Lomi, Viani, Puccini, Gioli: tornano i "maestri della luce"

Mauro Pagliai pubblica quattro nuovi volumi sui Postmacchiaioli.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
02 ottobre 2009 21:40
Lomi, Viani, Puccini, Gioli: tornano i

Lomi, Viani, Puccini, Gioli: quattro grandi artisti in altrettanti volumi (pp. 128, euro 12 cad.), per continuare a raccontare la stagione dei pittori Postmacchiaioli attraverso le loro opere più note. La prestigiosa collana "I maestri della luce in toscana" dell'editore Mauro Pagliai giunge così al dodicesimo volume, ampliando la panoramica sugli artisti che operarono a cavallo tra l'800 e il '900 sulla scia di Fattori, Lega e Signorini, muovendosi poi attraverso le influenze e le suggestioni del loro tempo. Il volume curato da Elena Pontiggia affronta Giovanni Lomi e la sua sobrietà, che lo fa soffermare sulle cose meno appariscenti.

I suoi paesaggi, le sue marine, le sue vedute della Vecchia Livorno, le sue campagne con greggi e pastori ci parlano di un'arte sommessa, che non persegue il clamore. Nell'ambito della tradizione macchiaiola della quale respira l'inclinazione al vero e la sincerità espressiva, Lomi si distingue per una particolare vocazione alla misura, evitando ogni tematica solenne, così come ogni aspirazione al sublime. Ripercorrendo le tormentate vicende della vita di Lorenzo Viani, dai primi germogli artistici nella sua Viareggio fino all'esperienza parigina, vengono messi in luce i momenti chiave della sua carriera.

Enrico Dei ci racconta dell'influenza dei fauves e di Van Gogh, delineando i caratteri di quell'espressionismo "intensivo" che rese la produzione di Viani una delle più signifative del primo Novecento. Definito dalla critica "il Van Gogh livornese", Mario Puccini incarna la parabola dell'artista "selvaggio", anche a causa della parentesi esistenziale segnata, nell'ultimo decennio dell'Ottocento, dal ricovero nell'ospedale psichiatrico di Siena. Le immagini del volume, tra cui svettano le vedute del Lazzaretto e del Porto di Livorno, e il testo critico di Andrea Baboni ci raccontano la storia di uno dei pochi e rari fauves italiani. A Francesca Canganelli è affidato il lavoro su Francesco Gioli, intitolato "Un campione di eleganza spontanea".

Nato come pittore di genere, Gioli manifesta ben presto uno stile vicino al naturalismo europeo e all'impressionismo. Costantemente critico nei riguardidi qualsiasi novità tecnica l'artista segue un proprio personale e moderato percorso di aggiornamento stilistico, fino ai capolavori dei primi del Novecento, caratterizzati da una visione della natura intrisa di eleganza e nel contempo di vibrante poesia.

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