che le profezie dei Maya siano errate . Laura Iannotta Marco Cei