Il settore italiano della pietra naturale attraversa un periodo molto complesso con una situazione che si trascina ormai da alcuni anni e che, secondo i dati Istat relativi ai primi nove mesi del 2005, rielaborati come di consueto dall’Internazionale Marmi e Macchine, evidenzia una situazione molto articolata e forti diversificazioni nei singoli poli produttivi.
A tutto settembre 2005 l’Italia ha esportato 3 milioni 643 mila tonnellate di marmi, graniti, travertini ed altre pietre, grezzi e lavorati, per un valore di 1 miliardo 290 milioni e 785 mila euro ed ha importato 2 milioni 254 mila tonnellate per un totale di 413 milioni e 386 mila euro.
Rispetto allo stesso periodo del 2004, si rileva nell’export delle voci principali (blocchi, lastre e lavorati) un – 2,98% sulle quantità ed un – 2,50% sui valori, con un rallentamento delle importazioni che segnano un –3,25 in quantità e +1,1% sui valori. (vedi tavola allegata), sempre relativamente alle voci maggiori.
Registrano segni negativi le voci di maggiore interesse e valore aggiunto dell’export (marmi lavorati – 7% in quantità e – 5% in valore; graniti lavorati – 4,9% in quantità con + 1,9% in valore), mentre salgono i volumi di esportazione dei materiali grezzi e semigrezzi (+ 4,6% per marmi in blocchi e lastre e +3,2% per il granito) che però scendono come valore medio.
Per una corretta valutazione dell’andamento generale, secondo l’IMM Carrara, che giudica i dati in relazione alle proprie elaborazioni (effettuate da quasi trenta anni), le comparazioni devono essere fatte sulle statistiche del 2001, anno da considerare un vero spartiacque.
Rispetto al 2001 si hanno riscontri ancora più negativi: per le voci più importanti (lavorati e grezzi di marmo granito) il confronto segna –13,40% sulle quantità e –18,55% sui valori.
Le aree più importanti per la destinazione di marmi e graniti italiani vedono ancora in testa l’Unione Europea, anche se in calo e più su volumi che su valori, con Spagna, Olanda, Belgio, Svezia e Irlanda che sono i paesi di maggiore assorbimento, ma con un trend decisamente incoraggiante per paesi come Ungheria Slovacchia e Polonia.
Verso l’Europa non comunitaria emerge un andamento ambiguo, positivo sui volumi più che sui valori e con buona tenuta per i lavorati sia di marmo che di granito.
La Svizzera è in testa all’import dei Paesi non comunitari con oltre 65 milioni di euro, seguita dalla Russia (15 milioni e 483 mila euro) e Croazia ( 12 milioni e 856 mila euro) mentre la Turchia con 5 milioni e 600 mila euro continua a importare in maniera apprezzabile soltanto i marmi, sia grezzi e semigrezzi, che lavorati.
Marocco, Egitto, Libia e Tunisia sono i Paesi che determinano il trend positivo dell’Africa del nord, ma anche il Sud Africa rimane positivo mentre peggiora la situazione in Nord America, dove gli Stati Uniti (-14,46% sui volumi, e -4,12 in valore) arretrano praticamente su tutte le voci, tranne che per i valori dei lavorati in granito.
In netta crescita invece il Canada, che ha superato i 30 milioni di euro di importazioni dall’Italia, una quota vicina a quella dell’Arabia Saudita mentre è positivo l’andamento dell’export verso l’Australia (ma su cifre esigue).
Resta in grande negatività l’area asiatica, in particolare l’Estremo Oriente.
Le esportazioni italiane verso il Medio Oriente (stabili nei valori) sono cresciute sui volumi, tanto dei grezzi quanto dei lavorati in marmo, portando tutte le voci in segno positivo, (+16,52% sulle quantità e +1,47% sui valori) merito soprattutto dell’Arabia Saudita e del Qatar con Emirati Arabi e Giordania in fase discendente.
