"Se il Parco della Piana deve essere solo un laccio per Prato e il mezzo col quale combattere battaglie politiche o affermare nuovi interessi fiorentini, sono pronto a calarmi l’elmetto sulla testa e ad andare in trincea. Prato, fino ad oggi, è stata fin troppo sacrificata e danneggiata, non accetteremo che si continui su questa strada. Gli 800 ettari di terreni, in vari e precisi punti strategici, che sono stati indebitamente congelati con la variante al Pit, devono rimanere nelle disponibilità della città.
Prato deve rimanere in possesso della capacità di gestire autonomamente il proprio futuro urbanistico e agire così sulla proprie potenzialità di sviluppo". Il sindaco Roberto Cenni ha parlato senza mezzi termini, ieri sera, dal palco del teatro Metastasio che ha ospitato l’undicesimo appuntamento con “Prato incontra”, la rassegna di dibattito e confronto con la città organizzata dal Comune di Prato, dedicata ad uno dei temi di più stretta attualità: la variante del Pit (Piano di indirizzo territoriale) approvata con una delibera dalla Giunta regionale lo scorso 14 febbraio.
Di nuovo, come tante altre volte nelle ultime settimane, il sindaco è tornato a reclamare gli 800 ettari che la Giunta regionale, di propria iniziativa, ha vincolato sotto la voce “salvaguardia”, sottraendoli di fatto alla gestione del Comune per i prossimi 2-3 anni. Ad affiancare il sindaco, sono stati protagonisti di “Prato incontra” anche l’assessore all’Urbanistica Gianni Cenni, il dirigente del Servizio urbanistica del Comune Francesco Caporaso, l’architetto e docente dell’Università di Firenze Gianfranco Gorelli, i presidente degli Ordini degli architetti Luigi Scrima, degli ingegneri Paolo Spinelli, dei geometri Mario Gestri.
Moderatore Daniele Magrini, direttore di Toscana Tv, che ha introdotto l’argomento prendendo spunto dal titolo della canzone di apertura di Patrizia Calussi accompagnata al piano da Massimiliano Calderai, “Un mondo felice”. “Il mondo accanto a noi – ha detto Magrini – è quello che ci collega al capoluogo toscano e che in questo momento è attraversato da discussioni e polemiche che hanno per oggetto la variante al Pit. Ma questa variante è sviluppo o menomazione per Prato”? Il sindaco ha snocciolato qualche numero per dare l’idea della dimensione del capitolo che “per tre quarti occupa il Pit”, vale a dire il Parco della Piana: “Dopo un lungo percorso di condivisione con tutti i Comuni dell’area, tecnici e esperti, era stato stabilito di destinare al progetto settemila ettari, duemila dei quali di Prato.
Una decisione importantissima che ha rappresentato una svolta nelle politiche delle amministrazioni comunali che si sono rese conto della possibilità reale di progettare uno sviluppo diverso da quello a cui siamo tutti abituati a pensare, ovvero la produttività industriale. Prato ha concorso al Parco, e concorre ancora oggi, in modo consistente e se anzi non fosse per questa città, il Parco non esisterebbe neppure sulla carta. Da una grande occasione di partecipazione e condivisione, si arriva ad una delibera che scatena nei Comuni forti reazioni di scontento: a Prato, si scopre presto, sono stati scippati 800 ettari, dopo che già ne erano stati concessi duemila.
Che una Giunta regionale possa intervenire così pesantemente sul destino urbanistico della città, mi sembra una follia. Dico di più: la mia Giunta, la prossima settimana, approverà la delibera che prevede la realizzazione del “sistema parchi” e si riapproprierà così di quei duemila ettari concordati con la Regione che, sommati ai 1.400 del Monferrato e ai 1.100 della Calvana, possono disegnare un percorso integrato di aree a verde strutturato intorno alla città. Questa non è una ritorsione, ma è un’operazione nell’interesse, legittimo, di Prato e dei pratesi”. Le cartine, proiettate sul maxischermo del Metastasio, hanno illustrato la situazione: di un colore le aree concesse dal Comune per la realizzazione del Parco della Piana, di un altro le aree risucchiate dalla delibera della Giunta regionale.
E’ saltata all’occhio la netta differenza tra quanto concesso e quanto preso. “Quegli 800 ettari servono a Prato, ma non per una edificazione selvaggia come qualcuno insinua, bensì per opere di perequazione che interessano non più di 60 ettari – ha spiegato il sindaco – in sostanza servono per spostare aree coperte che intendiamo eliminare dalle zone che risultano particolarmente soffocate dal cemento”. Cenni ha portato un esempio concreto: “Nelle nostre intenzioni, il Macrolotto 0 avrà in futuro il 50 per cento in meno di aree coperte, ma è chiaro che per arrivare a questo, il Comune deve garantire alternative per gli spostamenti e i trasferimenti.
