Firenze 3 febbraio 2009- “La strategia di Lisbona resta un nodo centrale per far uscire il paese dalla crisi. Purtroppo l’Italia è ancora molto indietro a livello europeo (dopo di noi solo Spagna e Portogallo) anche se i dati rispetto alla formazione superiore dell’ultimo periodo fanno ben sperare”. Queste le parole di Cristian Pardossi, coordinatore Anci Giovane e Assessore del Comune di Castelfranco di Sotto, in apertura del convegno “Sapere, innovazione, preparazione dei giovani verso l’Università e il lavoro” che si è tenuto oggi a Firenze, organizzato da Anci Toscana e Regione Toscana, in collaborazione con Anci Giovane.
Istituzioni, Università e mondo delle imprese si sono incontrate in un interessante dibattito che ha cercato di fare il punto sulla situazione, ma anche fornire input importanti per l’azione.
“Ci sono ancora molte differenze per l’accesso alle opportunità formative e la garanzia di un effettiva uguaglianza all’accesso e nella continuità dei percorsi è una priorità in un periodo di ristrettezze per chi non ha gli strumenti economici” ha continuato Pardossi che suggerisce: “bisogna cercare di potenziare la rete dei servizi che offrono orientamento per la formazione professionale, penso ad esempio ai centri per l’impiego ma anche la positiva esperienza degli informa giovani, che potrebbe essere sfruttata di più in questo senso”.
Anche l’Assessore Regionale Gianfranco Simoncini sottolinea la strategicità di questi temi rispetto alla crisi attuale: “Abbiamo l’obbligo di ridurre l’impatto sociale rispetto alle condizioni di vita e di lavoro dei nostri lavoratori e cittadini e far uscire una Toscana diversa, migliore e più competitiva”. Simoncini tra le tante misure per cogliere la futura ripresa cita come nodo fondamentale “la capacità di investimento sul capitale umano da mettere a disposizione dell’apparato produttivo” attraverso la realizzazione percorsi di formazione e sistemi educativi di alto livello, che mettano al servizio dell’innovazione giovani con capacità e competenze.
“In questo senso la Regione può agire su un piano generale garantendo pari opportunità di accesso alla formazione, mettendo in campo risorse a favore del diritto allo studio (che contrariamente ad altre tendenze sono passati dai 39 milioni di euro di stanziamenti nel 2006 ai 43 del 2009). Ma anche intervenire per contribuire all’aumento qualitativo del sistema formativo per quanto attiene alle nostre competenze, in collaborazione con la componente statale, e sostenere i ragazzi che hanno la volontà di fare impresa, anche grazie alla legge per l’imprenditoria giovanile che mette a disposizione 95 milioni di euro nei prossimi 3 anni”.
Il Presidente Anci Toscana e Sindaco di Livorno, Alessandro Cosimi, invita a rompere con la consuetudine per riuscire a fare un salto di qualità “C’è bisogno di una rottura perché non può reggere un sistema che non riesce a qualificarsi e ad aggiungere valore al prodotto toscano: manca la valenza tecnologica ai nostri distretti e un’importate connessione con università e ricerca.” Ed invita ad un assunzione di responsabilità in questo senso chi ha un ruolo nell’innovazione e può agire con una certa autonomia, enti locali e Università in primis: “Per uscire dalla crisi serve un investimento forte in risorse umane e competitività.” Lamenta Cosimi: “In questi anni abbiamo assistito a percorsi di riforma ispirati da principi di staticità e orizzontalità: c’era una spinta alla verticalità più forte negli anni ’70 che dava una speranza in un futuro migliore alle giovani generazioni.
E non possiamo sottovalutare la componente emotiva dei percorsi di vita dei ragazzi, che escono dall’università con la certezza di trovare delle collocazioni inferiori rispetto alle aspettative di partenza.” In rappresentanza delle Università sono intervenuti il Prof. Sandro Rogari, Prorettore alla didattica e ai servizi agli studenti dell’Università di Firenze e il Prof. Lorenzo Zanni, Delegato per il Rettore dell’Università di Siena ai rapporti con le imprese. Il prof. Rogari ha lamentato la scarsità di risorse destinate all’università, che di conseguenza troppo spesso è proiettata verso la didattica più che la ricerca “Purtroppo mancano le premesse per la competitività anche se i nostri ricercatori hanno una produttività altissima e per questo sono apprezzati all’estero.
Siamo bravi a formarli, ma poi la realtà delle nostre risorse non dà chance.” Rogari ha sottolineato quanto comunque sia stato fatto in questi anni di riforma per orientare gli studenti, ma tanto resta ancora da fare a livello di organi di governo universitario “che rischiano di essere corporativi e autoreferenziali”. Rogari ha proposto infatti l’apertura di questi organi, fermi alle impostazioni della riforma Gentile del 1924, a altri soggetti istituzionali, come enti locali e regioni, che permettano un maggiore raccordo con il territorio e una riforma dall’interno dell’intero sistema.
Il Prof.
Zanni ha in particolare parlato della sua esperienza quale Preside di un corso di Laurea decentrato, ad Arezzo, ed ha analizzato il rapporto giovani-occupazione. “Il sistema paese ha bisogno di laureati che purtroppo non sono al momento distribuiti in maniera equilibrata rispetto ai territori e ai settori: c’è una discrasia tra bisogni e disponibilità”. Secondo il professore il mondo del lavoro si sta evolvendo in un contesto “neo-industriale”, che collega industria e servizi, due mondi diversi che vanno a velocità diverse.
Per questo diventa fondamentale “capire quanto è equilibrata l’offerta formativa rispetto alle esigenze delle imprese, specialmente in un contesto di riduzione delle risorse.”