di Susanna Cressati
Firenze- Nasce, prima esperienza di questo tipo nel nostro paese, l'ufficio regionale dei brevetti in ambito biomedico e farmaceutico, per favorire e sostenere la ricerca scientifica, stipulare contratti e promuovere la brevettazione e il trasferimento tecnologico. E' questa in sintesi la novità contenuta nel protocollo di intesa tra la Regione Toscana, le Università di Firenze, Pisa e Siena e le Aziende ospedaliere Universitarie approvato della giunta regionale e ora alla firma dei rappresentanti dei diversi enti.
«Sappiamo che il nostro paese investe poco in ricerca – dice il presidente della Regione Claudio Martini - e che in Italia il sistema della ricerca ha una scarsa propensione a proteggere i propri risultati scientifici attraverso la brevettazione. Noi vogliamo affrontare questo nodo, e imprimere al sistema una svolta decisiva, perché senza innovazione, senza invenzione non riusciremo ad uscire dalle attuali difficoltà economiche. In questa ottica la sanità ben gestita e sana sotto il profilo del bilancio si conferma risorsa decisiva per l'economia regionale».
Alcuni dati.
Nel 2006 (ultimi dati disponibili) le Università toscane hanno depositato 38 brevetti (erano stati 33 nel 2005 e 30 nel 2004) mentre ne sono stati concessi in licenza 2 (7 nel 2005 e 4 nel 2004). In portafoglio ci sono in totale 171 brevetti (126 nel 2005 e 43 nel 2004) A titolo di confronto si può considerare che il totale dei brevetti depositati dai soggetti pubblici e privati residenti o aventi sede legale in Toscana sono stati 222 nel 2006 (257 nel 2005 e 274 nel 2004). Se si considera il confronto con le altre regioni, emerge una buona propensione alla brevettazione da parte del sistema universitario toscano, che come numero di brevetti in portafoglio si colloca al terzo posto in Italia (dopo Lombardia e Lazio).
«Vogliano soprattutto proteggere, valorizzare e far fruttare le nuove conoscenze generate dal sistema pubblico della ricerca orientandole ai bisogni di salute dei cittadini - aggiunge l'assessore regionale per il diritto alla salute Enrico Rossi - E' importante per questo coordinare le linee di ricerca affini nell'ambito regionale e integrare le strade della ricerca con quelle percorse dalle imprese per il loro sviluppo. Tutto il nostro progetto relativo alla ricerca definito dal Piano sanitario regionale, finanziato con 30 milioni di euro e di cui questo accordo è parte integrante, mira a un governo pubblico di questo settore, a politiche integrate e coordinate di supporto alla ricerca e al sistema produttivo, sulla base di precise priorità».
L'assessore alla ricerca Eugenio Baronti ha ricordato come il protocollo siglato oggi si inserisca nel quadro del potenziamento delle politiche regionali per la ricerca che vedono un importante traguardo nella legge licenziata dalla giunta e oggi in fase di approvazione in consiglio regionale.
«Una volta che la legge sarà approvata – ha detto Baronti - la Toscana sarà una delle prime regioni a dare una sistemazione organica alle politiche per la ricerca, l'innovazione e l'alta formazione con l'obiettivo di imprimere qualità e competitività allo sviluppo. La legge disciplina infatti anche i rapporti fra ricerca scientifica e mondo produttivo, uno snodo essenziale per dare una risposta alla crisi economica in atto. Sono previsti iniziative a sostegno della diffusione dei risultati della ricerca, la creazione di incubatori, l'uso di strumenti di finanza innovativa e la partecipazione al capitale di rischio».
Il primo passaggio definito dal protocollo riguarda l'acquisizione da parte delle Aziende Ospedaliere Universitarie della parte universitaria “dei brevetti presenti e futuri, ottenuti da qualsiasi facoltà degli Atenei toscani, che abbiano interesse e possibilità di sviluppo in ambito biomedico e farmaceutico”.
Contemporaneamente la Regione Toscana “allo scopo di valorizzare e monitorare la ricerca nel settore biomedico e farmaceutico costituisce un ufficio di riferimento regionale, anche con referenti nelle Aziende ospedaliere universitarie, allo scopo di fornire il supporto di attività ai ricercatori, stipulando contratti e promuovendo la brevettazione e il trasferimento tecnologico dei risultati”. Restano di proprietà dell'Azienda ospedaliera universitaria i risultati della ricerca biomedicale e farmaceutica così come i brevetti, fatti salvi i diritti degli inventori.
“Le università – prevede ancora l'intesa – trasferiranno in proprietà delle Aziende ospedaliere universitarie i risultati della ricerca biomedicale e farmaceutica proveniente da strutture diverse da quelle afferenti alla Facoltà di me dicina, fatti salvi i diritti degli inventori”.
Sarà a carico dei bilanci Aziendali “il costo complessivo del personale universitario, tecnico e amministrativo, in organico presso le Aziende, utilizzato per tali finalità”. “Le università – si legge nel protocollo – favoriranno l'utilizzazione del proprio personale tecnico amministrativo afferente ai Dipartimenti, alle Scuole di specializzazione, alle articolazioni organizzative complesse dell'area biomedica, farmaceutica e farmacoterapica, ai poli biomedici, da impiegare con funzioni integrate in modo da assicurare le attività di cui in premessa.
Il suddetto personale universitario, con il proprio consenso, sarà inserito a tutti gli effetti nel contesto organizzativo delle Aziende, con modalità operative già regolamentate dall'atto aziendale, o da regolare con apposito atto, a completamento del relativo modello organizzativo dipartimentale a ciascuna pertinente e il relativo costo complessivo verrà posto a carico del bilancio delle Aziende”.