20/10/2006- L’Opificio delle Pietre dure di Firenze è uno di quegli scrigni d’arte in grado di richiamare visitatori da ogni parte del mondo. Al suo interno un museo raccoglie decine di esemplari di mosaico e manufatti lapidei dalla bellezza strepitosa, dove la durezza della pietra è declinata nella dolcezza dei colori, delle sfumature, delle forme armoniose.
Un miracolo che avviene dalla metà del ‘500 quando Cosimo I de’ Medici lo volle istituire per forgiare arredi adatti ad adornare le proprie residenze.
In seguito le tecniche si affinarono con l’invenzione del “commesso fiorentino”, un particolare mosaico che sfrutta i colori naturali delle pietre per comporre figure. La configurazione dell’Opificio rimane presso a poco invariata fino agli ultimi decenni del XIX secolo, quando inaugurò la sua attività di restauro, dapprima dei materiali prodotti durante la sua plurisecolare storia, per ampliare poi la propria competenza verso materiali affini (lapidei, di mosaico, ecc.). In seguito alla grande catastrofe dell'alluvione del Novembre 1966 e alla legge istitutiva del Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali del 1975, allo storico Opificio vennero annessi tutti i laboratori fiorentini statali di restauro - tranne quelli per i beni architettonici e per i beni archeologici - diventando uno dei più avanzati laboratori di restauro a livello nazionale e internazionale.
Il laboratorio è attualmente in grado di operare su arazzi e tappeti, esemplari archeologici, bronzi e armi antiche, dipinti mobili e murali, materiali cartacei e pergamenacei, materiali lapidei, mosaico e pietre dure, oreficeria, sculture lignee, terracotte e tessili.
Tra i suoi più recenti interventi, il restauro sulla mano del “biancone”, la Fontana del Nettuno di Bartolomeo Ammannati di piazza della Signoria, realizzata nella seconda metà del ‘500, che un gesto vandalico, nell’agosto del 2005, aveva mandato in pezzi e l’Atleta della Croazia, detto anche il bronzo di Lussino che sarà in mostra a Palazzo Medici Riccardi fino al 30 gennaio 2007.
Oggi, intorno al destino dell’Opificio si è aperto un animato dibattito, in seguito alla decisione del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali di accorpare tutti le istituzioni e i laboratori di restauro a livello nazionale, al fine di razionalizzare le spese.
Le diffuse preoccupazioni di una perdita di autonomia e di risorse per l’Opificio sono state oggetto di una riunione tenutasi la scorsa settimana a Palazzo Vecchio, alla quale hanno preso parte il Sottosegretario Andrea Marcucci, il presidente della Regione Claudio Martini, Soprintendente Cristina Acidini, il Direttore Generale del Ministero Architetto Lolli Ghetti, il Sindaco Leonardo Domenici e altri rappresentanti istituzionali. Il parere espresso unanimemente a favore dell’Opificio fa ben sperare in una prospettiva di mantenimento di autonomia che ne garantisca l’attuale livello qualitativo.
Per far conoscere la storia e le attività dell’istituzione culturale, Mediateca Regionale Toscana, Rotary Club Firenze e Banca Steinhauslin hanno prodotto il film documentario L’Opificio delle Pietre Dure.
Una storia di eccellenza, regia di Massimo Becattini, che verrà presentato al pubblico Mercoledì 25 Ottobre, alle ore 21.00, al Cinema Alfieri di Firenze. Il documentario è in edicola in allegato al numero di Settembre/Ottobre di Archeologia Viva, un’operazione resa possibile dalla collaborazione con la Provincia di Firenze, l’APT, BassMart e Giunti editore.
La presentazione è ad ingresso gratuito. Info 055 2719030.