Violenza sulle donne, manifestazioni contro il femminicidio anche a Firenze

Primo flash mob a palazzo Panciatichi, adesione alla campagna ‘Posto occupato’, nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 novembre 2013 14:09
Violenza sulle donne, manifestazioni contro il femminicidio anche a Firenze

Firenze – Sono le dieci e trenta quando il Consiglio regionale si ferma per dire no alla violenza contro le donne. Dieci minuti in silenzio col volto coperto da un cartello, quello di “Posto occupato”, nel cortile di palazzo Panciatichi. Un presidio di donne e uomini ha detto no alla violenza, con il primo ‘flash mob’ negli spazi del Consiglio regionale. A seguire in piazza Santa Croce si è tenuta una partecipata manifestazione organizzata da Spi Cgil alla quale hanno preso parte Daniela Cappelli, Mauro Fuso ed Alessio Gramolati. Passi in avanti ne sono stati fatti.

"Ma la battaglia contro la violenza sulle donne vivrà davvero una svolta – ricorda l'assessore alla cultura della Toscana, Cristina Scaletti – quando donne e uomini sapranno spogliarsi dei tanti ruoli stereotipati che ci appartengono, quando ogni donna potrà spogliarsi di quella colpa archetipica, dei vestiti, dei pregiudizi, dei ruoli ingessati, senza che questo offenda o metta in difficoltà nessuno, senza che la società la giudichi". "La battaglia sarà vinta - prosegue - quando sapremo mettere in evidenza la forza e non la fragilità delle donne, anche nella pubblicità, quando saremo tutti così tanto civili da amare la donna in tutte le sue espressioni e ognuno di noi smetterà di pensare che un corpo nudo porta inesorabilmente alla violenza".

Un grande passo in avanti sarà fatto quando nessuno sottovaluterà uno schiaffo, una battuta apparentemente scherzosa o una parola di troppo, urlata e tagliente, che è il primo passo di una pericolosa spirale. A Palazzo Vecchio a Firenze oggi, per il secondo anno, è stata celebrata la giornata mondiale della violenza sulle donne. Con un palco tutto al femminile e tantissimi giovani, vera sfida di questa edizione, seduti nel Salone dei Cinquecento. Con tante sciarpe e maglioni rossi, anche qualche scarpetta rossa, per ricordare che la violenza è attorno a noi, dove meno te lo aspetti.

Un convegno sui mille volti della violenza: quella fisica e quella sui sentimenti, quella che ti fa sentire a disagio o ti fa vergognare - come raccontano alcuni dei video di pubblicità sociale realizzati dai ragazzi e proiettati all'inizio del convegno, piccola rassegna del concorso organizzato dal Soroptimist - oppure la violenza su donne chiuse in gabbia, quella sul lavoro o dell'intimità violata. Gesti ed episodi di cui spesso non c'è neppure consapevolezza e su cui cade una coltre di silenzio. "I numeri sono impressionanti" ricorda l'assessore Scaletti, portando i saluti all'inizio del convegno.

Accanto a lei l'assessore alle pari opportunità del Comune Cristina Giachi, la presidente della Commissione Pari Opportunità Maria Federica Giuliani e la senatrice Rosa Maria de Giorgi. La presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini ha inviato un messaggio. Sette donne su dieci vittimie di violenze - "Il 70% delle donne del mondo, secondo il segretariato dell'Onu, almeno una volta nella vita ha subito violenza. Ma quante di queste violenze vengono denunciate?" si domanda l'assessore. Poche purtroppo.

"Non accade - conclude l'assessore - anche perché siamo abituati a pensare e ci hanno insegnato che non si può dire e che i panni sporchi si lavano in casa. Succede perché magari non lavoriamo e dipendiamo dall'altro. Accade perché tante volte ci hanno ripetuto che la donna deve stare al suo posto e così alla fine ti assale e si insinua quel maledetto dubbio che ti fa pensare che quello schiaffo ce lo siamo meritate. Tutti stereotipi culturali, appunto, da combattere" I numeri ricordati stamani fanno decisamente riflettere.

