FIRENZE- Il 2002 è stato scelto come Anno Internazionale delle Montagne dalle Nazioni Unite con il supporto della Fao. Così in tutto il mondo si sono svolte iniziative sulle zone montane, sulle comunità che le abitano, nonché sul ruolo che queste giocano per gli equilibri economici, sociali e ambientali. I territori montani, uno dei punti centrali di Agenda 21 a Rio, sono stati argomento di discussione e confronto anche al vertice per lo sviluppo sostenibile di Johannesburg.
La Regione Toscana ha deciso di impegnarsi a fondo sull'Anno internazionale, nell’ambito di un impegno per i propri territori montani che non è certo iniziato e che non finirà nel 2002.
Alcuni dati. Con 157 comuni su 287, una popolazione di circa 630mila abitanti (superiore a quella dell’area urbana fiorentina) e oltre un milione di ettari, il territorio classificato come montano rappresenta circa la metà della Toscana.
La fuga dai paesi di montagna, che ha caratterizzato – a partire dal dopoguerra – anche molte zone della nostra regione, sembra però essersi arrestata e oggi, almeno in alcune parti, si registra una inversione di tendenza. Se dal 1951 c’era stato un calo del 20 per cento dei residenti - contro un aumento nel resto della regione del 23 per cento -, a tutt’oggi, salvo qualche caso, il saldo migratorio delle Comunità montane è positivo (si attesta intorno allo stesso 0,7 per cento del resto della Toscana con un saldo attivo, in alcune aree, fino all’1,8 per cento) e l’esodo sembra essersi arrestato.
C’è voglia di restare o di tornare, di riscoprire le radici e di riappropriarsi delle proprie tradizioni, di rilanciare comunità e culture che rischiavano di scomparire.
L'Anno Internazionale della Montagna è l'occasione per affermare la convinzione che una parte essenziale del territorio e della identità toscana, troppo spesso considerata marginale e legata al passato, può trasformarsi in una realtà e in una opportunità decisiva per il futuro della nostra regione.
Gli impegni della Regione
Nel 2000 il governo regionale ha introdotto una nuova delega, il Coordinamento per le politiche della Montagna, con l’obiettivo di fare uno sforzo straordinario per garantire l’attenzione necessaria ai delicati problemi di queste zone, da affrontare in un'ottica integrata.
Un altro passaggio rilevante è stata la costituzione della Consulta regionale della Montagna, un nuovo organismo istituito dalla Giunta, che si è insediato lo scorso 28 marzo.
Presieduta dall’assessore al coordinamento delle politiche per la montagna Tommaso Franci, la Consulta è composta dal presidente dell’Uncem regionale e dai presidenti delle Comunità montane della Toscana. Di volta in volta, secondo le tematiche affrontate, il presidente coinvolge anche gli altri assessori, titolari delle politiche settoriali.
Le politiche della montagna hanno acquistato un particolare rilievo anche nel Programma Regionale di Sviluppo 2001–2005. In questo contesto, la Regione Toscana ha già varato alcuni importanti provvedimenti per la montagna:
- il riordino delle Comunità Montane della Toscana, enti che rappresentano un ambito territoriale ottimale per lo svolgimento di funzioni e di servizi, oltre che per la gestione degli interventi speciali per la montagna;
- la riforma della gestione del fondo a sostegno delle attività economiche nelle aree montane (fondo Alto);
- l’esenzione totale IRAP per le piccole attività commerciali situate nei territori montani;
- la riduzione dell’aliquota IRAP per attività produttive in zone montane.
(l’Irap è stata portata per le imprese con un imponibile fino a 150 milioni dal 4,25 per cento al 3,75 per cento).
Nello specifico, il regolamento per l’esenzione dall’Irap degli esercizi commerciali che svolgono servizi di pubblica utilità è stato approvato dalla giunta regionale la scorsa estate. E' una delle iniziative che la Regione sta portando avanti a sostegno dei comuni montani in attuazione dell’articolo 1 della legge regionale 65 del 21 dicembre 2001 (“Legge finanziaria 2002”).
