Carrara – La bilancia commerciale del settore lapideo si conferma in calo (leggero), ma nello scacchiere mondiale emergono segnali di ripresa che le imprese italiane possono ben sfruttare. E’ quanto rileva l’Internazionale Marmi e Macchine (IMM) nell’atteso rilevamento annuale diffuso oggi, come di consueto alla vigilia di CarraraMarmotec, la fiera mondiale del marmo in programma dal 31 maggio al 3 giugno.
Rispetto al 2004, nel 2005 l’Italia ha esportato oltre 4,7 milioni di tonnellate (+1,1) di marmi, graniti e pietre per 1,77 miliardi di euro (-0,5%), e ne ha importate 3 milioni (+1,3%) pari a 552 milioni di euro (+ 4,08%).
Il trend dell’export nazionale (vedi tavola allegata) è tuttavia molto diversificato, con 3,1 milioni di tonnellate per le sole voci più importanti: marmi + 6,7%, graniti, sia in blocchi che in lastre, +1,1%. A questo aumento delle quantità corrisponde però un ribasso del valore (1,69 miliardi di euro delle voci di maggior pregio): -2,8% per il marmo, -14,2% per i graniti. Un calo solo parzialmente equilibrato dal granito lavorato (+3,3 %).
“Sono risultati inferiori alle aspettative”, commentano Giancarlo Tonini e Paris Mazzanti, presidente e direttore di IMM, “La contrazione riguarda tutte le voci, né è compensata dai nuovi mercati dell’est Europa e del nord Africa.
Partner storici come l’Estremo Oriente per le aziende italiane sono di fatto perduti. Malgrado ciò, si vedono interessanti segnali di ripresa: il consumo dei lapidei si sta infatti espandendo in tutto il mondo, un’opportunità da sfruttare, visto che le nostre chance competitive restano forti in molte aree importanti”.
Quanto all’industria di produzione delle macchine per lavorare la pietra, la leadership italiana è solida, ma aumenta la concorrenza nelle fasce meno qualificate del mercato, un trend che in futuro potrebbe incidere sul volume delle esportazioni italiane anche se non sui valori.
Il trend dei singoli mercati sarà illustrato nel corso di CarraraMarmotec con la presentazione di Stone Sector 2006, il nuovo annuario statistico dell’interscambio mondiale. Nord Africa e Medio Oriente si confermano intanto come aree in espansione significativa capaci di assorbire sia marmo che granito lavorato. Il Nord Africa acquista in particolare blocchi e lastre di marmo.
“Molto”, aggiungono Tonini e Mazzanti, “dipenderà dall’euro: se conserverà gli attuali livelli sul dollaro aiuterà l’intera economia europea.”
Quanto al distretto apuo-versiliese è ancora luogo di eccellenza per produzione e trasformazione, anticipatore di tendenze che si riflettono sull’intero territorio nazionale.
Oggi sembra aver superato la crisi dopo un secondo semestre 2005 che ha restituito fiducia alle aziende. Le performance degli anni Ottanta e Novanta sono lontane, ma il portafoglio ordini si sta di nuovo allungando e lo fa più che nel resto d’Italia.
Per il distretto il mercato interno resta fondamentale, mentre la partita dell’export (sono in atto importanti trasformazioni legate alle necessità della competizione globale) si gioca tutta tra Usa, Nord Africa e Medio Oriente (vedi tavola allegata) dove cala il tonnellaggio esportato (-11,7%), ma aumenta il valore (+2,7%).
Gli Usa assorbono il 44% della produzione, seguiti dall’Unione Europea con il 15% (17% nel 2004) e dal Medio Oriente con il 14% (12% nel 2004).
“Il quadro”, spiegano Tonini è Mazzanti, “è sostanzialmente stabile, ma lascia ben sperare malgrado l’aggressività della concorrenza. Sembra peraltro delinearsi una ripresa generale delle economie dei paesi versi i quali l’Italia esporta. E ciò tornerà senza dubbio a nostro vantaggio”.