Firenze, 27 agosto 2009- Trecentotrentasei cantieri aperti fra le province di Firenze, Pistoia e Arezzo. Tanti quante le le ferite inferte dalla II guerra mondiale al patrimonio artistico toscano, affidato nel 1946 alle cure della task-force guidata dall'architetto Guido Morozzi. Tutta la vicenda fiorentina della ricostruzione è narrata con linguaggio asciutto e misurato in una Relazione sui danni sofferti a causa della guerra dal patrimonio artistico monumentale di Firenze redatta all’epoca dallo stesso Morozzi e riscoperta ora dallo studioso Claudio Paolini, che ne ha curato l'edizione (pp.
104, 6 euro) per Polistampa in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni architettonici di Firenze, Pistoia e Prato, l'istituzione che conserva il testo originale mai pubblicato prima, e il Ministero per i Beni e le attività culturali. Morozzi visse in prima persona anche un altro capitolo drammatico per la città gigliata, l'alluvione del 1966: all'epoca ricopriva infatti la carica di soprintendente ai Monumenti. La Relazione è una testimonianza significativa su più livelli. In primo luogo come cronaca puntuale dei gravi danni subiti dal patrimonio architettonico e urbanistico della città gigliata negli ultimi mesi del conflitto e in particolare nella notte fra il 3 e il 4 agosto del 1944, quando vennero fatte brillare le mine posizionate dall’esercito tedesco in ritirata, radendo al suolo le aree prospicienti le testate del Ponte Vecchio e abbattendo gli altri antichi ponti fiorentini.
In secondo luogo, come resoconto della prima fase di ricostruzione degli edifici storici che potevano almeno in parte essere salvati. L'opera fu condotta da un Ufficio preposto ai lavori carente di uomini e di mezzi istituito sotto la direzione di Giovanni Poggi dal Comitato di Liberazione dopo la soppressione della Soprintendenza ai Monumenti. Il lavoro richiese poco più di un anno e si avvalse del supporto della Sottocommissione alleata per i Monumenti diretta dal tenente Frederick Hartt. Completano il libro le numerose foto che documentano i lavori di restauro e un intervento della soprintendente Paola Grifoni.
Antonio Pagliai