Il governo ha impugnato la legge toscana sull'energia. E la Toscana ha deciso di ricorrere alla Corte costituzionale contro la legge del governo sull'affidamento in gestione dei servizi idrici. Tutto nell'arco di una settimana, con nel mezzo la firma dell'accordo che assicurerà a strade e ferrovie della regione dieci miliardi, dal governo, in sei anni. "Non abbiamo ricorso per partito preso, né per una questione ideologica – precisa il presidente Claudio Martini – Ci siamo rivolti alla Corte Costituzionale, come altre volte in questi anni, perché riteniamo che siano stato lese le competenze della Regione.
Con il Governo abbiamo un rapporto di collaborazione senza però rinunciare alla nostra autonomia, che vogliamo invece tutelare". Servizi idrici: deve poter scegliere la Regione "Non ricorriamo - spiega ancora il presidente - perché contrari alla privatizzazione del settore idrico o perché sostenitori della sua gestione pubblica. Ricorriamo perché a nostro giudizio, se deve essere l'una o l'altra, lo devono decidere i toscani e non il governo. In questo settore la norma nazionale non può già decidere tutto, fino al dettaglio".
Così la Toscana ha presentato ricorso contro l'articolo 15 della legge 166 sull'acqua motivandolo con l'invasività di tale norma rispetto alle competenze regionali in materia di organizzazione dei servizi pubblici locali. In sostanza, sostiene l'Avvocatura della Regione che ha redatto il ricorso, viene violato l'articolo 117, quarto comma, della Costituzione che riconosce alla Regioni una compete nza legislativa “residuale” in questo ambito. Violando le competenze regionali, la norma impugnata detta nuove regole sulle modalità di conferimento dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, con il dichiarato scopo di liberalizzare il settore e di affidarne la gestione a una società privata (o mista pubblico-privata) tramite gara (l'affidamento del servizio a un'azienda totalmente pubblica viene previsto solo in via “eccezionale”).
L'articolo impugnato della legge 166 non ha limitato il proprio intervento agli aspetti più strettamente connessi alla tutela della concorrenza ed alla regolazione del mercato, ma è intervenuto direttamente sulla potestà residuale delle Regioni, che vedono così in gran parte compresse le prerogative costituzionalmente garantite in ordine alla libera determinazione se ricorrere o meno al mercato ai fini della gestione del servizio pubblico. Il Governo contro la legge regionale sull'energia Martini spiega anche i motivi del ricorso del governo sulla legge per l'energia, che confessa di far comunque fatica a comprendere.
"La motivazione – dice - sta nel fatto che avendo semplificato le procedure, oggi in Toscana si può avviare i lavori per costruire un impianto fotovoltaico fino a 200 kw con una semplice Dia, mentre le normative nazionali fissano questo tetto a 20 kw. Secondo il governo avremmo semplificato troppo, in una materia in cui non sono consentite deroghe. Mi sembra una contraddizione – aggiunge - , tanto più da parte di un governo che dice di voler velocizzare e semplificare la vita ad imprese e cittadini".
di Lorenza Pampaloni e Walter Fortini