Potranno usufruire dell’esenzione gli esercizi commerciali in senso stretto (ad eccezione dei pubblici esercizi - come bar, ristoranti, alberghi - e dei servizi artigianali tipo parrucchieri o carrozzieri) nei territori classificati come montani e ubicati in frazioni o in località con meno di 500 abitanti: la dimensione demografica del luogo in cui si trova l’esercizio condiziona infatti direttamente la sua vita economica, delimitando la domanda potenziale. Il regolamento va incontro alle esigenze di un territorio che rischia di essere sempre più depauperato, dando un aiuto concreto agli esercizi commerciali che già svolgono una funzione di presidio territoriale e di servizio alla popolazione di montagna.
Condizione essenziale per beneficiare dell’esenzione resta comunque quella di svolgere oltre alla normale attività commerciale anche servizi di pubblica utilità: dai servizi fax o Internet alle informazioni turistiche, ai servizi pubblici per conto del comune, dell’Asl, delle Poste e altro. Sono almeno 300 gli esercizi coinvolti - la scadenza per le domande era al 31 ottobre. Il risparmio per le imprese dovrebbe complessivamente aggirarsi sui 400 mila euro l’anno.
Fra le iniziative a favore dei comuni montani rientra anche l’attivazione del Fondo Alto anche per le piccole e medie imprese commerciali e per i pubblici esercizi situati – appunto - nelle zone montane della Toscana.
Le aziende che accedono ai fondi istituiti dalla Regione Toscana e gestiti da Fidi Toscana a favore delle attività produttive potranno beneficiare di una riduzione del tasso di interesse di un ulteriore punto, se situate nei territori classificati montani e con altitudine superiore ai 300 metri. Il Fondo Alto consiste nella riduzione ulteriore di un punto del tasso di interesse, fino a un massimo di quattro punti totali, in aggiunta all’abbattimento operato dai fondi di credito agevolato a favore delle attività produttive, istituiti dalla Regione Toscana.
I fondi in questione sono: Fondo Meta, Fondo Comunicare, Fondo Legge Regionale 27/93, Fondo Zenit. A questi si è aggiunto il fondo per le piccole e medie imprese commerciali, denominato Fondo Sirio 2002.
I sette seminari ed il Piano di azione
Difesa del suolo, forestazione e bonifica, cultura e tradizioni, infrastrutture, economia e turismo, sanità e servizi sociali, lavoro e istruzione, legislazione: sono stati questi i temi dei sette seminari organizzati da marzo a ottobre in altrettante località della Toscana montana per compiere un’analisi a 360 gradi di tutte le problematiche e delle prospettive.
Un percorso di approfondimento e di confronto fra tutti i soggetti interessati, con l'obiettivo di arrivare ad un Piano d’azione per la montagna toscana che, discusso in questa Conferenza finale di Firenze, sarà compiutamente elaborato nel corso del 2003.
Quattro le idee forza: la sussidiarietà istituzionale e sociale, la defiscalizzazione e la semplificazione, le nuove tecnologie e la sostenibilità ambientale. La convinzione di fondo è che le zone montane siano oggi portatrici di un modello di sviluppo sostenibile: la montagna deve essere tutelata per tutte le sue ricchezze naturalistiche e ambientali, per l’importanza delle sue attività rurali e delle sue tradizioni, ma rappresenta anche un’occasione per la ricerca e la sperimentazione con tecnologie avanzate, un motore per lo sviluppo e l’occupazione.
1.
Difesa del suolo, forestazione e bonifica nei territori montani
La Toscana è la prima regione forestale d’Italia con una superficie boscata di oltre 1 milione di ettari e un indice di boscosità (47 per cento) tra i più alti delle regioni europee. Nell’economia montana la sola filiera del legno dà lavoro a 40 mila addetti impiegati in 13 mila aziende di trasformazione. Nella raccolta dei prodotti sono impegnati 10 mila raccoglitori professionali di funghi che permettono di coprire alla Toscana un quinto dell’intera produzione nazionale, oltre a quelli dei tartufi e degli altri prodotti del sottobosco: sono circa 60 mila all’anno i quintali di marroni e castagne commercializzati.
