Livorno, 21 Gennaio 2009- I primi documenti contraffatti sono del 2006, proprio quando l’infermiera ha iniziato a prendere servizio al Corat. La squadra mobile della questura di Livorno ha arrestato ieri un'infermiera. A carico di Susanna Fiorini,attualmente in ferie, gli indizi di Test manomessi, che inseriva i risultati falsificati nella banca dati della struttura sanitaria 'Corat', il centro di raccolta degli esami oncologici della Asl di Livorno. Lo avrebbe fatto per « snellire» il proprio lavoro.
Ma così sarebbero stati diagnosticati in ritardo 18 casi di tumore.
Asl e Comune di Livorno si costituiscano parte civile al processo contro l’infermiera del Corat arrestata ieri». E’ quanto propone il Consigliere comunale e regionale di Alleanza Nazionale verso il Pdl Marcella Amadio all’indomani della notifica del provvedimento di arresto per l’infermiera del Corat di Livorno artefice della manomissione di oltre 400 referti dei test oncologici. Arresti ai domiciliari, secondo una decisione che non soddisfa per niente Amadio: «Trovo difficile accettare che, mentre soprattutto 18 famiglie soffrono dopo avere iniziato con due anni di ritardo la lotta contro il cancro, questa donna se ne stia tranquilla, serena e soprattutto sana nel salotto di casa sua.
Avrei trovato più adeguato che scontasse la detenzione nel carcere delle Sughere». Ma la notizia dell’arresto, intanto, è stata salutata da Amadio con sollievo: «Esprimo tutta la mia soddisfazione per l’arresto dell’infermiera che volutamente aveva manomesso oltre 400 referti dei test oncologici, producendo veri e propri fotomontaggi, non è dato di sapere se per via di un disturbo psicologico o solo per il desiderio di alleggerirsi il lavoro. Non riesco a capire come la dipendente possa dichiararsi innocente e al tempo stesso rifiutarsi ancora oggi di parlare.
In tutti i casi – afferma Amadio – questa donna ha creato danni incredibili non solo all’immagine dell’Azienda sanitaria, ma soprattutto ai pazienti e in particolare ai 18 che ora lottano contro il cancro e che, se avessero avuto due anni fa la risposta corretta sui loro test, avrebbero sicuramente potuto combattere con maggiore efficacia una malattia per cui il fattore tempo è fondamentale». «E ora – conclude l’esponente di An – mentre ci sono diciotto persone che con i propri familiari soffrono, la dipendente che ne ha messa a repentaglio la vita se ne sta serenamente e in salute a casa propria».
“Se è vero come è vero che quanto avvenuto è sconcertante ed indecifrabile e che saranno le sedi competenti a valutare le eventuali responsabilità penali, è anche vero che l’ASL 6 non può giustificare a posteriori, correndo ai ripari, i mancati controlli e verifiche delle procedure come in questo caso”.
Lo affermano Anna Maria Celesti, Vicepresidente della Commissione Sanità, e Leopoldo Provenzali, membro della Commissione stessa, dopo quanto apparso oggi sulla stampa relativamente alla vicenda dei referti manomessi presso il Corat dell’ASL 6 di Livorno. “Le incredibili ed ingiustificabili dichiarazioni del direttore sanitario confermano quanto a suo tempo avevamo supposto” continuano Celesti e Provenzali “ed appaiono oggi come una chiara ammissione di responsabilità. Non c’è dubbio che troppo tempo è trascorso, (oltre due anni), prima che l’ASL 6 si accorgesse delle manomissioni e che l’aver rivisitato ed intensificato il sistema dei controlli solo ora è una palese conferma delle proprie responsabilità organizzative e gestionali”.
“Nell’esprimere la nostra solidarietà a tutte quelle persone che sono state vittime innocenti di un fatto di una gravità così inaudita” concludono i due consiglieri regionali “richiamiamo l’Assessore Rossi, titolare della responsabilità politica della Sanità nella nostra regione, ad adottare urgentemente gli opportuni provvedimenti, sia nei confronti della ASL 6, sia nella verifica delle procedure dei programmi di screening oncologici in tutte le altre Aziende della Toscana, per evitare il ripetersi di una simile tragedia e garantire la massima tutela della salute dei cittadini”.