Non solo: nei prossimi anni ci troveremo a fare i conti con duemila sfratti, e i nostri alloggi popolari sono appena 1.400 a fronte dei 6mila di Pistoia e degli 11mila di Livorno. Ecco, una parte di quegli ettari servono a costruire abitazioni sociali”. In difesa della posizione del Comune, compatti gli Ordini professionali. Scrima: “Il Parco della Piana è un elemento straordinario che ha al suo interno tre infrastrutture: termovalorizzatore, qualificazione dell’aeroporto di Peretola, Cittadella dello sport perché anche di questa si parla.
La domanda che dobbiamo porci è: come possono relazionarsi queste infrastrutture con il Parco? Da qui dobbiamo partire per capire meglio che il Parco della piana non può essere il “cavallo di Troia” che contrasta con ciò che contiene”. Il presidente degli architetti ha parlato chiaramente dei riflessi di una eventuale pista parallela su Prato: “Prevedere una pista di duemila metri a fianco dell’autostrada, significa una fase di atterraggio di quasi 20 chilometri che inizia su Pistoia e tocca i 400 metri sopra l’abitato di San Paolo e i 230 nei pressi di Gonfienti.
Avere sulla testa questi aerei significa creare una zona, la nostra, di “serie b” in termini di qualità”. Giudizio critico anche sull’opportunità di investire sull’aeroporto di Peretola quando ad appena 80 chilometri da Prato e 90 da Firenze c’è lo scalo di Pisa che, con qualche aggiustamento, può diventare il terzo in Italia per i voli internazionali”. Coinciso e chiaro Spinelli: “Il risultato della Regione non va bene. La Regione non può legiferare sulle competenze comunali.
L’errore tecnico è nella forma: siamo di fronte ad una delimitazione la cui precisione è chirurgica. Un ripensamento dovrà esserci per forza”. Applausi per Gestri il cui intervento è stato molto efficace: “La pista parallela scaricherebbe i suoi effetti su Prato, il termovalorizzatore scarica i suoi effetti su Sesto Fiorentino, la Cittadella dello sport farebbe lo stesso con le zone alle porte di Firenze. Qui si parla di tre infrastrutture che per la maggior parte sono al servizio di Firenze con ricadute negative per tutti tranne che per il capoluogo.
A questo punto il Parco è solo un elemento che serve a compensare l’impatto ambientale. Prato deve difendere ad oltranza i suoi 800 ettari non tanto per il diritto a pianificare il proprio territorio, quanto per avere a disposizione spazi di sviluppo futuri”. Dal presidente dell’Ordine dei geometri è arrivata una proposta all’amministrazione comunale: “In attesa del piano strutturale, accompagnare con modifiche ai regolamenti edilizi e urbanistici la ripresina che si sta registrando nel settore edile”.
E mentre il sindaco ha ricordato agli Ordini di prestare la massima attenzione all’efficienza energetica degli edifici, l’assessore ha anticipato che dopo l’approvazione, ieri pomeriggio, del nuovo Piano casa da parte del Consiglio comunale, sta per arrivare al traguardo il regolamento sull’uso e l’abitabilità dei sottotetti. Dal pubblico ha preso la parola Paolo Paoli, presidente del comitato “No aeroporto”, che ha consegnato al sindaco estratti di giornali del 1987 per dimostrare che di pista parallela se ne parlava già allora: “Ma 23 anni fa – ha detto – la città non era quella di oggi.
Riconosco la ragione di chiedere indietro gli 800 ettari, ma chiedo anche chiarezza sulla possibilità di realizzare la pista parallela visto che l’Unione industriale è d’accordo e anche il sindaco ne fa parte. E poi, sarebbe d’accordo a contribuire alle spese, con gli altri Comuni, per una Valutazione di impatto sanitario”? Secca la risposta di Cenni: “Certo che sono d’accordo sulla Vis, da quella anzi si dovrebbe partire. Quanto alla pista parallela, dico no ed è un no ragionato perché a parte tutte le tutele e garanzie che arriverebbero dall’Enav, ritengo che i costi di realizzazione di quella e di altre infrastrutture a corredo siano esorbitanti e non corrispondenti agli effettivi bisogni del territorio”.
mc