Alla tutela di questo patrimonio lavorano 700 operai forestali mentre 36 sono le cooperative di lavoro e servizio iscritte all’Albo regionale delle imprese agro forestali e impiegano 900 operai e circa 100 tra tecnici e laureati.
Il Piano regionale forestale assicura finanziamenti annuali per quasi 25 milioni di euro di cui 2 sono assegnati alle Comunità montane. Complessivamente i fondi a disposizione ammonteranno a 124 milioni di euro in tre anni.
La difesa del suolo e la prevenzione del rischio idraulico passa anche attraverso una corretta gestione del territorio per la quale è necessaria quella “manutenzione diffusa” ad opera degli stessi abitanti.
Per questo la Regione intende privilegiare il ruolo dei circa 50 mila agricoltori ancora presenti in montagna applicando la legge nazionale che prevede la possibilità per gli enti locali di affidare direttamente senza gara una serie di lavori di manutenzione del territorio ai coltivatori di aziende montane e alle cooperative di produzione agricola e di lavori forestali che hanno sede in montagna.
2. Le culture della montagna
Notevole è la vitalità culturale delle aree di montagna: nei comuni montani della Toscana si contano 129 musei mentre sono ben 87 le biblioteche di enti locali presenti in queste aree e 16 i teatri.
La Regione è da tempo impegnata nella tutela e nella valorizzazione di questi tesori. Uno dei fronti su cui si gioca la sfida è quello della gestione di sistemi innovativi di documentazione, conservazione e accesso a tutti i dati disponibili. L’altro è quello della promozione per far conoscere a un pubblico sempre più vasto le zone montane e le loro peculiarità di paesaggio, d’ambiente, di tradizioni, di antichi mestieri, di pratiche agricole. In questo senso lo sviluppo del sistema informativo legato a Internet conoscerà un ulteriore passo in avanti grazie al nuovo portale della Toscana.
3.
Infrastrutture e servizi pubblici nella aree montane
La Regione ha varato un piano straordinario di investimenti – 1.445 milioni di euro in tre anni – per far fronte a numerosi interventi strutturali: buona parte di essi sono destinati a coprire un deficit di infrastrutture e collegamenti, e una parte considerevole riguarda proprio le aree di montagna.
In particolare, è stato promosso un piano da 900 milioni di euro per le strade ex statali: da qui al 2007 molte saranno le strade montane oggetto di importanti interventi.
In particolare oltre 50 milioni di euro sono previsti per la ristrutturazione di vari tratti della Statale 445. In un accordo definito con la Regione Emilia Romagna si parla di “riqualificazione di tutta la rete stradale di attraversamento appenninico, nella convinzione che il miglioramento di quelle arterie possa essere funzionale all’economia di quel territorio e alla permanenza delle popolazioni che ci vivono, al contrario di altre ipotesi come quella relativa all’autostrada Lucca-Modena che finirebbero per emarginare completamente intere aree montane, dalla Lunigiana alla Garfagnana”.
4.
L’economia della Montagna
La montagna toscana ha una sua struttura produttiva: 71 mila aziende, di cui 21mila artigiane (a fronte delle 315 mila dell’intera Toscana, con 93 mila artigiane) la maggior parte delle quali s legate alle risorse e alle attività tipiche delle zone montane. Le carte che la montagna toscana può giocare sono racchiuse nel turismo, nei prodotti tipici e nell’artigianato rurale. Nel 2001 le presenze turistiche nelle zone montane - pur ancora marginali nel quadro dei flussi turistici dell’intera regione, di cui rappresentano il 2,5 per cento del totale – sono cresciute del 9,5 per cento, raggiungendo le 965mila unità, con un marcato aumento degli stranieri (+40,4 per cento).
Le politiche regionali per l’agricoltura hanno destinato – attraverso l’ultimo Piano di Sviluppo rurale – oltre 150 milioni di euro alla selvicoltura e a misure destinate alle foreste toscane (vedi anche punto 1). Analoga attenzione è stata data alla salvaguardia degli allevamenti caratteristici, che aveva già visto il varo di una vista ad hoc.
