Firenze, 12.9.'07- Ai danni ambientali del progetto licenziato nel ’95 dall'Area Infrastrutture della Regione Toscana siamo ormai abituati. Colpisce invece che agli effetti consolidati e permanenti, sui quali si sviluppa da anni l’azione giudiziaria nel processo penale in corso presso il tribunale di Firenze, si aggiunga adesso una casistica di nuovi impatti.
Scopriamo per esempio che la costruzione di gallerie drenanti non ha fatto perdere al Mugello soltanto le sue preziose acque di superficie.
La TAV ha modificato – e per più di 7 chilometri! – il bilancio idrico di interi bacini imbriferi: allo spartiacque superficiale naturale di Monte Morello se ne è sostituito uno artificiale, sotterraneo, creato dalla Galleria di Vaglia che - inclinata verso Sesto Fiorentino ancora in pieno territorio mugellano (figura 1) - fa defluire verso l’imbocco Sud, sulla piana di Firenze, le acque che per millenni hanno alimentato i torrenti del Mugello e il fiume Sieve. Risultato: adesso il bilancio idrico del Mugello è in deficit anche sul lato Firenze, per altre decine e decine di litri di acqua al secondo.
Scopriamo ad esempio che per tenere in funzione le pompe che rilanciano l’acqua di galleria verso l’alto, nei letti desertificati dei torrenti mugellani, il costo per la sola energia – limitatamente alla “finestra” di Marzano, a Scarperia - è pari a circa 20.000 euro al mese.
Un onere economico che non dovrebbe sopportare unicamente la nostra generazione: lo lasceremmo in eredità anche ai nostri figli, nipoti e pronipoti.... senza considerare lo specifico contributo di inquinamento che il pompaggio produce. Con quali risultati, poi? La portata artificialmente immessa nel torrente Cannaticce (figura 2), a monte del Museo della Civiltà Contadina di Casa d’Erci (Borgo San Lorenzo), si esaurisce circa 200 m a valle per la presenza di fratture in alveo, e resta così a secco un’area attrezzata dall’elevato valore didattico e sociale.
Nella relazione dell’OAL si legge di cittadini che segnalano lo stato in cui versa la viabilità, con abbandono di materiale “avanzato” dai lavori, restringimento di carreggiata non segnalato, presenza di fango, polveri e graniglia sulla sede stradale, mancanza di segnaletica orizzontale in galleria: una situazione dunque non solo di degrado ambientale ma anche di grave rischio – rileva l’Osservatorio – per il traffico veicolare.
Azienda agricole, zootecniche e/o agrituristiche lamentano sospensioni improvvise della fornitura dell’acqua potabile ad uso civile e per le necessità di centinaia di ovini da latte.
Più residenti nei Comuni di Scarperia e di Borgo S.
Lorenzo registrano – in seguito ai lavori eseguiti nel 2005 nella Galleria Firenzuola dell’Alta Velocità (la celebre galleria “ammalorata”, demolita a suon di mine e poi ricostruita) - danni agli edifici e disagi per il rumore provocato dalle esplosioni effettuate durante le ore notturne e dal passaggio di mezzi pesanti, e chiedono garanzie affinché prima e dopo l’entrata in esercizio della linea ferroviaria TAV siano previsti monitoraggi sugli edifici in relazione alle eventuali vibrazioni provocate dal passaggio dei convogli ferroviari (monitoraggi che, aggiungono, dovranno essere effettuati per un tempo illimitato vista la particolare natura del terreno, che ha appunto contribuito all’ammaloramento della galleria appena costruita...).
Ma c’è anche chi già denuncia i danni sulle pavimentazioni e sugli immobili adibiti a stalla, per l’allevamento di bovini per la produzione di latte ad uso alimentare, legati alle conseguenze delle attività di armamento della ferrovia.
Siamo qui in presenza di strutture e attività economiche di un centro aziendale zootecnico nuovo di zecca. Di giorno - e ancor di più di notte - è udibile chiaramente il passaggio dei treni nella sottostante galleria, oltre alle vibrazioni del pavimento in cemento armato, osserva il titolare dell’azienda. Dalla galleria dell’Alta Velocità provengono forti vibrazioni e rumori, provocando delle crepe agli immobili aziendali. Vibrazioni che preoccupano anche per il futuro quando la linea ferroviaria sarà in pieno esercizio ed i treni avranno sicuramente una maggiore velocità e potrebbero compromettere la stabilità delle strutture aziendali, in particolare le vasche di raccolta reflui, e danni economici con perdite di produzione dovute allo stress provocato alle vacche in lattazione, e tempi di interparto allungati.
