Le dimissioni di Veltroni hanno stappato tutti i malesseri che covavano da tempo all’interno del Pd, messo ancora di più in mostra le difficoltà e le contraddizioni di un partito che ha perso tutte le elezioni alle quali si è presentato. Il 34 per cento raccolto alle politiche, nel giorno della più dura sconfitta del centrosinistra nell’era del bipolarismo, sembra oggi del tutto irraggiungibile. Prima il Friuli, poi l’Abruzzo, ora la Sardegna, passando per tanti momenti difficili come quelli vissuti in Campania e in Abruzzo.
Ed è innegabile che le primarie del 15 febbraio per il Comune di Firenze hanno sancito la vittoria del candidato più centrista e moderato.
“Matteo Renzi si è guadagnato la candidatura a sindaco per il PD grazie ai voti degli elettori di centrodestra”. Lo ha detto Mario Razzanelli, candidato sindaco della lista civica “Firenze c’è”, presentando i risultati di un sondaggio da lui commissionato all'Istituto Freni che si è concluso il 5 di febbraio, sul tema “Orientamento dell’elettorato fiorentino nei confronti delle primarie e la composizione del voto”.
“Dal sondaggio – spiega Razzanelli – emerge che, alla data del 5 febbraio, il 23% circa di chi era intenzionato a votare Renzi, pari a circa 3500 preferenze, proveniva da elettori del centrodestra: voti in prestito che torneranno alle amministrative ai rispettivi partiti”. “Se questi simpatizzanti del Pdl non fossero andati a votare – precisa Razzanelli – avremmo avuto un ballottaggio tra Renzi e Pistelli”. “Pertanto - ha aggiunto Razzanelli – Renzi non rappresenta l’elettorato del PD.
Queste primarie hanno di fatto decretato un candidato non scelto dagli elettori del partito stesso. Ciò causerà reazioni imprevedibili ancora tutte da valutare. Questa contraddizione è destinata a produrre conseguenze anche prima delle amministrative di giugno”. “ Al referendum contro le linee 2 e 3 della tramvia votarono in 124mila. E fu detto che erano pochi. Quelli delle primarie sono molti meno. In rapporto alle politiche, ha votato il 13% dell’elettorato.
Ne consegue che per Renzi ha votato solo il 5% degli aventi diritto al voto. “Come ha già spiegato Graziano Cioni – insiste Razzanelli – Renzi grida al trionfo avendo preso appena 15mila voti. Per arrivare in Palazzo Vecchio la strada è lunga , ne occorrono almeno 120.000. “L’elettorato di centrodestra – conclude Razzanelli – ha votato Renzi perché, nella convinzione che vinca il candidato del centrosinistra ha voluto scegliere il “meno peggio” ed ha preferito appoggiare quello a loro più vicino nel centrosinistra.
Dopo la presentazione della lista civica “Firenze c’è”, i fiorentini hanno ora a disposizione una “casa comune apartitica” in cui ritrovarsi per il rilancio di Firenze e sono convinto che otterrà forti e significativi consensi perché Renzi è “giovane” anagraficamente ma non rappresenta “il nuovo” e non è credibile. Infatti, durante la sua presidenza della provincia, il candidato sindaco del PD non ha mai alzato un dito per fermare lo sventramento ed il degrado della città – come hanno fatto i suoi colleghi di partito in Palazzo Vecchio.
“Renzi – ricorda Razzanelli - in piena campagna per le primarie, mentre dichiarava di rappresentare la discontinuità con il sistema, sottoscriveva il 28 di ottobre insieme a Domenici l’accordo con le ferrovie che prevede tramvia, sottoattraversamento della Tav e cementificazione della città”. “Amo Firenze, come la amano tutti i fiorentini, che questa volta non si lasceranno ingannare” - conclude Razzanelli.
“Credo che con il suo discorso di dimissioni da segretario del Pd, Walter Veltroni abbia comunque alzato il livello del dibattito.
Lo dico dalla posizione di chi aveva considerato affrettata la costruzione del partito democratico e pericoloso distruggere i Ds senza una valida alternativa. In altre parole, si è liquidata la sinistra senza peraltro dimostrarsi capaci di sfondare al centro. Ora c’è da ricostruire qualcosa di nuovo”. Così si esprime Valdo Spini candidato a sindaco di Firenze.