La Toscana è la regione più “riciclona” del Centro Italia, con il 36,58% dei rifiuti raccolti in forma differenziata e con 29 comuni che nel 2008 hanno superato quota 45%, che rappresenta la soglia posta dalla normativa nazionale. Comuni “virtuosi”, i cui risultati – in base alla classifica stilata da Legambiente – sono stati premiati oggi pomeriggio alla Fortezza da Basso di Firenze nell’ultima giornata di ‘Green Days’, la tre giorni della Regione dedicata alla sostenibilità ambientale, dall’assessore regionale all’ambiente Annarita Bramerini, Piero Baronti di Legambiente Toscana e Stefano Bruzzesi dell’Agenzia regionale recupero risorse. Montespertoli, in provincia di Firenze, è il comune toscano più riciclone, con l’86,52%, seguito da tre comuni lucchesi, Capannori (69,18%) Porcari (62,90%) e Villa Basilica (59,57%).
Gli altri sono Tavarnelle Val di Pesa (57,54%), San Quirico d'Orcia (56,2%), Buonconvento (56,12%), Colle Val d'Elsa (56,01%), Casole d'Elsa (53,33%), Sovicille (52,68%), Rufina (51,58%), Monteriggioni (51,47%), Vaiano (50,62%), Poggibonsi (50,82%), San Gimignano (50,56%), Castagneto Carducci (50,44%), Sansepolcro (49,92%), Monteroni d'Arbia (49,69%), Sesto Fiorentino (48,68%), Capraia e Limite (48,38%), Lucca (47,79%), Pergine Valdarno (47,66%), San Vincenzo (47,64%), Asciano (47,47%), Monteverdi Marittimo (47,20%), Massa e Cozzile (47,06%), Calenzano (46,4%), Montalcino (45,92%), Siena (45,84%). Legambiente ha assegnato riconoscimenti anche all'ex Ato Siena (oggi Ato Sud) e al gestore dei rifiuti, Siena Ambiente.
L'Ato senese, con il 45,43%, è stato infatti l'unico ambito ad aver superato l'obiettivo nazionale. «La raccolta differenziata – ha detto l'assessore regio nale all'ambiente Anna Rita Bramerini nel corso della premiazione - in Toscana sale e arriva al 36,58%, con una crescita del 3% dal 2007 al 2008. Sono i risultati tangibili del grande impegno che la Regione ha dedicato a riorganizzare il sistema di gestione del ciclo dei rifiuti. Per la Toscana la vera sfida del futuro sarà quella de riciclo dei materiali raccolti».
Piero Baronti, presidente di Legambiente Toscana, ha dato commentato così la situazione regionale: «L’andamento della raccolta differenziata dei rifiuti vede la Toscana primeggiare nell’Italia centrale ma non c’è dubbio che si può e si deve fare di più, prendendo ad esempio i 29 comuni che sono stati premiati oggi come i più virtuosi. Più differenziata, infatti, non significa soltanto miglioramento dell’ambiente ma anche maggiori occasioni di lavoro attraverso il mercato delle materie che derivano dai rifiuti raccolti e seleziona ti.
Più differenziata significa anche più occupazione». Come ha ribadito anche Stefano Bruzzesi, direttore dell'Agenzia regionale recupero risorse, «finalmente in Toscana i numeri della raccolta differenziata danno segnali concreti di una positiva inversione di tendenza, importante, che si unisce all’andamento della produzione dei rifiuti che finalmente si assesta e non aumenta. Ma la vera sfida, specialmente in un momento di contrazione economica come l’attuale, sarà il vero rilancio del mercato del riuso». Due toscani su tre si dichiarano soddisfatti della qualità dell'aria, giudicata buona (dal 48,7%) o addirittura ottima (dal 15,5%) e quasi 3 su 4 (il 72%) ritengono ottima, buona o sufficiente la qualità dell'acqua. Sono alcuni dei dati relativi al sistema della qualità ambientale che risultano dall'indagine campionaria condotta nel 2009 dalla Regione Toscana, intervistando 5.000 residenti.
La ricerca è stata presentata questa mattina nel corso della terza e ultima giornata dei Green days, la tre giorni dedicata alla sostenibilità, che si concluderà questo pomeriggio alla Fortezza da Basso di Firenze. Si tratta della terza indagine di questo tipo, che viene effettuata ogni quinquennio. I dati segnalano un aumento del numero dei toscani che beve l'acqua del rubinetto. Oggi sono 4 su 10, mentre nel 1999 erano circa 3 su dieci. Riguardo al livello di rumorosità della zona in cui abita, l'85,3% degli intervistati esprime giudizi positivi, mentre in tema di gestione dei rifiuti cresce la percentuale di coloro che dichiarano di praticare la raccolta differenziata: erano il 79% nel '99, l'84% cinque anni fa e il 90% oggi.
