Firenze– La Toscana sta perdendo “appeal” nei confronti dei giovani e deve dunque ritrovare un proprio posizionamento nel mercato del turismo con una fase di “nuovo lancio” dell’offerta e dell’aggregazione turistica. Da queste conclusioni di un’indagine della società Ipr Marketing è partita la discussione che ha animato oggi l’incontro che si è svolto in Consiglio regionale e che aveva come tema “Globalizzazione e governance del turismo: la relazione tra aree turistiche emergenti e città d’arte in Toscana”.
Il sondaggio ha messo in luce che la regione resta al terzo posto, dopo Sicilia e Sardegna, nelle preferenze degli italiani, ma è scesa al quarto (dopo la Puglia) nelle scelte dei giovani per colpa soprattutto dei costi troppo elevati. Fra gli altri risultati significativi della ricerca realizzata per l’occasione (mille interviste ad un campione della popolazione italiana raccolte ai primi di luglio), c’è quello relativo alla conoscenza della Toscana: il 31% degli intervistati ha dichiarato di essere stato in Toscana nell’arco degli ultimi 5 anni.
Di questi, un terzo è rimasto per 2/3 giorni, mentre un ulteriore quarto ha prolungato fino a 4/5 giorni la propria vacanza. Oltre un terzo poi ha preferito un soggiorno in pensione, mentre il 22% ha scelto un Bed & Breakfast e il 12% un agriturismo. Inoltre, il 52% degli intervistati associa all’idea di un soggiorno in Toscana l’arte, la storia e la cultura (il resto se lo dividono il paesaggio e la natura) ma solo il 27% la considera una meta di turismo archeologico. Nell’aprire il confronto, scaturito da un saggio di Aldo D’Elia (“Economia e Management del turismo”, edizioni de Il Sole 24 Ore), la presidente della Commissione Cultura e Turismo, Ambra Giorgi, si è detta “colpita ma non sorpresa dai risultati che registrano un dato di disaffezione da parte dei giovani che rappresenta un rischio di perdita di competitività nel futuro”.
Tra le cause, la Giorgi ha indicato “il rapporto non equilibrato tra prezzi e servizi offerti”, e “l’omologazione culturale che rischia di appannare le identità locali che rappresentano un elemento di forte attrazione per i flussi turistici”. La strategia di rilancio - ha concluso - “deve dunque partire dalla ricerca di un segmento diverso come il turismo slow, con l’obiettivo di valorizzare l’identità locale, senza scadere nel folclore, e senza usare la cultura solo come esca per attrarre turisti che non ritorneranno una seconda volta”.
Stefania Fuscagni, vicepresidente della commissione, ha puntato il dito contro i servizi di trasporto e il rapporto costi - qualità dei servizi che è “ormai saltato del tutto”, per cui la Toscana “è bella e possibile, ma per una volta sola”. Pertanto “bisogna cercare di incrementare un turismo più responsabile, che sia fornito del background culturale necessario per fruire delle nostre opere d’arte”, ha aggiunto la vicepresidente, delineando una strategia diversa nel rapporto con il turista visto come “mecenate” che richiede “accoglienza e ha diritto alla qualità della spiegazione e dell’informazione sul perché un’opera d’arte deve essere percepita come eccellenza”.
L’indagine dell’Istituto Ipr Marketing è stata illustrata dal suo presidente, Antonio Noto, secondo il quale “il prodotto Toscana si trova in un ciclo di vita in fase matura” e per questo ha bisogno di trovare un nuovo posizionamento: “C’è bisogno di una forte azione di comunicazione - ha aggiunto - che da una parte deve individuare i nuovi elementi di attrazione e, dall’altra, deve svecchiare un’immagine troppo ancorata alla fruizione d’arte, di storia, di paesaggi. Svecchiare non vuol dire abbandonare questa peculiarità, bensì trovare altre forme legate ad una diversa fruizione”.
Ermanno Bonomi, direttore del settore sviluppo e promozione del turismo della Giunta regionale, ha convenuto con i ricercatori sulla necessità di “applicare politiche di innovazione per non perdere posizioni”. “Ma non dobbiamo intervenire in tutti i segmenti, per esempio riempiendo le località di birrerie e discoteche per attirare i giovani” - ha aggiunto – “dobbiamo puntare su quel tipo di turismo sostenibile e responsabile che magari spende di più, ma vuole una serie di servizi di qualità”.
Fra gli strumenti da utilizzare, ha concluso Bonomi, sta acquistando sempre più importanza il marketing relazionale, il dialogo con il cliente attraverso gli strumenti multimediali. Secondo Sandro Billi, esperto dell’istituto per gli studi sul turismo Mercury Srl, bisogna evitare di farsi prendere “dalla sindrome del quinto posto”, ma selezionare attentamente i cambiamenti del mercato turistico mondiale e scegliere la tipologia del turista che si vuole e si può accogliere: per esempio puntare sul turismo di famiglia e sull’esaltazione dell’identità dei luoghi che si fa anche attraverso la ricettività.
Un commento sulla peculiarità delle regioni del centro Italia fortemente orientate allo sviluppo della propria identità è stato fatto, a conclusione della discussione, da Aldo D’Elia, autore del volume che ha dato lo spunto per l’incontro di oggi. Tre sono i modelli del turismo in Toscana che sono la forza della regione, ma che “nascondono - ha detto - le contraddizioni presenti anche a livello nazionale”: il modello Chianciano che vive il declino di un’offerta monoprodotto, le terme; il modello Siena che ha scelto un basso profilo delle infrastrutture, salvaguardando il suo territorio, e il modello Val d’Orcia “che è la migliore riuscita del sistema di coagulazione delle anime sociali e istituzionali del territorio”.
In ogni caso - ha concluso D’Elia - “la cultura della conservazione dei luoghi crea una rarità che è un patrimonio non solo per l’Italia, ma per tutto il continente”.