La violenza sulle donne costa al Paese, ogni anno, 17 miliardi di euro In dodici anni, dal 2000 al 2012, sono state uccise in Italia 2220 donne e il 70% dei femminicidi è accaduto in ambito familiare. Nel mondo ci sono poi 603 milioni di donne che vivono in Stati dove la violenza verso di loro non è considerato reato, come il femmicidio. “Daniela Lastri, consigliera segretaria dell’Ufficio di presidenza dell’Assemblea toscana – ha spiegato il flash mob realizzato in regione toscana contro la violenza sulle donne per aderire a questa campagna, quindi per riservare un posto a chi ha visto la propria vita cancellata da un marito, un ex, un amante o uno sconosciuto”. All’iniziativa hanno aderito consigliere e consiglieri regionali, dipendenti dell’Assemblea toscana, la commissione regionale Pari Opportunità e anche cittadini che hanno risposto alla campagna.

“Con questo gesto vogliamo dimostrare a tutti la determinazione a non dimenticare, facendo del contrasto al femminicidio un impegno costante come istituzioni e come cittadine e cittadini impegnati nella vita civile e sociale del nostro paese”, ha sottolineato la consigliera. “In questa giornata internazionale contro la violenza sulle donne continuate a partecipare alle iniziative e soprattutto impegnamoci – ha concluso Daniela Lastri –, insieme, per affrontare e combattere questa piaga: in Consiglio regionale abbiamo posto una poltrona vuota, una poltrona che ci chiede di continuare la nostra lotta”. «Gli aspetti educativi sono indispensabili in vicende come queste che hanno un radicamento culturale profondo.

Cominciare dai ragazzi è dunque fondamentale e per questo abbiamo deciso di declinare un 25 novembre tutto per loro». Lo ha detto l’assessora all’educazione e alle pari opportunità Cristina Giachi intervenendo, questa mattina nel Salone dei Cinquecento, al convegno ‘Tra i mille volti della violenza’. «Secondo uno stile consueto nel nostro Paese siamo partiti dagli aspetti securitari, di repressione e punizione delle condotte e anche di messa in sicurezza delle donne che ancora oggi riposa troppo sul volontariato – ha sottolineato l’assessora Giachi – ma è chiaro che gli aspetti educativi non sono secondari: oggi siamo in grado di parlare tranquillamente di femminicidio ma tre-quattro anni fa non era scontato.

È dunque fondamentale riuscire a radicare una coscienza, una consapevolezza della gravità di questi fatti, della loro incidenza e costo. Si deve partire dai cittadini più giovani per cambiare qualcosa veramente». «A tale scopo, a fianco del lavoro sugli stereotipi proposto ai più piccoli attraverso le ‘Chiavi della Città’ – ha concluso Cristina Giachi - il Comune ha voluto quest’anno dedicare proprio ai cittadini più giovani un'attenzione e una sollecitazione. Per questo il convegno di questa mattina è aperto alla partecipazione delle scuole, e si proietteranno i video prodotti dai ragazzi del concorso tenutosi quest'anno e promosso da Soroptimist.

E siamo soddisfatti di fronte a un Salone pieno di ragazze e ragazzi» Questo il testo dell’intervento in aula da parte della capogruppo di perUnaltracittà Ornella De Zordo: “La violenza sulle donne e il femminicidio sono le risultanti di processi culturali e politici che vedono ancora oggi nella nostra società le donne discriminate e vittime di stereotipi di genere duri a morire, in uno squilibrio di potere che produce desiderio di controllo e di possesso da parte del genere maschile.

Non è quindi da trattare come semplice problema di pubblica sicurezza. Si devono affrontare le radici della violenza sulle donne sia da un punto di vista culturale – a partire dalle scuole dove va introdotta una cultura che metta in discussione gli stereotipi di genere – sia sul piano del sostegno dei Centri antiviolenza, investendo seriamente sulla prevenzione e sulla protezione delle vittime, in un percorso che metta loro a disposizione strumenti concreti come una casa e un lavoro. Altrimenti si fa solo retorica.

Il decreto legge 93/2013 varato dal governo Letta in agosto e diventato legge lo scorso 11 ottobre, che ha certo il merito di affrontare una piaga sociale non più occultabile, ha suscitato molte perplessità nelle associazioni di donne che lavorano sul campo per la sua forte impronta securitaria. Nell’art 7 ad esempio si sono messe insieme norme antifemminicidio e norme per reprimere il dissenso: tutti come fenomeni di particolare allarme sociale. Come se una legge pensata solo per punire i responsabili potesse rappresentare un deterrente reale alla violenza maschile in un contesto su cui non si agisce sulla prevenzione, e come se si trattasse di emergenza e non di problema radicato profondamente nella nostra cultura.

