FIRENZE- Si sono conclusi nei giorni scorsi gli incontri pubblici in ciascuno dei cinque quartieri previsti nell’ambito del progetto Voglio Contare, il percorso per la costruzione del Regolamento comunale per la Partecipazione, ideato dall’Assessore comunale competente. Nelle prossime settimane l’Assessorato in delega a Cristina Bevilacqua organizzerà un incontro cittadino, in occasione del quale verrà presentato il documento di sintesi da integrare e inviare al consiglio comunale, che entro fine legislatura dovrebbe giungere all’approvazione del Regolamento.
Ne abbiamo parlato con Nicola Novelli, presidente di Comunicazione Democratica, l’associazione di promozione sociale che edita Nove da Firenze, che ha presenziato agli incontri.
Quali sono gli esiti che ci si può attendere da questo percorso?
Fin da quando in Toscana si è cominciato a parlare di Partecipazione, è stato subito evidente quanto fosse necessario fissare delle regole a garanzia del gioco dialettico tra amministrazioni e cittadini.
E’ un passo importante che Palazzo Vecchio decide di fare alla vigilia elettorale, un lascito che rimarrà nelle successive legislature. Naturalmente il Regolamento per la Partecipazione offrirà una risorsa in più, non la soluzione dei problemi di relazione tra politica e cittadini. Per parte sua la politica italiana dovrà saper superare il proprio difetto caratteristico, i tempi interminabili di realizzazione nella gestione del territorio. Non è possibile coinvolgere davvero l’elettorato in progetti che richiedono 4, o 5 legislature per essere completati: qualunque infrastruttura diventa ingiudicabile proprio a causa della dilatazione temporale.
Dalla parte della cittadinanza attiva si richiede invece la capacità di non giocare più di rimessa sulle iniziative della politica, con la conseguente e prevedibile tattica del Ninby. La Toscana dei comitati deve saper sfruttare le nuove tecnologie della comunicazione per confrontarsi da pari a pari con la politica delle istituzioni.
Quando attivare gli strumenti di partecipazione?
Qualificando il termine partecipazione con l’aggettivo democratica si comprende che sarebbe bello poter accedere a questi strumenti sempre.
Mi riferisco ai nuovi strumenti sperimentati in questi anni a livello regionale (come il Town Meeting), ma sarebbe importante se il regolamento comunale sapesse rivitalizzare anche le tante risorse che negli anni passati non hanno potuto dimostrate le proprie potenzialità. Penso ad esempio alle consulte e ai consigli di cittadinanza e all’accessibilità delle commissioni tematiche a tutti i livelli.
Quali metodi si dovrebbero prediligere?
Credo fondamentale affermare la terzietà dei soggetti che gestiscono i processi.
Penso cioè al ruolo che potrebbero garantire i funzionari pubblici come garanti indipendenti dei percorsi. Non mi sembra che la strada intrapresa dalla legge regionale, che ha condotto alla nomina dell’ennesima autorità teoricamente indipendente, ma comunque di nomina politica, porti ad una maggiore indipendenza, piuttosto solo a maggiori costi. Altro punto fondamentale la possibilità di acquisire e rendere disponibili tutti i contributi anche quelli di minoranza offerti sul tema oggetto del percorso.
Sarebbe bello poter sperimentare un archivio comunale digitale in cui raccogliere l’intera documentazione multimediale prodotta dai processi. Sta proprio qui il senso di esperienze che dovrebbero offrire ai decisori istituzionali, gli eletti nelle assemblee, un maggior interscambio informativo con la popolazione. Niente di vincolante naturalmente, anche se sarebbe opportuno fissare l’obbligo, qualora l’organo politico decidesse di prendere orientamenti divergenti dalle indicazioni emerse nei processi, di dover motivare in maniera compiuta le ragioni di questo allontanamento.
Un'ultima indicazione che ci permettiamo di segnalare è riferita alla legge regionale, in cui l'assessore Fragai ha previsto che anche società di capitale possano avviare processi partecipativi, tra l'altro con qualche premio in termini do agevolazioni nei procedimenti tecnico-amministrativi. Ci pare onestamente una bestemmia ideologica, che rompe con la tradizionale filosofia politica europea dalla Rivoluzione francese in poi. E' sorprendente che in consiglio regionale nessuno se ne sia accorto, nemmeno quelle forze che si richiamano ufficialmente ai principi marxisti.
In politica sino ad oggi le società per azioni non avevano mai ottenuto il diritto di voto.