In Estremo Oriente note positive solo per la crescita costante delle esportazioni verso l’India.
Migliora anche Singapore, ma Cina, Corea, Giappone, Hong Kong e Taiwan sono in calo costante: nel complesso l’area cala con -13,2% in quantità e –5% in valore sull’insieme delle voci più importanti, con la Cina che scende del -30,3% e del -25,7% rispettivamente su volumi e valori.
Anche le importazioni risentono del clima generale del settore e crescono in valore ma non in volume; migliora la qualità dei lavorati importati dall’estero, sia dall’Unione Europea che dall’Estremo Oriente, ma si consolida un dato già rilevato: le nostre importazioni dalla Cina sono dovute per quasi due terzi ai lavorati, con i manufatti in granito che sono scesi improvvisamente.
Nel contesto nazionale anche il comprensorio apuo versiliese risente delle difficoltà generali e il dato ristretto alle voci di maggior pregio lo vede ancora in flessione, sia sui volumi che sui valori.
I dati del comprensorio apuo versiliese sono più negativi del saldo nazionale, con esportazioni per 680.000 tonnellate di marmi e graniti grezzi e lavorati per un valore di 332 milioni di Euro (-3,82% in quantità e segno negativo, –5,28%, anche in valore) e quasi 790 mila tonnellate di granulati e polveri esportate per un valore di circa 29 milioni di euro (vedi tavola allegata),.
In controtendenza il comportamento dell’export di marmi grezzi e semigrezzi, che crescono in quantità ma non in valore, mentre le altre voci registrano saldi negativi su base annua e un saldo complessivo negativo che rimane pesante anche in confronto con il dato nazionale.
Riguardo alle aree di esportazione, rimane positiva l’Europa non comunitaria, che si associa all’Africa, soprattutto settentrionale, nel rappresentare una alternativa crescente ai mercati tradizionali.
Non sorprende il calo dell’America del Nord, dove comunque la cifra assoluta resta alta (130 mila tonnellate, per 142milioni e 328 mila euro ma rispettivamente -10,4% e -7,8% sul 2004), già annunciato dal trend dei mesi precedenti, che coinvolge un po’ tutte le voci, mentre migliora il trend verso il Medio Oriente (+8,3% sui volumi, e +3,4% sui valori), che torna attivo sia in volume che in valore (a giugno lo era solo sui volumi) dopo molto tempo.
L’Estremo Oriente, invece, continua nella sua discesa, con l’eccezione dell’India (+13% in quantità, e +0,7% sui valori, per le voci maggiori), a conferma dei suoi storici legami con il comprensorio apuo versiliese.
Anche le importazioni del comprensorio toscano scendono, particolarmente quelle di granito (-11,9% in quantità e -9,9% in valore solo sui grezzi) da tutte le aree fornitrici evidenziando che si tratta non solo di un trend ma di un momento di generale ridimensionamento delle attività.
Un trend negativo, sia nelle cifre assolute che nelle tendenze, ancora più preoccupante perché, ad oggi, non emergono con chiarezza elementi o iniziative utili a creare una politica di rilancio per un comparto che, soprattutto nei livelli locali attraversa uno dei momenti più difficili della sua storia.
Il comprensorio apuo-versiliese deve misurarsi con un sistema internazionale fortemente competitivo che lo ha scalzato dalle sue posizioni e dovrà studiare e realizzare, senza ulteriori ritardi, un nuovo assetto produttivo e un progetto di sviluppo basato su un’azione sinergica di tutti i soggetti.
Una situazione molto complessa in cui è indispensabile una politica “di squadra” alla quale amministrazioni locali, associazioni di categoria e sistema delle imprese devono dare risposte chiare ed impegnarsi per costruire un progetto distrettuale complessivo che porti ad un rapido riposizionamento del comparto, un progetto senza il quale si mette a rischio l’intero sistema locale.