(Titolo significativo: “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di Commissariamento delle Province”). E’ grave anche che gli stanziamenti siano così inadeguati alle esigenze reali: 27 milioni in 3 anni per tutto il territorio nazionale, quando i centri antiviolenza e le Case rifugio sono gli unici soggetti che in costante carenza di fondi portano avanti misure di protezione. Delle 3 P la legge si occupa esclusivamente della terza: la punizione.

Mentre manca un adeguato sostegno finanziario per Prevenzione e Protezione. Inoltre la Legge fa rientrare il contrasto alla violenza di genere in un quadro in cui le donnne sono definite come “soggetto debole” da tutelare addirittura da loro stesse, togliendo loro anche il diritto dell’autodeterminazione. Ad esempio si impedisce loro di revocare la querela. Ma in mancanza di tutela, protezione, casa e lavoro la impossibilità di revocare la querela può diventare un boomerang per le donne che non vedono alternative alla loro situazione e che rinunceranno a denunciare.

Sappiamo peraltro che molte donne sono state uccise dopo aver anche ripetutamente denunciato. Siamo stanche di sentir ripetere ogni 25 novembre dati agghiaccianti che continuano a salire ( ogni due giorni in Italia una donna viene uccisa da un uomo, quasi sempre ex partner o conoscente: il 75% delle violenze si consuma in famiglia; vioenza come causa prima di morte o invalidità per donne tra i 16 e i 44 anni…). Si blocchino i tagli a servizi sanitari, si tutelino pensioni e posti di lavoro - tutte misure che rendono le donne sempre più dipendenti - , si attivino programmi nelle scuole, si finanzino i Centri antiviolenza e si sostenga il loro lavoro prezioso”. Questo l’intervento della capogruppo di Noi con Matteo Renzi Bianca Maria Giocoli: “Il femminicidio, la violenza in genere, i numeri delle donne morte sono elevatissimi, ma lo sono ancora di più i tentativi, lo sono quattro volte tanto.

Per difendere le donne ci si deve battere con le parole e con l’informazione e l’educazione scolastica, alla parità in primis. Perché dico le parole? Perché attraverso di esse attraverso frasi e luoghi comuni si veicolano messaggi impropri. Ha ragione la scrittrice sarda Murgia, una per tutte la frase: l’uomo è cacciatore, lo dicono gli uomini ammiccando alle donne e alzando gli occhi al cielo con un sospiro, ma non si rendono conto che questo modo di dire nasconde un messaggio: l’uomo caccia la preda, la insegue e la uccide.

Chi usa parole o frasi così, apparentemente innocue, trascura il fatto che hanno un grande potere, come hanno potere le parole della carta stampata e della televisione: i padroni della parola pubblica, con frasi tipo ‘dramma della gelosia’, ‘delitto passionale’, ‘raptus familiare’, raccontano una normalizzazione del rapporto amore/morte/famiglia/violenza; il tradimento o l’abbandono può avere come effetto collaterale la violenza. E gli insegnanti hanno il compito di creare i germogli di una nuova cultura che dia un futuro diverso alle donne”. LONDA – Uno spettacolo che affronta un tema difficile: quello della violenza sulle donne.

Si intitola “Garage. Uomini e donne in trappola” la piece che sarà rappresentata a Londa, in occasione della Festa della Toscana, sabato 30 novembre alle 18 nella sala consiliare. Autore del lavoro è Marco Zannoni, l’ideazione musicale è invece di Leonardo Brizzi. Il tema, come detto, è particolarmente spinoso, in un condominio, che potrebbe facilmente essere quello di una qualunque città, 5 giovani minorenni usano violenza su Amira, adolescente, figlia della portinaia extracomunitaria.

Lo spettacolo rappresenta, un’inconsueta assemblea di condominio, alla quale partecipano i genitori dei ragazzi, accusati dello stupro e un avvocato. Ben presto i genitori, sostituiranno inconsciamente, il reale svolgimento dei fatti con una versione “più conveniente”. I partecipanti all’assemblea si chiederanno se sottoporsi ad un regolare ricorso in giudizio o, con il supporto dell’avvocato, arrivare ad una reinterpretazione “dialettica e accomodante” degli articoli del codice penale in materia di violenza fisica. La novità di questo spettacolo sta nel fatto che oltre a momenti di interazione fra i personaggi, questi ultimi si relazioneranno direttamente con il pubblico.

