Firenze- Matteo Renzi è il candidato del centrosinistra alle prossime elezioni per il comune di Firenze. Alle primarie indette dal Pd ha ottenuto il 40,52% dei voti. Ieri a Firenze i risultati delle primarie per la scelta del candidato sindaco hanno visto sconfitti in maniera nettissima i due candidati espressione più autentica della segreteria. Un monito che per Rutelli vale non solo a Firenze ma anche a Roma. La competizione per la candidatura a sindaco di Firenze è finita. Ma non è di quelle che riservano a chi arriva secondo una medaglia d’argento.
"Sono convinto che abbiamo detto le cose giuste su Firenze e per Firenze -confessa Lapo Pistelli nella propria Newsletter- che abbiamo ascoltato e studiato, che abbiamo suggerito un’analisi sulla nostra città ed una possibile terapia per i suoi mali, che abbiamo scelto per comunicare le nostre idee parole e modi coerenti con quell’analisi, che abbiamo alternato grandi e perfino spettacolari momenti programmatici con incontri sobri nelle case dei nostri cittadini che con tanta disponibilità ci hanno accolto.
Se tornassi indietro, rifarei probabilmente tutto ciò che ho fatto, non saprei fare altrimenti, e credo che stanotte, come molti di voi, non mi sono venute in mente alternative plausibili a ciò che assieme abbiamo costruito. Renzi ha vinto in modo chiaro e diffuso in tutta la città, dalle zone moderate a quelle ad insediamento più tradizionalmente di sinistra. Ha scelto una linea esplicita di rottura con l’amministrazione uscente, con il partito nazionale e quello locale e quella linea ha pagato.
Non è il momento di sottolineare, di quella linea, le incoerenze con i comportamenti passati o le troppe promesse sul futuro, che suonerebbero come alibi. Alle primarie non hanno votato eserciti di stranieri né di sedicenni (entrambe scommesse decisamente fallite), né decisivi rinforzi di centrodestra. E’ la pancia di un elettorato di centrosinistra che ha premiato la posizione più alternativa e castigato con tutta la durezza possibile chi, nel partito ma con uscite continue fino all’ultimo giorno anche da Palazzo Vecchio, si è affannato ripetutamente a ostacolare il percorso delle primarie o a lanciare anatemi sulla città e sui candidati.
E’ un elettorato che – come mi ha detto un amico al seggio – pensa: se va male, sarà al massimo come gli altri, ma intanto vediamo che fa”.
«Le primarie sono un efficace strumento di partecipazione. Dovrà essere migliorato, ma è questa la strada da seguire. Lo dimostrano i risultati ottenuti ieri a Firenze, Prato, Grosseto, e in molte altre città, così come quelle svoltesi 15 giorni fa». Così il presidente della Regione Toscana, Claudio Martini, commenta i risultati del voto per la scelta dei candidati del centrosinistra per le prossime elezioni amministrative.
«Si conferma la tradizione di democrazia e di partecipazione che caratterizza la nostra regione - prosegue -. Viene anche confermata la scelta fatta dalla Regione cinque anni fa, approvando - primi e unici finora in Italia – una legge elettorale per le regionali che già prevedeva il possibile ricorso alle primarie. Mi auguro – ha detto ancora - che il Partito Democratico esca rafforzato da questa prova di demo crazia. Ora dobbiamo proseguire nell’opera di costruzione del partito. Le primarie vanno considerate per quello che sono: uno strumento utile per la selezione dei candidati, ma il partito ha bisogno anche di radicamento territoriale, presenza diffusa di gruppi dirigenti, elaborazione politica e programmatica, luoghi e momenti di discussione pubblica e di confronto.
L’esito delle primarie – sottolinea ancora Martini - ci consente di guardare con fiducia alle prossime scadenze elettorali, ma ci permette anche di affrontare con rinnovata forza e slancio l’opera di costruzione e rafforzamento del partito.» «Non resta che sperare – è la conclusione del presidente - che anche le forze politiche del centrodestra accettino la sfida rappresentata dalle primarie e che utilizzino questo strumento consentendo così ai loro elettori di partecipare alla scelta dei candidati.»
"Il Nuovo che avanza: Firenze c'è supera in due giorni i seicento iscritti.
I fiorentini sentono il richiamo della Lista civica Firenze c'è, la loro nuova casa. Dopo le primarie del Partito Democratico la Lista Civica Firenze c'è avanza. Sono arrivate oggi all'associazione oltre 100 iscrizioni che si aggiungono alle cinquecento avute sabato al Palacongressi, in occasione della presentazione della Lista Civica Firenze c'è, con candidato a Sindaco Mario Razzanelli. Con la conclusione di queste primarie -sostiene il candidato sindaco delle Lista civica Firenze c'è Razzanelli– abbiamo visto quello che era prevedibile come risultato: un centrosinistra in crisi che spende la carta di un uomo giovane, ma organico al sistema di potere che ha gestito negli ultimi quindici anni il "sacco" della città e portato Firenze a tanto degrado.
A Renzi riesce bene la parte del lupo travestito da agnello, facendo finta di essere contro tutti i suoi compagni di partito – che hanno amministrato finora Firenze – mentre nell'ottobre scorso, durante la campagna per le primarie, a braccetto con Domenici, ha sottoscritto l'accordo con le Ferrovie che prevede le linee 2 e 3 della tramvia, il sottoattraversamento dell'alta velocità e la cementificazione della città.
Tutti punti essenziali del programma del Partito Democratico che il candidato Sindaco del P.D. ha firmato insieme agli altri candidati alle Primarie, perciò non può pretendere di rappresentare il nuovo. I fiorentini – prosegue Razzanelli – non sono ingenui e non si lasceranno ingannare da lupi travestiti da agnelli, come anche a livello nazionale non hanno creduto a Veltroni come segno di rinnovamento, dopo l'era Prodi. Renzi, non ha fatto niente per Firenze durante i suoi cinque anni di Presidenza della Provincia per impedire lo scempio della nostra Città, decretato con l'accordo dei suoi colleghi Ricci, De Siervo e Nardella in Palazzo Vecchio, sempre schierati a fianco del Sindaco Domenici in tutte le decisioni che hanno portato la Città al suo sventramento".
"Devastare le colline fiorentine con il cosiddetto tubone -commenta la consigliera De Zordo della Lista di cittadinanza- realizzare un sovradimensionato inceneritore pericoloso per la salute dei cittadini, bucare il sottosuolo della città con l'inutile e costoso sottoattraversamento dell'alta velocità, completare una tranvia progettata male e realizzata peggio, completare il ciclo della privatizzazione dei servizi pubblici.
Ecco cosa vuol dire, tra le altre cose, la selezione di Matteo Renzi come candidato sindaco di Firenze da parte del Pd e dei suoi alleati che anche in questa occasione sono stati ininfluenti. Queste scelte politiche sono infatti contenute nel programma quadro della coalizione, un programma che anche se avessero vinto gli altri candidati sarebbe stato comunque da rispettare. Al contrario di quello che sta sostenedo la destra cittadina, che sottolinea la differenza di Renzi con il PD, questa visione della città è in perfetta continuità con l'era di Leonardo Domenici, considerato che il programma della coalizione (PD, Verdi, Socialisti, La Sinistra, Di Pietro) ha l'obiettivo di "proseguire la positiva esperienza di collaborazione maturata negli ultimi quindici anni di governo" e di completare le trasformazioni volute da Primicerio e Domenici che vengono descritte come necessarie e imprescindibili".