Per vincere la sfida della qualità a livello locale, la Regione si è attrezzata con una serie di strumenti che vanno dai fondi europei ai piani di sviluppo, dai patti territoriali agli strumenti per sostenere gli investimenti in innovazione e ricerca.
5.
Servizi sociali e sanitari in montagna
La Regione spende ogni anno circa 1200 euro per l’assistenza sanitaria di ogni cittadino. Garantire i servizi in montagna, costa circa il 15-20 per cento rispetto alle zone di pianura. E’ per questo che è stato istituito un apposito fondo di accantonamento per qualificare l’assistenza sanitaria nelle zone montane: si tratta di 19 milioni di euro in un triennio: 6 quest’anno, 6,4 nel 2002 e 6,8 nel 2004. I fondi sranno assegnati su progetti predisposti in accordo con le Conferenze dei sindaci e con le Comunità montane.
I principali obiettivi:
- il potenziamento dei servizi di emergenza urgenza in collaborazione con le associazioni del volontariato, attraverso le guardie mediche. Sviluppo dell’elisoccorso diurno e notturno;
- mettere in rete tra loro gli ospedali attraverso la telemedicina, facendo “spostare” in tempo reale analisi, referti e radiografie invece che le persone. Per questo specifico progetto è previsto uno stanziamento di oltre 4 milioni di euro nel triennio;
- meccanismi di incentivazione economica per il personale medico ed infermieristico che sceglie di lavorare nelle zone montane.
- Mantenimento di 9 ospedali nelle zone montane, in deroga alla normativa che prevede solo strutture dotate di più di 120 posti letto.
Un’attenzione specifica agli enti locali montani con particolare riferimento alla condizione degli anziani, è assicurata anche dal Piano sociale integrato.
6.
Istruzione, formazione e politiche del lavoro
I dati sull’andamento del mercato del lavoro – all’interno di un quadro regionale comunque buono – mostrano una netta controtendenza nelle zone montane dove cresce l’occupazione, in un rapporto fra nuovi ingressi e regressi addirittura migliore rispetto ad altre zone. Il “segreto” di questo successo deve essere ricercato nell’attuazione di alcuni punti fondamentali delle politiche regionali per l’istruzione, l’educazione, la formazione e il lavoro nelle zone montane.
Determinanti si sono rivelati la flessibilità dei servizi educativi, l’integrazione dei piani di istruzione, formazione e lavoro attuata grazie al testo unico approvato dalla Regione, i Cred (Centri risorse educative), l’educazione permanente degli adulti, la teleformazione ed il teleorientamento.
Il sistema scolastico toscano rimane, inoltre, uno dei più capillari d’Italia, mentre il sistema di teleformazione regionale offre circa 150 possibili corsi di ogni livello, che possono essere seguiti e portati avanti anche da casa.
Le azioni prioritarie che coinvolgono e coinvolgeranno sempre di più le zone montane riguardano:
- l’uso diffuso delle nuove tecnologie;
- la programmazione zonale attraverso la promozione dell’aggregazione dei Comuni e la flessibilità dei servizi.
Entro un anno si realizzerà un nuovo progetto per l’orientamento: sarà lanciato un programma per la fornitura di strumenti orientativi, inseriti nella rete telematica regionale e nei sistemi di teleformazione.
7.
Le istituzioni della montagna
La Regione ha deciso già lo scorso anno una serie di incentivi economici per favorire le forme associative per i piccoli comuni. Per il 2003 sono stati stanziati oltre 3 milioni e mezzo di euro nella consapevolezza che gestire assieme una serie di servizi porterà anche ad un risparmio di risorse.
Altro punto forza: i progetti di e-government che prevedono la creazione di sportelli unici on-line per le attività produttive, banche dati con offerte e domande di lavoro consultabili da qualsiasi parte della Toscana, il catasto in rete, a disposizione di tutti i Comuni.