Firenze, 13.01.2009- Saranno Cristina Acidini, soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, e Marcello Ciccuto, ordinario di Letteratura italiana all'Università di Pisa, a presentare il volume Il «ghiribizzoso» Pontormo (Mauro Pagliai Editore, «Gli artisti raccontati nel loro tempo, 1», pp. 238, euro 23) di Maurizia Tazartes il prossimo giovedì 15 gennaio alle ore 16 presso la Biblioteca degli Uffizi. Coordinerà il direttore della biblioteca Claudio Di Bendetto e saranno presenti l'Autrice e l'Editore.
Uomo «parco e costumato» ma trascurato nel vestire e nella vita, quasi sempre solo, «ghiribizzoso», nevrotico e solitario: sono queste le parole con cui Giorgio Vasari conclude la biografia di Jacopo Pontormo (Pontorme 1494 - Firenze 1557).
Da questo ritratto parte l'indagine di Maurizia Tazartes, storica giornalista e critica d'arte, che conduce un viaggio critico alla scoperta del maestro della pittura toscana del Cinquecento. Per secoli il giudizio su Jacopo Pontormo è stato influenzato dalla biografia che ne fece il Vasari, che lo conobbe mentre lavorava con il giovane Bronzino alla Certosa del Galluzzo. L'immagine di uomo eccentrico e stravagante è stata avvalorata in parte anche da un prezioso documento, un "Diario", oggi conservato alla Biblioteca Nazionale di Firenze, scritto di propria mano dall'artista durante l'esecuzione degli affreschi nel coro della chiesa fiorentina di San Lorenzo: da quel documento emerge un uomo metodico e un po' scorbutico che, affaticato da problemi di digestione e dalla paura delle malattie, prende nota in modo ossessivo di tutto ciò che mangia.
Ma Pontormo non è solo questo: forse è maniacale, capriccioso e lunatico, ma di certo non è misantropo, come dimostra la cerchia di amici di cui si circonda, tra i quali spicca il Bronzino, e con i quali discute di pittura e letteratura.
Maurizia Tazartes, con ricchezza di aneddoti, riferimenti e immagini a colori descrive tutta la vita dell'artista, dai primi anni spesi alla ricerca di un proprio linguaggio pittorico fino agli ultimi, passati a dipingere affreschi sui ponteggi di San Lorenzo, in un volume che non è solo una biografia critica del Pontormo, ma costituisce anche una vivida fotografia dell'epoca e dei personaggi che l'hanno animata.
Dalle pagine del volume emerge un grande artista, infaticabile sperimentatore, che prova stili e tecniche diverse in una continua ricerca creativa. "Moderno e spregiudicato interprete dell'anticlassicismo e poi della maniera michelangiolesca, libero e non cortigiano - secondo la Tazartes -, lavora per committenti di diverso credo politico, con pochi e affratellati allievi. Con abilità e apparente indifferenza Pontormo passa attraverso conflitti e pesti, senza soccombere, stroncato soltanto dal troppo amore per la sua faticosa arte, la pittura".
(Irene Gherardotti)