"Interventi di ingegneria naturalistica in Toscana: prime esperienze di monitoraggio": è questo il titolo del quaderno Arsia che sarà presentato domani, 22 aprile, nel corso del convegno dedicato al tema dell'ingegneria naturalistica che si svolgerà all'Auditorium del Centro Polivalente "Maccarone", su iniziativa della provincia di Pisa in collaborazione con la stessa Arsia e la sezione toscana dell'Aipin.
Il convegno, che vedrà la partecipazione dell'Amministratore dell'Arsia, Maria Grazia Mammuccini, è l'occasione per illustrare il lavoro pluriennale compiuto dall'Arsia nel settore dell'ingegneria naturalistica, parte del quale, relativa al monitoraggio di 8 interventi realizzati in varie zone della Toscana, è documentato nella pubblicazione, ricca di dati e di immagini illustrative, che verrà presentata proprio domani.
La difesa del suolo e la regimazione delle acque - commenta Maria Grazia Mammuccini, amministratore Arsia - sono obiettivi strategici per la tutela dell'ambiente e delle sue risorse, rilevanti per tutto il territorio, collinare, montano e di pianura, urbanizzato oppure agricolo e forestale.
In Italia, e anche in Toscana, fino agli anni '40-'50 l'intimo legame che univa l'uomo al suolo (agricoltura, pascolo, ecc), garantiva una gestione del territorio con sistemazioni idraulico-agrarie rispondenti ai principi agronomici di difesa del suolo e di regimazione delle acque superficiali (terrazzamenti, rete di fossi e capofossi, etc.). Con l'abbandono progressivo delle aree montane, seguì la cosiddetta "stagione dei rimboschimenti" pubblici (anni 50-60) a cui si aggiunsero sistemazioni idrauliche negli anni 60-70, prevalentemente di tipo ingegneristico, con l'impiego di materiali e strutture, sovente ad alto impatto ambientale, mentre i rimboschimenti furono monospecifici e non sempre rispondenti ai criteri di una selvicoltura naturalistica.
Negli anni '80 e '90 lo spopolamento della montagna e della collina e la mancanza di manutenzione del territorio agro-forestale favorì il verificarsi di fenomeni alluvionali e franosi con gravi danni a persone e cose.
Basti pensare, in Toscana, alle varie alluvioni del 1992 e 1993 nel Valdarno Superiore e a quella dell'Alta Versilia e Garfagnana nel giugno 1996. In seguito a quegli eventi cominciarono ad affermarsi le tecniche di Ingegneria Naturalistica, al fine di realizzare interventi che garantissero sicurezza, ma anche tutela dell'ambiente (vegetazione, fauna, habitat, sistemi idrici) e del paesaggio.
L'ARSIA ha realizzato e ha in corso diversi progetti e attività nel settore. Ricordo fra gli altri - continua Mammuccini - il Progetto Europeo "Principi e linee guida per la protezione ambientale dei bacini idrografici sottoposti ad alluvioni improvvise - Intervento sperimentale in un bacino pilota" (Progetto pluriennale 1997-1999) dal quale sono scaturite Linee guida generali per fronteggiare alluvioni improvvise anche in relazione alle diverse condizioni ambientali del territorio.
Il progetto pluriennale 2002-2005 "Progettazione e collaudo di sistemazioni agrarie a basso rischio erosivo per impianti viticoli, compatibili con l'assetto paesaggistico ed ambientale volto alla definizione di interventi sistematori e colturali in grado di ridurre il rischio erosivo nei vigneti rendendoli compatibili con l'assetto paesaggistico-ambientale.
Il Progetto inerente la relazione tra gestione selvicolturale dei boschi e stabilità dei versanti - Progetto pluriennale 2002-2006 per l'individuazione delle aree del territorio regionale più sensibili dal punto di vista del dissesto idrogeologico, con particolare riferimento alle aree con copertura forestale.
Il Coordinamento del monitoraggio di interventi di Ingegneria Naturalistica realizzati in Toscana nell'ambito del programma di sperimentazione e monitoraggio attivato per iniziativa della Giunta Regionale nel 1996 (fasi di intervento ARSIA 1997-2003) i cui risultati sono illustrati nella pubblicazione che viene presentata adesso.
Si tratta, in proposito, di otto esperienze condotte in diverse zone della Toscana, che riguardano interventi di sistemazione e consolidamento di torrenti o di versanti montani e collinari a rischio franoso, in Garfagnana (Turrita Secca), Val di Pesa (Borro Buca ai Ladri), Casentino (torrente Sova), Isola d'Elba (fosso di Pomonte), Alta Versilia (fosso delle Rave), Media Valle del Serchio, San Casciano dei Bagni (casa del Rigo), Radicofani (torrente Socenna).
Al tema della tutela del territorio grazie ad interventi di ingegneria naturalistica fanno riferimento anche due protocolli d'intesa firmati dall'Arsia.
Il primo con la Società Autostrade del dicembre 2000 che impegna i due soggetti firmatari alla collaborazione e all'impiego delle tecniche di Ingegneria Naturalistica nella sistemazione del suolo in genere, nella sistemazione dei suoli di pertinenza stradale, nella sistemazione dei dissesti legati alla non corretta gestione delle acque meteoriche e al riutilizzo degli scarti o residui di lavorazione del settore agricolo e forestale per il reimpiego negli interventi di Ingegneria Naturalistica;
Il secondo stipulato nel febbraio di quest'anno con l'URBAT (Unione Regionale per le Bonifiche, l'Irrigazione e l'Ambiente della Toscana), le organizzazioni professionali agricole e l' UNCEM, che raccoglie le Comunità Montane, che impegna le parti a collaborare e per realizzare iniziative comuni in materia di razionalizzazione della gestione irrigua, finalizzata alla tutela delle risorse idriche superficiali e sotterranee, e al monitoraggio del territorio.
Quello del monitoraggio - conclude Mammuccini - è proprio il tema dell'ultima pubblicazione Arsia, che intende fornire un primo contributo in questa direzione.
Una direzione sulla quale sarà necessario puntare l'attenzione e compiere ulteriori sforzi per l'importanza che il monitoraggio delle opere realizzate riveste al fine del mantenimento della loro efficacia, così come per l'acquisizione di ulteriori dati e informazioni sui siti oggetto d'intervento, al fine di costituire in Toscana una rete rappresentativa da tenere sotto osservazione costante nel tempo.