Venerdi 2 novembre, presso la Libreria Edison di Firenze, si è svolta la presentazione del libro “Novelli Vague”, edito da Casa Editrice Titivillus. Sono intervenuti all’incontro, insieme ai curatori Alberto Severi, Nico Garrone e Angelo Savelli, anche Alessandro Benvenuti e Maria Cassi, due autori presenti nel libro. Si tratta di un’antologia di testi teatrali che comprende, oltre ad una storica drammaturgia di Ugo Chiti con testi del repertorio dialettale toscano, opere della nuova drammaturgia in lingua toscana.
“L’idea nasce dalla volontà di valorizzazione o rivalorizzazione del teatro in lingua toscana dopo il periodo oscuro del vernacolo nel primo novecento”, dice Alberto Severi.
Il titolo stesso, nato tra la denominazione storica della scuola di registi francesi degli anni ’50, la Nouvelle Vague, e il cognome del drammaturgo Augusto Novelli, che a inizio ‘900 tentò di dare nuova dignità letteraria e più ampia duttilità d’impiego teatrale al dialetto toscano, mostra fino in fondo le intenzioni delle personalità direttamente coinvolte.
Il fattore comune che lega insieme questi autori è l’intento di utilizzare la lingua toscana al di fuori degli stereotipi bozzettistico-farseschi del vernacolo, credendo nelle sue potenzialità di lingua teatrale a tutto campo.
In questa lotta contro la storia Angelo Severi è aiutato da Nico Garrone, da dieci anni alla direzione artistica del festival Estate a Radicondoli.
Questa manifestazione, una piattaforma d’incontro tra il teatro vernacolare e quello d’autore, insieme al progetto “Pan Nostrale” del teatro di Rifredi, tenta di innalzare il teatro più strettamente popolare, toscano, a quelle opere d’autore che entrano a far parte del repertorio nazionale.
L’antologia si apre con “La Soramoglie” di Ugo Chiti, vero e proprio manifesto di redenzione artistica di quel genere che aveva perso ogni percezione profonda del tragico o anche solo del problematico, che aveva conosciuto i propri limiti di ispirazione e capacità innovativa, che era infine tracimato in sgangherate parodie scollacciate e barzellette sporcaccione sceneggiate in maniera mediocre.
Al testo segue la serie di opere di autori più recenti che, collaborando insieme ad attori e registi, si insinuano in un campo comune di ricerca che riconosce ad Ugo Chiti il ruolo storico di sdoganatore del dialetto toscano e della sua riammissione nell’ambito del teatro d’autore o di ricerca.
L’antologia si presenta come il resoconto di autori che hanno accettato la sfida di riscoprire nel dialetto toscano un veicolo di comunicazione anche artistica.
L’impresa di costruire un ponte che unisce il teatro colto della Pergola a quello popolare di Rifredi.
Domenico Margiotta