Firenze, 31 ottobre 2006- Ricoprono il 70% della superficie forestale regionale, su un’estensione di 670 mila ettari. Sono le tipologie di boschi cedui più diffuse in Toscana, al centro del progetto di ricerca quinquennale “Selvicoltura sostenibili nei boschi cedui”, coordinato dal C.R.A. – Istituto Sperimentale per la Selvicoltura di Arezzo e finanziato dall’Arsia, l’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione nel settore Agricolo-forestale i cui risultati finali sono stati presentati nel corso di un convegno ad Arezzo, che ha visto una platea di oltre 200 persone tra tecnici e operatori del settore forestale della Toscana e di altre regioni.
Il progetto di ricerca sui boschi cedui - che ha concentrato l’attenzione sul cerro (220 mila ettari), sulla roverella (112 mila ha) e sul castagno (135 mila ha) - ha preso avvio dal tema del trattamento selvicolturale, articolandosi in tre sottoprogetti, e in una serie di azioni complementari che affrontano temi multidisciplinari.
Alcune di queste azioni mirano ad acquisire maggiori conoscenze sulla biologia della componente arborea, altre sono riferite all’ambiente fisico e alla componente vegetazionale, altre ancora considerano l’impatto sull’economia delle utilizzazioni legnose. Alcune indagini riguardano i riflessi delle diverse opzioni colturali su ampi comprensori, valutandone l’impatto sulla percezione e l’assetto del paesaggio.
Il primo sottoprogetto ha preso in esame la sostenibilità biologica e colturale della matricinatura nei cedui di querce caducifoglie, studiando i rapporti tra matricinatura (in termini di qualità, quantità, età, forma di rilascio), capacità di ricaccio delle ceppaie, e produttività in cedui di cerro e roverella.
Il secondo sottoprogetto si è incentrato sulla sostenibilità biologica ed economica dell’avviamento ad altofusto dei cedui a prevalenza di cerro e sulle tecniche di realizzazione, individuando parametri colturali direttamente applicabili dagli operatori forestali.
Il terzo sottoprogetto, dedicato alla qualità della produzione legnosa nei cedui di castagno, ha messo a punto modelli di selvicolturali alternativi al ceduo a turno breve ed ha evidenziato le relazioni tra caratteristiche dei diradamenti e qualità del legno nella gestione a turno medio-lungo.
Nell’arco dei 5 anni del progetto sono stati realizzati incontri tecnici e seminari di divulgazione dei risultati intermedi, nonché visite guidate nelle aree oggetto di studio che hanno riscosso un ampio interesse da parte del mondo degli operatori.
Nel Volume degli “Annali dell’Istituto Sperimentale per la Selvicoltura” distribuito al convegno e dedicato alla divulgazione dei risultati del progetto, in cui sono raccolti 17 ampi contributi tecnico-scientifici, sono descritte le aree di studio e i boschi che hanno interessato la ricerca, e le indicazioni tecnico-operative che sono emerse dai diversi sottoprogetti.