Carrara – L’architetto inglese Norman Foster e il collega cino-americano Pei Ieoh Ming sono i vincitori ex aequo della 22° edizione del Marble Architectural Arward (MAA 2006), il prestigioso premio internazionale assegnato ai progettisti che utilizzano marmi e pietre italiani, sia alle aziende italiane fornitrici.
L’annuncio ufficiale è stato dato oggi a Carrara dai vertici dell’Internazionale Marmi e Macchine-IMM (il presidente Giancarlo Tonini e il direttore generale Paris Mazzanti), la società che promuove il prestigioso premio in collaborazione con l’Istituto per il Commercio Estero, il Ministero degli Esteri e Toscana Promozione.
Foster e Ming sono stati entrambi premiati per la sezione Rivestimenti Esterni: il primo per il progetto della Great Court del British Museum di Londra, l’altro per il Deutsches Historishes Museum di Berlino.
Nella sezione Rivestimenti Interni premiato invece l’architetto belga Binst Crepain. Per l’Arredo Urbano ex aequo allo studio inglese Skidmore, Owings and Merril e al croato Nenad Fabijanic (piazza e lungomare della città dalmata di Pag), con menzione speciale per il bosniaco Nihad Babovic, progettista del nuovo cimitero di Sarajevo.
All’edizione 2006, riservata all’Europa, hanno concorso 135 progetti (61 nella sezione Interni, 35 per gli Esterni, 29 per l’Arredo urbano) in rappresentanza di 32 nazioni.
Presieduta da Tonini, la giuria internazionale si è riunita a Berlino nel Deutsche Architektur Zentrum, composta dal direttore dell’ufficio ICE di Berlino Marco Cimini, da Romano Viviani, docente a Firenze alla Facoltà di Architettura, dagli architetti Martin Seelinger, designato dall’Accademia di Belle Arti di Carrara, e da Bernd Blaufelder per l’ordine degli architetti tedeschi (BDA).
L’Europa, come noto, è il principale mercato del settore lapideo italiano. Secondo l’osservatorio IMM, nel 2005 ha assorbito 2,8 milioni di tonnellate di marmi, graniti e pietre, grezzi e lavorati pari a € 815 milioni.
Le voci maggiori riguardano i graniti lavorati (593 mila tonnellate per € 437 milioni) e dei marmi lavorati (252 mila tonnellate per € 206 milioni) impiegati nella grande architettura: al MAA hanno infatti partecipato molte opere realizzate con marmi forniti da aziende italiane. Quanto a Berlino è stata scelta per ospitare i lavori della giuria trattandosi della città che negli ultimi 10 anni ha più cambiato il proprio volto, attraendo professionisti da tutto il mondo e offrendo nuovi contributi all’architettura e alla cultura del paesaggio costruito.
Benché del tutto diversi, i due progetti vincitori nella sezione Rivestimenti Interni sono entrambi straordinari monumenti all’uso della pietra.
Il Great Court, realizzato nel 2000, sfrutta uno spazio inutilizzato del British Museum grande come un campo di calcio, ed è ora la superficie coperta più grande d’Europa grazie a un’innovativa copertura in vetro e acciaio. I materiali (calcari francesi e spagnoli) sono stati forniti dalla Savema di Pietrasanta.
Il Museo di Storia Tedesca, situato tra l’Isola dei Musei e il mitico viale Unter den Linden, si configura invece come un solitaire chiuso da pareti di materiale lapideo a grossi blocchi (calcare beige), modellato su forme che citano edifici preesistenti e vetrate che inquadrano, come in una galleria d’arte, gli edifici storici che la circondano.
Menzioni speciali per il Christ Papillon di Hannover, l’Hotel Concorde di Berlino e l’Archivio di Nantes, entrambi realizzati in parte con marmo Bianco di Carrara.
Il Bianco di Carrara distingue anche il progetto vincitore della sezione Rivestimenti Interni. Si tratta di un’abitazione privata a Humbeeck (Belgio). Menzione per la Facoltà di Legge di Girona (Spagna) firmata dallo studio RCR Aranda Pigem Vilata Arquitectes.
Infine, nella sezione Arredo Urbano ex aequo per la ristrutturazione del Broadgate Public Space di Londra (i materiali, tra cui Pedro Sardo e travertini, sono stati forniti dalla Campolonghi) e per la Piazza e il lungomare di Pag, Croazia.
Nella menzione per il cimitero di Sarajevo la giuria elogia l’uso del marmo Bianco di Carrara (fornito dalla ditta carrarese La Facciata) in insistite steli funerarie. Un insieme, annota, che “ha creato un luogo della memoria di intenso coinvolgimento emotivo”.