La difficoltà maggiore a metterla in pratica è considerata “di natura culturale” dal 40% degli intervistati, mentre il 35% segnala problemi di assenza o lontananza dei cassonetti. Il 37,4% degli intervistati ritiene il turismo l'aspetto che più di altri deve essere tutelato e sviluppato nel programmare il futuro della Toscana, il 35,9% tra le priorità segnala l'ambiente e il 31,3% l'industria e l'artigianato, seguite dall'agricoltura con il 25,7%. Ma i toscani come definiscono, in una sola parola, la loro regione? Quattro su dieci (il 39,8%) la giudicano “ospitale".
E' “vivibile” per il 36,2%, “ricca” per l'8,2% e “moderna-innovativa” per il 3,6%. Non mancano, sia pur con quote minime, i critici: la Toscana è “chiusa” per il 4%, “antiquata” per il 3%, periferica per l'1,6%. La ricerca misura infine il livello generale di soddisfazione dei toscani per il luogo in cui vivono. Più di 9 su 10 (il 92,6%) si dichiara molto o abbastanza sosddisfatto. Rispetto a cinque anni fa i giudizi positivi sono complessivamente leggermente aumentati, ma sono cresciuti notevolmente (dal 13,9 al 36,9%) coloro che si considerano “molto soddisfatti”. «Per il periodo 2007-2010 la Regione ha stanziato 679 milioni di euro destinati alle politiche ambientali, e fino ad oggi ne ha già impegnati 226.
Questi finanziamenti hanno creato 5.000 nuovi posti di lavoro nel settore ambientale e ulteriori investimenti per un totale di 279 milioni di euro». Le cifre sono state fornite dall'assessore regionale all'energia e all'ambiente, Anna Rita Bramerini, nel corso del suo intervento alla XIV Conferenza regionale sull'ambiente, in corso di svolgimento nella terza ed ultima giornata dei Green days della sostenibilità, organizzati dalla Regione Toscana alla Fortezza da Basso di Firenze. Tra le nuove opportunità di lavoro l'assessore Bramerini ha richiamato quelle dei giovani ricercatori occupati dal Lamma (il Laboratorio di monitoraggio e modellistica ambientale per lo sviluppo sostenibile) in seguito alla creazione del consorzio tra Regione e Cnr, in un Paese dove alla ricerca si destinano risorse irrisorie.
L'assessore ha ripercorso poi le numerose riforme attuate dalla Regione in questa legislatura: quella del settore rifiuti, con l'accorpamento degli Ato; quella dell'Arpat diventata un'agenzia al servizio del territorio a cui sono stati affidati i compiti di monitoraggio, prevenzione e repressione in materia di ambiente; quella di Arrr (Agenzia regionale recupero risorse) che presto diventerà una società “in house” della Regione; quella di semplificazione della normativa energetica che ha introdotto facilitazioni per chi vuol installare impianti ad energie rinnovabili; il Piano per la qualità dell'aria; il Piano energetico regionale; le linee guida per i termovalorizzatori; gli accordi con Enel per disciplinare lo sfruttamento geotermmico.
Tra i provvedimenti attualmente all'esame del Consiglio regionale, figurano invece la legge sulla qualità dell'aria e quella sulle Valutazioni strategica e di impatto ambientale. «Occorre considerare – ha concluso l'assessore Bramerini – l'ambiente non come un settore separato, ma il filo conduttore delle politiche regionali. Dobbiamo poi essere capaci di far compiere alla concertazione un salto di qualità, facendo sì che ciascuno non rimanga prigioniero del ruolo che ci siamo assegnati». L'assessore regionale alla difesa del suolo e servizio idrico integrato, Marco Betti, ha sottolineato l'impegno della Regione nei settori ambientali di sua competenza. «Negli ultimi sei anni – ha detto - la Regione ha stanziato 110 milioni di euro per interventi di difesa delle nostre coste e in questo momento sono in corso importanti lavori nelle province di Grosseto e Massa Carrara.
Per tutelare l'ambiente servono però investimenti sempre crescenti, ma il Governo ha chiuso i finanziamenti. Nel settore della depurazione abbiamo richiesto una sua compartecipazione per un terzo dei 300 milioni di progetti che abbiamo, senza ricevere risposta alcuna, tanto che saremo costretti ad intervenire con fondi esclusivamente regionali». L'assessore Betti è tornato infine sul decreto Ronchi per la cosiddetta privatizzazione dell'acqua, osservando che non può essere né privatizzata né venduta, ma al massimo ceduta a prezzo di costo di produzione e che deve essere considerata come un diritto per tutti e non alla stregua di una merce.