Teatro: al Politeama di Poggibonsi Mario Perrotta con Italiani Cìncali

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 gennaio 2008 13:50
Teatro: al Politeama di Poggibonsi  Mario Perrotta con <I>Italiani Cìncali</I>

Torna “dalla parte del TORTO”. Dopo Eugenio Bennato, Ascanio Celestini, Marco Paolini e Gian Maria Testa, si prosegue con la vita dolente, discriminata e scassata degli Italiani emigranti del secondo dopoguerra e protagonisti dei due monologhi di Nicola Bonazzi e Mario Perrotta, interpretato e diretti da Mario Perrotta, in programma al Teatro Politeama di Poggibonsi (Siena). Per primo, giovedì 17 gennaio alle ore 21,15, andrà in scena “Italiani Cìncali – Parte prima: Minatori in Belgio” e poi, venerdì 18, “La Turnàta - Italiani Cìncali Parte seconda” (in collaborazione con Hostis).

Musica e Teatro per raccontare la ricchezza e la sofferenza del margine, il buffo e il tragico della vita precaria. Ecco “dalla parte del TORTO”, la rassegna a cura del Comune – Assessorato alla Cultura, Politeama e con il sostegno della Cgil Valdelsa, che fino a marzo 2008 al Teatro Politeama di Poggibonsi ha affidato questo compito all’arte di noti e importanti interpreti. Chiusura il 27 marzo con le marginalità urbane che animano il teatro canzone di Andrea Rivera. In cartellone lo spettacolo “Prossime aperture”.
L’appuntamento, come altri, è condiviso con “Hostis – Il nemico e l’ospite: esperienze della stranierità” a cura del Comune di Poggibonsi - Assessorato alla Cultura in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi sul Religioso Contemporaneo, Laboratorio di Didattica dei classici dell’Università di Siena e Politeama Spa.

“Abbiamo deciso – spiega l’assessore alla Cultura del Comune di Poggibonsi, Dario Ceccherini - di stare, abitare per alcune sere dalla parte del torto. Per capirlo e capirci meglio. Per mettere alla prova, tra divertimento e disperazione, la nostra “civiltà” del benessere”.
Gli spettacoli “Italiani cìncali” e “La turnata”.
Tra la prosa della cronaca e il lirismo della testimonianza orale un’epopea di esodo, ma anche un po’ di deportazione, che stipava fiumane di lavoratori italiani in treni speciali diretti nella terra del Brabante, li alloggiava sul posto in ex baracche da campo di concentramento e infine li infilava ad ansimare e spesso a morire mille metri sotto, in “mine” sature di grisou.

Poi la turnàta, che vuol dire che si è raggiunto l'obbiettivo, che si è sistemati e si può mettere a fuoco, ricordare le facce e i luoghi perché ora si sta per tornarci, definitivamente. Da Zurigo a Lecce i chilometri sono 1.400. Un'avventura. Soprattutto nel 1969, soprattutto se la turnàta si fa non perché si è sistemati ma perché ….gli svizzeri ti hanno sfottuto - soprattutto se in macchina ci sono un nonno morto e un bambino che ha vissuto cinque anni murato in una stanza. Un'avventura.

Italiani cìncali! è un progetto teatrale sull'emigrazione italiana del secondo dopoguerra nato nell'inverno 2002 e che ha dato vita a due spettacoli distinti. La prima fase è terminata nel settembre 2003, con la messa in scena del primo dei due spettacoli, incentrato sul primo caso di emigrazione assistita dallo Stato del dopoguerra, ossia, i minatori italiani in Belgio. Nel 2005 è stata presentata la seconda parte che si è occupata di Francia, Svizzera e Germania.
Obiettivo principale del progetto e del lavoro di ricerca, è stato l'emigrazione verso i paesi del nord-Europa, fenomeno che gode di una certa peculiarità rispetto all'emigrazione transoceanica e a quella interna: i suoi protagonisti sono stati considerati sempre emigranti di scarto.

Infatti, chi partiva per le Americhe o per il nord-Italia, aveva spesso un obiettivo preciso: restare. Questa scelta era agevolata dalle leggi di quei paesi o, per il nord-Italia, dal fatto di restare in territorio nazionale. Al contrario, chi veniva "arruolato" in Belgio, in Svizzera, in Francia, in Germania si trovava nella condizione di eterno stagionale, un po' per le leggi locali e un po' per il disagio nei rapporti con gli autoctoni, che consideravano quegli uomini diversi e utili solo come braccia da lavoro.

Utilissimo è stato, in questa fase, l'apporto del Centro Studi Osservatorio sulle Diaspore dell'Università di Lecce, che ha fornito materiale prezioso per la ricerca. Ma la vera spina dorsale del lavoro sono state le centinaia di ore di interviste a chi in miniera c'è stato. Centinaia di emigranti tornati a casa nell'indifferenza generale, con pochi soldi in tasca e con la silicosi nei polmoni. Centinaia di storie di orgoglio e dolore, di speranza e di rancore. Centinaia di storie tutte diverse e tutte uguali.

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