Firenze, 16 Gennaio 2007- Il "Presidio Ospedaliero del Mugello" di Borgo San Lorenzo (Firenze) ha ricevuto dall’UNICEF il prestigioso riconoscimento internazionale di “Ospedale Amico dei Bambini”. “Se in Toscana, come sta accadendo, gli ospedali “Amici dei bambini” crescono – commenta con soddisfazione l’assessore regionale per il diritto alla salute Enrico Rossi – tutta la Toscana cresce con loro”. L’iniziativa “Ospedale Amico dei Bambini”, promossa dall’ UNICEF/OMS, è stata lanciata nel 1992 al fine di assicurare che tutti gli ospedali accolgano nel miglior modo possibile i neonati e divengano centri di sostegno per l’allattamento al seno.
Dal lancio dell’iniziativa a oggi più di 20.000 ospedali in 140 paesi hanno ottenuto l’ambìto riconoscimento. In questi paesi è aumentato il numero di donne che allattano al seno ed è migliorato lo stato di salute dell’infanzia. “L’Iniziativa Ospedali Amici dei Bambini sta coinvolgendo un numero crescente di strutture ospedaliere nel nostro Paese - ha dichiarato Antonio Sclavi, Presidente dell’UNICEF-Italia – Questo nuovo riconoscimento in Toscana testimonia il serio impegno assunto dalla Regione ma anche da tutti gli operatori coinvolti a favore della promozione dell’allattamento materno.” Il "Presidio Ospedaliero del Mugello" si aggiunge agli altri undici ospedali italiani già riconosciuti: in Toscana quello di Montepulciano (Ospedali Riuniti della Valdichiana Senese), nel resto del Paese Bassano del Grappa, Soave/San Bonifacio, Merano, Bari (Casa di Cura La Madonnina), Bressanone, Vipiteno, Pordenone, Roma (Casa di Cura Santa Famiglia), Viterbo e Osimo.
Nel 2004 a Chianciano la Regione Toscana ha stipulato con l’ UNICEF un protocollo di intesa con il quale ha assunto formalmente l’impegno a migliorare ulteriormente i servizi dedicati alla maternità e all’infanzia, favorendo il riconoscimento di Ospedali e Territori “ Amici dei Bambini”. Questo programma, coordinato dall’ Osservatorio Regionale per la promozione dell’allattamento al seno, vede la Toscana anche protagonista per l’Italia di un progetto dell’Unione europea che coinvolge complessivamente 8 paesi, volto a proteggere, promuovere e sostenere l’allattamento al seno.
Altri sette ospedali toscani hanno intrapreso il cammino verso il riconoscimento e possono aspirare ad una prossima verifica OMS/UNICEF. Per diventare “Ospedale Amico dei Bambini”, un ospedale deve applicare i 10 passi OMS/UNICEF in favore dell’allattamento al seno. Questi prevedono, fra l’altro, di non accettare campioni gratuiti o a buon mercato di sostituti al latte materno, non usare biberon o tettarelle, promuovere la formazione di tutto il personale, organizzare il rooming-in (sistemazione del bambino nella stessa stanza della madre 24 ore su 24) e sviluppare una informazione corretta alle madri per incoraggiarle ad allattare esclusivamente al seno per i primi sei mesi di vita del neonato e continuare fino a due anni ed oltre.
Il "Presidio Ospedaliero del Mugello" della Asl 10 di Firenze, impegnato da tempo per il raggiungimento di questo obiettivo, ha costruito un solido terreno culturale ed organizzativo dedicato ed ha superato la valutazione effettuata da una équipe di esperti del Comitato Tecnico di Valutazione dell’UNICEF Italia. La verifica, molto dettagliata e basata anche su interviste alle madri ed al personale, ha confermato la piena rispondenza alle norme previste dall’iniziativa internazionale. L’UNICEF Italia sottolinea come la BFHI (Baby Friendly Hospital Iniziative) veda coinvolte un numero crescente di strutture ospedaliere in tutta Italia a testimonianza dell’interesse e della maturità degli operatori che si dedicano al percorso nascita.
«E’ inaccettabile quanto accaduto di recente al Cup metropolitano, dove una malata si è sentita rispondere che per ricevere una radiografia al torace bisogna attendere un mese». E’ quanto denunciano alla giunta regionale tramite interrogazione il Consigliere regionale di Alleanza Nazionale Marco Cellai (membro della IV Commissione – Sanità) e il Capogruppo Maurizio Bianconi insieme al Vicepresidente Roberto Benedetti e ai Consiglieri Andrea Agresti e Giuliana Baudone.
«Sempre più spesso in Toscana – attaccano gli esponenti di An – i cittadini si trovano obbligati a considerare l’ipotesi di rivolgersi a una struttura privata per non subire l’inefficienza della sanità pubblica.
