Ricorre oggi la “XXIX Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”. Una data che unisce l’Italia nel ricordo di magistrati, appartenenti alle Forze dell'ordine, giornalisti, politici e comuni cittadini che hanno sacrificato la loro vita per combattere e non piegarsi alla criminalità organizzata.
Promossa dalle associazioni “Libera” e “Avviso pubblico”, quest’anno è stata scelta Roma come città simbolo del ricordo. “Roma città libera” è uno slogan che evoca il capolavoro del neorealismo “Roma città aperta”: un’opera d’arte che parla di resistenza e della lotta per la libertà. A ottant’anni dalla liberazione dell’occupazione nazi-fascista, oggi Roma torna ad aprirsi e liberarsi.
L’evento, che vede la partecipazione dei familiari delle vittime innocenti delle mafie, ha come scopo quello di smuovere le coscienze e diffondersi dal centro verso le periferie della Capitale, per ribadire che la “Città eterna” può e dev’essere liberata da mafie e corruzione.
“Firenze ricorda le sue giovani vittime a partire da quelle della strage di via dei Georgofili, Angela Fiume e Fabrizio Nencioni, delle loro figlie, Nadia e Caterina, dello studente di architettura Dario Capolicchio, ma anche la giovane Rossella Casini scomparsa nel 1981 nel tentativo di far ravvedere il proprio fidanzato dalle logiche di ‘ndrangheta". Lo ha detto l'assessora alla legalità e cultura della memoria Maria Federica Giuliani che stamani a Roma ha partecipato alla manifestazione 'Roma città libera' organizzata organizzata da Libera e Avviso Pubblico per la 29sima 'Giornata Nazionale della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie'. Con l'assessora Giuliani i coordinatore toscani Andrea Bigalli e Massimo Borghi.
"La verità e la giustizia - ha aggiunto l'assessora Giuliani - camminano sulle nostre gambe e su quelle di donne e uomini di buona volontà che non si fermano davanti alle minacce. Occorre prima di tutto non avere paura e lottare anche con manifestazioni come queste e con gesti simbolici, come abbiamo fatto con l’intitolazione del parco a Peppino Impastato lunedì scorso a Firenze. Occorre tenere viva la memoria dei fatti che hanno insanguinato il nostro Paese sapendo che la mafia muta nei suoi comportamenti criminali e agisce adesso anche non sparando. Le tante fasce tricolori che oggi sfilano rappresentano l’Italia che non si arrende”.
“Oggi è la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Una ricorrenza annuale – spiega il presidente del Consiglio comunale Luca Milani, riconosciuta dallo Stato italiano, di sensibilizzazione e mobilitazione in ricordo delle vittime delle mafie in Italia e nel mondo organizzata a partire dal 1996 dalla rete di associazioni antimafia Libera. Dal 1861 al 2024 Libera ha censito 1081 nomi. Gli ultimi 12 sono stati aggiunti rispetto all’elenco del 2023.
Come Consiglio comunale di Firenze abbiamo stretto un legame di amicizia con la Città di Palmi, in Calabria. Un percorso di legalità, un percorso di riscatto, un percorso di verità. Ci lega – aggiunge il presidente del Consiglio comunale Luca Milani – anche un viaggio in treno, mai fatto, che unisce la Calabria alla Toscana. Era il 22 febbraio 1981 quando Rossella Casini, giovane studentessa della facoltà di psicologia dell’Università di Firenze, inserisce i gettoni nella cabina telefonica della stazione di Palmi per avvisare che di lì a poco avrebbe preso il treno per rientrare a casa. I genitori la aspetteranno a lungo, invano. Il padre, Loredano, la ritroverà nel 1994, quando per caso, sulle colonne del quotidiano La Nazione, nel racconto di un pentito dove si scopre che Rossella fu uccisa per ordine della ‘ndrangheta che decise anche di farla scomparire.
La storia di quella ragazza, secondo alcuni morta per amore, secondo altri per non aver compreso pienamente le logiche di un mondo, quello della mafia calabrese, tanto diverso dal suo, diventa un “ponte” che unisce l’intero paese e, in modo particolare, Palmi e Firenze.
Rossella è diventata un simbolo delle vittime innocenti di mafia ed a 43 anni dalla scomparsa vogliamo ancora ricordarla in questa giornata”.
Si è tenuto questa mattina nel Salone Consiliare di Palazzo comunale di Prato l'emozionante incontro con l'avvocato Giovanni Chinnici, figlio del magistrato Rocco Chinnici, ucciso dalla mafia in un agguato nel luglio 1983, nell'ambito della Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie.
Erano presenti il sindaco Matteo Biffoni, il presidente del Consiglio comunale Gabriele Alberti, l'assessora alla Pubblica istruzione Ilaria Santi, l'assessore alla Cultura Simone Mangani e Don Marco Natali di Libera: il Salone era gremito da tantissimi studenti delle scuole secondarie di primo grado che hanno rivolto all'avvocato molte domande riguardo la vita del padre, della sua lotta alla mafia e di come ha vissuto in un ambiente difficile come la Palermo degli anni '80. Molte anche le domande sul suo libro, "Trecento giorni di sole", il cui titolo ha un significato ambivalente, da un lato rappresenta la bellezza del cielo di Palermo, dall'altro l'indifferenza della città rispetto ad una serie di tragedie accadute in quegli anni.
"Siamo lontani dalla Sicilia, luogo delle radici della mafia che negli anni è andata ben oltre i confini regionali e il fatto che i ragazzi di una regione importante come la Toscana conoscano le vicende della storia del nostro Paese è fondamentale, per avere un bagaglio culturale che abbia gli elementi per resistere alla mafia, ma anche a tutte le altre forme di criminalità organizzata. - ha detto Giovanni Chinnici - Oggi la mafia ha abbandonato quelle strategie che hanno portato ai fatti tragici che ricordiamo, nonostante ciò è presente nella società e nel lavoro e spesso è difficile da individuare.
Occorre quindi una cultura consapevole per poter capire dove la mafia con strumenti subdoli e difficilmente individuabili riesce ad infiltrarsi. Mio padre è stato il primo magistrato a recarsi nelle scuole, perchè riteneva importante partire dai giovani per contrastare la mafia e tutte le forme di criminalità. Le istituzioni svolgono un ruolo fondamentale, ma senza la consapevolezza sociale determinati fenomeni radicati non possono essere eliminati. Le scuole da molti anni contribuiscono in maniera impeccabile in questo senso".
Una volta concluso l'incontro in Palazzo comunale, oltre 3mila studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado della Provincia si sono ritrovati in piazza del Comune per la "Marcia della legalità", organizzata dal Consiglio comunale dei ragazzi insieme al Comune e a Libera. Il percorso del corteo si è concluso in piazza delle Carceri dove per mantenere vivo il ricordo sono stati letti i nomi delle vittime di mafia.