Questa ed altre circostanze simili sono probabilmente all’origine di quanto scrive il presidente dell’Osservatorio Locale, prof. Giuliano Rodolfi, alla Comunità Montane del Mugello e alla Regione Toscana: “Si intende richiamare l’attenzione degli Enti in indirizzo sui problemi generati dalla mancata applicazione di un qualsiasi tipo di vincolo alla utilizzazione dei suoi e delle superfici sovrastanti i tracciati delle gallerie di Vaglia e Firenzuola della nuova ferrovia Alta Velocità”.
Nelle attuali condizioni, infatti, le conseguenze ambientali, economiche sociali del tunnel TAV non appaiono essere state preventivate da chi avrebbe dovuto garantire – insieme all’opera - anche i cittadini: importanti prospettive aziendali sono state investite così su terreni che si rivelano ogni giorno di più “minati”. Al riguardo, l’Osservatorio segnala alle autorità locali “la necessità di due interventi prioritari”: predisporre “lungo tutto il tracciato un monitoraggio pre-esercizio della linea ferroviaria, sia per i rumori che per le eventuali vibrazioni” e, “con procedura di urgenza e previo testimoniale di stato sugli immobili delle aziende” interessate, il “monitoraggio delle lesioni alle strutture murarie in corso di evoluzione, da porsi in relazione col procedere dell’armamento della linea ferroviaria”.
Disarmante il resoconto dei controlli semestrali eseguiti per conto dell’Osservatorio: gran parte dei problemi legai alle segnalazioni e agli esposti indirizzati dall’OAL agli Enti di riferimento (ritombamento con terreno contenente rifiuti, carenza di manutenzione stradale, fenomeni erosivi , richieste di risarcimento) sono rimasti irrisolti.
In un verbale dell’OAL del maggio scorso (ma qualcosa del genere avevamo direttamente constatato più di una volta anche tempo addietro), si legge che “la collaborazione con gli Enti Locali del Mugello, che hanno patrocinato, 10 anni fa, la costituzione dell’OAL stesso, sta più o meno gradualmente venendo meno. Ne è prova il fatto che le segnalazioni dei cittadini, puntualmente trasmesse, non vengono riscontrate che sporadicamente; inoltre l’OAL non viene da tempo invitato ad iniziative (visite ai cantieri, riunioni “tematiche”) alle quali potrebbe apportare validi contributi di conoscenza.
Tutto ciò in contrasto con il ruolo pubblicamente assegnato all’OAL dall’Assessore Regionale all’Ambiente nel Convegno di Borgo San Lorenzo il 2 dicembre 2005”.
Nell’ambito di una causa civile che ha per oggetto l’accertamento delle cause di un movimento franoso e della scomparsa di una sorgente nei terreni di proprietà di un’azienda, si è verificato addirittura un caso paradossale: l’OAL ha dovuto prendere le distanze dai contenuti di una perizia consegnata al giudice dal CTU (Consulente Tecnico d’Ufficio) nominata per stabilire il sussistere o meno di eventuali relazioni di causa-effetto con i lavori di scavo effettuati da CAVET per TAV.
Nella perizia si legge che l’Osservatorio non avrebbe mai risposto a una richiesta di informazioni formulata dal CTU sull’esatta ubicazione della sorgente. I membri del Comitato Tecnico-Scientifico dell’Osservatorio ritengono “lesivo della loro dignità morale e professionale quanto riportato” e ribattono con l’elenco della documentazione fornita invece al CTU pur in assenza di una richiesta scritta: quelle contenute nella perizia consegnata dal CTU al giudice a proposito della sorgente sono dunque, ad avviso dell’OAL, “dichiarazioni non corrispondenti a verità”, e la perizia stessa ne risulterebbe dunque viziata.
Il 31 agosto è arrivata intanto a scadenza la struttura di supporto dell’Osservatorio Ambientale Locale, ma l’incarico a oggi non è stato riconfermato.
Idra chiede da anni un potenziamento e una valorizzazione dell’Osservatorio, che svolge con competenza e trasparenza un lavoro delicato e strategico, scandito da sedute mensili del Comitato Tecnico-Scientifico e supportato da uno sportello al pubblico attivo ed efficiente. Che senso può avere lasciare in mezzo al guado questa risorsa preziosa proprio mentre i problemi del Mugello tornano ad aggravarsi, e si aprono scenari inediti di disagio e di danno economico, sociale e ambientale?
