Carrara – La pietra ha infiniti colori, così come il marmo bianco ha infinite sfumature. Solo sulle Apuane se ne conoscono oltre 80 varietà commerciali: il bianco ordinario, quello venato, l’arabescato, lo statuario, il paonazzo, il cremo, lo zerbino, il calacatta, che è un marmo tra i più preziosi per via delle macchie grigio chiaro o crema, bordate di venature giallo oro.
Pregi e difetti di queste straordinaria ricchezza sono al centro di un convegno tecnico, intitolato Tutti i colori della Pietra, che il 1° giugno CarraraMarmotec 2006 dedica ai molti materiali lapidei bianchi italiani, per approfondirne la conoscenza dal punto di vista geologico, merceologico e commerciale.
Sede del convegno alla fiera di Carrara la Marmoteca dell’Internazionale Marmi e Macchine (IMM), che è appunto una specie di museo in cui sono esposti anche gli infiniti campioni dei graniti apuani.
A un espertissimo del settore, il geologo Antonino Criscuolo dell’Ufficio Cave del Comune di Carrara, il compito di aprire i lavori con la descrizione dettagliata dei bacini marmiferi locali. Per la descrizione dei bacini estrattivi di Massa, Garfagnana e Versilia è invece previsto l’intervento del geologo Sergio Mancini chiamato a presentare una rassegna sulle cave e i materiali in produzione, nel quadro di una ricerca tecnica legata al completamento del Progetto Marmi, coordinata dal professor Luigi Carmignani dell’Università di Siena.
Dalla produzione all’impiego.
L’architetto Marcantonio Ragone, che coordina il concorso Marble Architectural Awards (MAA) promosso dall’Internazionale Marmi e Macchine con le principali aziende del settore, ha appunto l’incarico di arricchire il convegno con una descrizione dei possibili utilizzi dei marmi bianchi apuani in architettura e delle ormai innumerevoli opere realizzate in tutto il mondo, più volte premiate e segnalate proprio dal MAA.
Il quadro dei materiali bianchi nazionali è integrato dalla particolare e pregiata produzione del Bianco di Lasa (il bacino estrattivo è in provincia di Bolzano, con cave attive a quasi 3000 metri di quota) e del granito bianco di Montorfano, le cui cave, in provincia di Verbania, fanno parte dei complessi granitici di Baveno.
Completano il mosaico i graniti bianchi e bianco-rosati della Sardegna (tra cui Bianco Sardo, Bianco Fiore, Bianco di Aggius).
Sono estratti nell’area di Budduso e hanno fornito grandi prestazioni anche a livello internazionale.
Come curiosità storiche, in particolare per le pietre indicate per il restauro monumentale, si segnalano infine i marmi bianchi di Bergamo e del Piemonte (Bianco di Zandobbio e di Musso, Bianco di Prali) utilizzati soprattutto in passato.