Grazie, o purtroppo secondo i gusti, al Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali dell’Università di Firenze, promotore del Living Lab Val d’Orcia, ossia un ‘laboratorio vivente’ che opera a livello territoriale integrando processi d’innovazione e di ricerca in una partnership tra persone, pubblico e privato, si è giunti all’elaborazione di un Piano per il Bacino del fiume Orcia e a una procedura avanzata per la modellazione del sistema di invasi collinari nell’area con il software di bilancio idrologico Swat+.
Il progetto prevede il recupero di una vecchia idea: l’interazione degli invasi della Val d’Orcia con il progetto della diga di San Piero in Campo, su cui è tuttora in corso uno studio di fattibilità. Il piano risale agli anni Ottanta ma venne poi abbandonato dalla Regione Toscana anche per l’opposizione degli ambientalisti. E oggi che cosa succederà?
Il piano del Living Lab definisce le linee di intervento per contrastare gli effetti di futuri scenari di cambiamento climatico e per migliorare l’utilizzo generale dell’acqua irrigua attraverso il migliaio di laghetti collinari presenti in Val d’Orcia.