Che diventerà parte attiva della recitazione. “Garage – come spiega una nota dell’autore – è uno spaccato di incertezza ed irrequietezza condiviso da 5 personaggi che si dibattono nella propria interpretazione di coscienza civile e senso delle regole”. Lo spettacolo è aperto a tutti, l’ingresso è gratuito. Livorno, 25 novembre 2013 – Per la Settimana Antiviolenza Donne, domani, martedì 26 novembre, alle ore 21, al cinema Kino-Dessè (via dell’Angiolo), verrà proiettato il film “La sconosciuta” di Giuseppe Interverranno l’assessore alle Pari Opportunità della Provincia di Livorno, Maria Teresa Sposito, la giornalista Donatella Nesti e Serafino Fasulo (presidente del Circolo del Cinema Kinoglaz). Al termine della proiezione la serata proseguirà con uno spazio aperto al dibattito e un “dolce” saluto. “La sconosciuta” di Giuseppe Tornatore - Un film che interseca piani temporali diversi svelando poco alla volta la travagliata storia di una donna.

Nel film l’emozione nasce dalla forza di un personaggio femminile che cerca di riconquistare un pezzo della propria vita e femminilità rubata col ricatto e la violenza. La presentazione del libro “Nessuna più. 40 scrittori contro il femminicidio”, seguita dal dibattito “Le parole sono pietre. Stereotipi di genere e discriminazioni: i mass media che ruolo svolgono?”, dedicato al femminicidio e al ruolo che può giocare una corretta comunicazione su questo tema. Il doppio appuntamento è in programma sabato 30 novembre alle ore 17.30 a Siena, negli spazi del bar La Piazzetta, in via Montanini 56, ed è promosso da Arcisolidarietà e dall’Arci provinciale di Siena, nell’ambito delle attività previste dall’Osservatorio provinciale contro le discriminazioni nell’ambito delle iniziative per ricordare il25 novembre, Giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

L’iniziativa è realizzata in collaborazione con il Centro Servizi Volontariato Toscano. Alla serata parteciperanno le scrittrici Marilù Oliva, che ha curato il libro, e Lorenza Ghinelli, autrice di uno dei quaranta racconti che lo compongono, mentre il dibattito coinvolgerà, oltre a loro, Cristiana Mastacchi, direttore dell’emittente senese Antenna Radio Esse e Katiuscia Vaselli, giornalista de La Nazione. A coordinare il dibattito sarà Cristiana Guccinelli, responsabile comunicazione per il Cesvot. Il libro “Nessuna più.

40 scrittori contro il femminicidio” raccoglie contributi di quaranta autori sul femminicidio e la violenza sulle donne, temi, purtroppo, attuali e drammatici che invitano a riflettere ognuno di noi. Ogni anno oltre cento donne vengono uccise in Italia da mariti, compagni, conviventi, persone con cui hanno avuto relazioni affettive, padri, fratelli, ma anche semplici conoscenti o estranei, come nel caso di prostitute. L’alto numero di vittime mostra il femminicidio non solo come un atto feroce contro una persona, ma anche come una violenza contro il genere donna e la femminilità, evidenziando una modalità distorta di vivere i rapporti umani che non può e non deve lasciare indifferenti.

Da qui la volontà di quaranta scrittori di intervenire perché si accendano i riflettori su questo tema in maniera forte e costruttiva, salvando tante donne da violenze, fisiche e psicologiche, e morti premature. In quest’ottica, i proventi derivanti dalla vendita del libro andranno al Telefono Rosa, l'associazione di volontarie che conduce da venticinque anni una battaglia civile su questi temi. Il dibattito che seguirà la presentazione del libro, “Le parole sono pietre. Stereotipi di genere e discriminazioni: i mass media che ruolo svolgono?”, sarà un ulteriore momento di approfondimento su questi temi, con il contributo di alcune donne che lavorano nel mondo del giornalismo e della comunicazione, senese e non solo.

L’obiettivo è quello di aprire una riflessione sui linguaggi da utilizzare contro ogni forma di stereotipo, perché nelle parole si può annidare non la differenza, ma una forma di discriminazione latente, tra cui quella dell’identità di genere. Da questa consapevolezza, la volontà di riflettere sul linguaggio e sui modelli che vengono rappresentati quotidianamente nei confronti delle donne e dei generi, portando un contributo positivo anche da Siena.

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