Per giunta l’altro Osservatorio, quello nazionale (di “serie A”) istituito dal Ministero dell’Ambiente, attende da lunghissimo tempo di essere rinnovato, dopo che persino l’Accordo Procedimentale per la tratta TAV Bologna-Firenze è scaduto a giugno del 2006.
“L’Accordo Procedimentale per la tratta TAV Bologna-Firenze, nel cui ambito è prevista l’istituzione di un Osservatorio Ambientale Nazionale, è giunto a scadenza lo scorso giugno – scriveva oltre un anno fa, a luglio 2007, il presidente di Idra Girolamo Dell’Olio al ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio - senza che l’opera sia stata completata e quando ormai sono trascorsi dieci anni dalla stipula dell’Atto integrativo tra TAV SpA e FS SpA”.
E riassumeva in undici punti i rilievi critici e le proposte di riforma delle regole del sistema-Osservatorio. Richiamando innanzitutto l’esigenza di una struttura organizzativa efficiente e di una diversa composizione: “Un grave impedimento all’autonomia dell'Osservatorio Ambientale deriva, a nostro avviso, dagli stessi meccanismi decisionali previsti al suo interno. Se infatti è utile e opportuno che nell’Osservatorio intervengano il Proponente l’opera (TAV SpA) e l’Alta Sorveglianza (Italferr SpA), altrettanto inopportuno sembra che le decisioni relative alle attività di un organo di natura eminentemente pubblica debbano essere assunte con voto unanime, e conseguente implicito potere di veto da parte dei soggetti “controllati””.
Ugualmente, “sembra ovvio – aggiungeva Idra - dover esprimere riserve sul cumulo di incarichi e competenze che talora grava sui componenti o sugli stessi presidenti dell’Osservatorio. Ci si domanda se persone investite da incarichi pubblici di così alto rilievo e impegno possano materialmente adempiere a funzioni aggiuntive così importanti come quelle che derivano dalle competenze dell’Osservatorio (...). Non sembra in alcun modo apprezzabile, ancora, la scelta di nominare come membri dell’Osservatorio, cui è demandato il compito di vigilare sulle condizioni di realizzazione del progetto, delle persone che hanno rivestito un qualche ruolo nell’iter che ha portato all’approvazione del progetto stesso.
Assai più saggio, opportuno e istituzionalmente corretto sarebbe, a nostro avviso, concludeva Idra, indicare soggetti in tutto e per tutto “terzi” rispetto all’opera”. Ebbene, non solo il ministro Pecoraro Scanio non ha mai risposto a Idra: l’Osservatorio – per quanto risulta all’associazione fiorentina, che invano ne ha chiesto notizia un mese fa al nuovo assessore alla Tutela ambientale della Regione Toscana – non è stato neppure rinnovato.
Ma sulla TAV, in Italia e non solo, si addensano nubi sempre più minacciose.
Se nella Bologna di Sergio Cofferati la popolazione insorge esasperata con la solidarietà del Quartiere dopo 8 anni di rumori, vibrazioni e polveri del cantiere TAV, minacciata da un assetto definitivo della viabilità destinato a lasciare un impatto permanente (proprio oggi le 110 famiglie che vivono nei palazzi più esposti bloccheranno i camion con una barriera umana in Via Corelli, nel quartiere Savena), a Strasburgo il 25 settembre una folta delegazione popolare delle Valli di Susa, Val Sangone, di Torino e cintura depositerà almeno 27.000 “lettere di contrarietà” a “qualsiasi tracciato TAV-TAC” e ad “ogni ipotesi di qualunque nuovo tunnel, sia ferroviario sia autostradale”, rafforzate dalle deliberazioni di 31 Consigli comunali e della Comunità Montana, e a Bruxelles le cose non vanno meglio: la questione del finanziamento per oltre 40 miliardi di euro, riferiscono le agenzie, “resta senza dubbio la più delicata e non ancora risolta”, come si legge nel secondo rapporto sulle reti transeuropee nella parte dedicata alla Lione-Torino-Budapest; “incertezze significative” persistono anche sul calendario di realizzazione delle sezioni Treviglio-Padova e sulle sezioni slovene ad est di Divaccia “per le quali la questione del finanziamento è ugualmente problematica”; per quanto riguarda nello specifico i finanziamenti, la decisione di attribuzione dei fondi ai progetti Ten “non sarà nota che alla fine del 2007”.