Il Consiglio comunale approva le 'norme antiquadra'

Il provvedimento, definito da Elisabetta Meucci (Pd) una decisione 'comunque transitoria', non è stato tuttavia risparmiato dalle critiche provenienti sia dal centrodestra che dalla sinistra.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 dicembre 2009 21:51
Il Consiglio comunale approva le 'norme antiquadra'

“Lo scopo della variante delle norme tecniche di attuazione in esame consiste nell’assoggettare sistematicamente alla pianificazione urbanistica attuativa e dunque al diretto controllo del Consiglio comunale gli interventi di sostituzione edilizia e di ristrutturazione urbanistica di edifici di classe 6, ovvero edifici realizzati in epoca successiva a quella della formazione del tessuto edilizio che presentano caratteri e allineamenti incompatibili con il contesto”. Lo ha detto la presidente della commissione urbanistica Elisabetta Meucci in Consiglio comunale presentando la delibera che contiene la variante alle norme tecniche di attuazione.

La consigliera Meucci ha poi sottolineato che con questa decisione 'comunque transitoria' si va a cambiare un sistema che prevedeva “interventi che fino ad oggi entro un limite di 2000 metri quadri e con una determinata percentuale di consistenza sul fronte stradale potevano essere effettuati direttamente con Dia o con permesso a costruire”. Con questa variante viene da un lato confermata la possibilità di interventi diretti sui classe 6 fino alla ristrutturazione edilizia ma senza più il premio del 10 per cento.

Dall’altro viene introdotto il metodo dell’obbligatorietà della pianificazione attuativa per ogni tipo di intervento, in modo da garantire adeguati strumenti di indirizzo e controllo da parte del Consiglio comunale nel rispetto di nuove condizioni relative a morfologia, localizzazione e consistenza come nessun incremento di superficie unica lorda (in modo da mantenere identico il carico urbanistico), la prescrizione di limiti massimi di altezza di 13 metri e 7 metri quando l’edificio si trova all’interno dell’isolato, l’individuazione di criteri diversi e più restrittivi per il riferimento all’altezza media degli edifici del contesto in funzione di un maggior rispetto degli allineamenti stradali. La nuova normativa si configura come un provvedimento tampone doverosamente necessario in questa fase.

Ma nello stesso tempo rappresenta un’anticipazione degli elementi di innovazione che dovranno informare gli strumenti urbanistici fondamentali in corso di definizione. Meucci ha poi ribadito “l’urgenza di andare oltre i provvedimenti tampone, oltre la fase di raggiustamento delle vecchie regole per riappropriarsi con il piano strutturale e regolamento urbanistico dell’azione di pianificazione pubblica pubblica e per non compromettere ulteriormente l’equilibrio degli insediamenti e delle funzioni”.

"I giornali le hanno chiamate 'norme antiquadra'. Figuriamoci se non dovremmo essere d’accordo su una maggiore trasparenza, sulla previsione di un percorso più denso di paletti, su un approdo in Consiglio comunale di tutti quei progetti che dovranno diventare piani attuativi. Ma ci sono domande lasciate senza risposta sul provvedimento in esame oggi in Consiglio". Ha spiegato nel suo intervento a Palazzo Vecchio la vicecapogruppo del Pdl Bianca Maria Giocoli. "La prima: perché ora? - si è chiesta la consigliera di centrodestra - Perché non aspettare il Piano strutturale e il regolamento urbanistico ma dare il via ad una norma tampone che non può non comportare problemi di retroattività? Ciò non può che significare che non vi saranno a breve né l’uno né l’altra.

E’ evidente infatti che se regolamento urbanistico e piano strutturale avessero i tempi preannunciati - e cioè a breve - non vi sarebbe necessità di una norma tampone come questa. Vi sono poi 36 progetti presentati a cui l’amministrazione comunale per sua colpa non ha dato risposta e a cui ora vengono cambiate le regole del gioco. ‘Ci dispiace signori privati, dovete spendere di più per fare un piano attuativo e dovete allungare ulteriormente i tempi passando al vaglio del Consiglio comunale’ sembra dire il sindaco con questa norma.

Ci saranno ricorsi amministrativi e poi giudizi civili di richieste di risarcimenti danni? Gli uffici ci sono sembrati seriamente preoccupati, tanto che nell’aria vi era la possibilità di un emendamento contente una norma transitoria che però oggi è tramontata. Si è preferito delegare ai tribunali quello che gli uffici dovevano tentare per salvare le giuste aspettative dei privati - che hanno presentato un progetto nel rispetto delle norme vigenti -, e ora si vedono cambiare le carte in tavola a causa del ritardo degli stessi uffici.

Cause di risarcimento dei danni che l’amministrazione sarà costretta a pagare. E voi consiglieri di maggioranza vi prendete un bell’impegno oggi a votare questo atto". "La seconda: ‘Cui prodest’? - ha aggiunto la Giocoli - Il sindaco vuole passare come il salvatore della patria, allargare ancora di più la frattura tra il periodo ante-Renzi e la sua ‘era’. Queste norme sono infatti l’esplicita accusa a chi lo ha preceduto di non aver controllato l’aberrazione delle norme stesse.

Perché, ricordiamocelo, i ‘mostri classe 6’ non erano abusi edilizi da demolire, ma interventi basati e costruiti sulla base di norme vigenti che qualche ‘illuminato’ aveva proposto, e che poi, dopo essere state approvate, sono state usate con il beneplacito dell’ex sindaco, dell’ex assessore all’urbanistica e degli uffici dei partiti di maggioranza. Allora, però, da questa stessa maggioranza, nessuno ha detto una parola”. “Premesso che il nostro gruppo è stato il primo a chiedere un intervento d’urgenza per chiudere i varchi della normativa che hanno permesso una serie di scempi e che quindi riteniamo queste norme un miglioramento, ci siamo trovati di fronte alla proposta di non mettere in votazione i nostri emendamenti per approfondire in seguito il dibattito.

Ne abbiamo preso atto e conseguentemente ci siamo astenuti dal partecipare al voto, onde poter prendere una posizione definitiva in sede di approvazione definitiva della norma”. E' quanto ha affermato il Gruppo Spini per Firenze in Consiglio comunale nel corso del dibattito sul provvedimento. “La filosofia principale dei nostri emendamenti è di mettere dei paletti oggettivi - ha aggiunto il Gruppo -, piuttosto che prevedere un piano di recupero anche per un solo edificio e quindi demandando al Consiglio comunale una miriadi di decisioni che non sono di sua competenza”.

(fdr) (lb)

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