Chi deve sottoporsi a questo tipo di analisi, di norma lo deve fare quanto prima per non compromettere il proprio quadro clinico, ma l’iter richiesto al paziente dal proprio medico va a scontrarsi con le imperdonabili carenze dei presidi ospedalieri cui è collegato il Cup».
I membri del Gruppo consiliare regionale di An chiedono quindi alla giunta di fare lumi sullo stato dei tempi di attesa per una radiografia in tutto il territorio provinciale fiorentino e di «prendere provvedimenti urgenti al fine di mantenere un servizio sanitario efficace a tutela reale della salute del cittadino».
«La Regione intervenga a tutela degli abitanti della montagna pistoiese, attualmente gravemente penalizzati da direttive assurde e disservizi continui nel servizio sanitario».
Lo chiede tramite interrogazione alla giunta regionale il Vicepresidente del Gruppo consiliare regionale di Alleanza Nazionale Roberto Benedetti insieme al Consigliere membro della Commissione Sanità Marco Cellai e al Capogruppo Maurizio Bianconi. Il documento è stato sottoscritto anche dai consiglieri Andrea Agresti e Giuliana Baudone. L’elenco delle situazioni di disagio relative all’erogazione di prestazioni medico-sanitarie per i cittadini residenti in zona è emerso tramite la stampa locale.
«La lista – commentano gli esponenti di An – è lunga.
Ancora una volta, per iniziare, si denunciano casi di tempistiche d’attesa per accertamenti medici intollerabili, come i sette mesi per un ecodoppler e gli undici mesi per un altro tipo di esame, non specificato dalla stampa. Da questi ormai abituali ritardi nell’erogazione di prestazioni di indagine medica si passa al nuovo sistema di assegnazione dei tagliandi per invalidi, fortemente criticato dai cittadini, perché ora saranno rilasciati solamente a chi è completamente non deambulante».
An punta poi il dito su una recente direttiva che ha mutato l’iter per la consultazione degli esiti di esami inerenti attività “protrombiniche”, stabilendo che gli esiti dei prelievi emoscopici, che prima potevano essere appurati anche telefonicamente, necessari per stabilire le dosi di farmaco, a partire da febbraio debbano essere ritirati personalmente: «Una direttiva che penalizza chi abita in zone isolate e in particolare gli anziani che, se impossibilitati a tornare per gli esiti o a trattenersi, rischiano “severe punizioni” per la trasgressione», spiega Benedetti.
Nell’interrogazione si domanda quindi «se la Giunta e l’Assessorato siano a conoscenza di queste nuove procedure e degli sbalorditivi tempi d’attesa nell’erogazione di prestazioni sanitarie e se non si ritenga gravissima questa ennesima prova di scarsa attenzione nei confronti di chi vive in montagna e continua a vedersi penalizzato da tagli ai servizi e da procedure che producono solo aumento di disagi».
«Sospendere l’operatività dei provvedimenti sul ticket-codici bianchi in attesa di un chiarimento complessivo su tutta la materia» e «garantire comunque le fasce più deboli, rispettando i diritti all’esenzione».
E’ quanto il gruppo consiliare di Alleanza Nazionale – primo firmatario il componente della Commissione sanità Marco Cellai seguito dal Capogruppo Maurizio Bianconi e dai Consiglieri Andrea Agresti, Marcella Amadio, Giuliana Baudone e Roberto Benedetti – chiede alla giunta regionale con una mozione che sarà discussa domani in Consiglio regionale.
«Con la delibera di giunta regionale 293 del 2004 – scrivono gli esponenti di An nel loro atto – si è sancito, tra l’altro, il principio di esigere da tutti i cittadini, compresi quanti sono riconosciuti esenti dalla partecipazione dalla spesa sanitaria, la cifra di € 10,00 per i cosiddetti ‘codici bianchi’, nonché per le prestazioni di pronto soccorso cui non faccia seguito il ricovero».
Più di recente, poi: «Con la delibera di giunta regionale 143 del 2006 e successive collegate – si legge ancora nella mozione – si è stabilita una quota di compartecipazione al costo delle prestazioni specialistiche o diagnostico-strumentali a carico di quei cittadini che, avendo prenotato e accettato indipendentemente dal tempo di attesa previsto la prestazione, non si presentino o non comunichino la rinuncia o l’impossibilità a fruire della prestazione in oggetto almeno 48 ore prima della data fissata, oltre che per quanti, dopo aver fruito di una qualsivoglia prestazione, non ne ritirino il referto».
«Il ticket di 10 euro di cui sopra è oggettivamente un provvedimento arrogante ed iniquo che colpisce, soprattutto, le fasce economicamente più deboli della popolazione. Non risulta previsto, per altro, alcun intervento anche finanziario di salvaguardia dell’utenza in caso di non rispetto della tempistica, da parte delle strutture sanitarie interessate, rispetto ad eventuali prenotazioni di prestazioni specialistiche o diagnostico-strumentali». Per tutti questi motivi, An chiede che la giunta si impegni a rivedere l’intera materia.
Domani il voto.