FIRENZE - A dispetto della tanto celebrata globalizzazione, l’India resta una realtà molto distante da quella europea, e italiana in particolare. Di questo immenso sub-continente, conosciamo soltanto stereotipi ormai desueti, e purtroppo le infami vicende di cronaca nera che lo hanno recentemente scosso, ma che purtroppo passano anch’esse quasi inosservate, a causa della troppa somiglianza con le violenze che ogni giorno hanno luogo in Italia. A dispetto di quanto sopra, l’India è invece una realtà composita dalle sfaccettature quasi infinite, così come le sue contraddizioni.
Per far luce su tutto questo, tredici anni fa è nato River to River Florence India Film Festival, rassegna cinematografica che unisce idealmente le sponde dell’Arno a quelle del Gange, ed è realizzato dall’omonima associazione culturale, in collaborazione con il Comune di Firenze e la Fondazione Sistema Toscana. Come spiega l’assessore comunale alla cultura, Sergio Givone, due realtà apparentemente inconciliabili entrano in contatto e dialogano sul filo del cinema; Firenze, città dalle dimensioni contenute a paragone delle sterminate distanze indiane, è in realtà un ideale continente di culture, mentre l’India è un continente che si può raccontare solo attraverso le varie realtà locali. Questa tredicesima edizione del festival, diretta con competenza da Selvaggia Velo, si svolge dal 22 al 28 novembre nei prestigiosi spazi del cinema Odeon, e riveste un carattere particolarmente importante, poiché condotto da un fil rouge relativo al ruolo della donna in India, materia di riflessione in un periodo che ha visti vergognosi episodi di violenza con tante donne quali vittime innocenti. Cortometraggi, lungometraggi, documentari, queste le tre sezioni del festival che approfondiranno gli aspetti dell’India quotidiana, attraverso film d’autore, incentrati su quel neorealismo indiano che negli anni scorsi ha incontrato il favore del pubblico più attento; fra i titoli, Una finestra ideale è riservata anche al genere cross-over, ovvero a quei film che riescono a conciliare più filoni cinematografici, quali The coffin maker, o Moonsoon Shootout, rispettivamente un noir e un thriller, generi solitamente poco frequentati dai registi indiani, e qui realizzati sulla scorta della tradizione filmica del sub-continente. L’inaugurazione ufficiale avverrà il 22, con la proiezione, in prima italiana, del film Kai Po Che, film del 2012 di Abishek Kapoor, che racconta di tre amici con il sogno di sfondare nel cricket.
Seguirà il party presso il Montecarla Club di Via de’ Bardi. Spazio anche al mondo di Bollywood, con Heroine, interpretato dalla star Kareena Kapoor, sul declino e il problematico ritorno dell’attrice Mahi Arora. Una realtà, quella bollywoodiana, fatta di storie di ampio respiro, al limite fra il drammatico e il sentimentale, e legate alla grande mitologia indiana che resta sempre sullo sfondo. Il culmine sarà il 25 novembre, in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, quando verrà proiettato Lessons in forgetting, incentrato sulla vita di otto giovani donne alle prese con la difesa dei propri diritti e l’affermazione della propria dignità. Madrina del festival, quest’anno è Shabana Azmi, icona del cinema indiano dal debutto nel 1974, che sarà omaggiata con una retrospettiva di tre film, fra i quali il discusso Fire, storia d’amore al femminile del ’96, e La città della gioia, tratto dall’omonimo bestseller di Lapierre, che chiuderà il festival giovedì 28. Due i premi assegnati, ovvero il River to River Bitebay Audience Award, assegnato dal pubblico al miglior lungometraggio, cortometraggio e documentario, e il Piaggio Foundation Award, consegnato al regista del lungometraggio vincitore del festival.
Infine, sarà assegnata anche una menzione speciale, da parte di una giuria di giornalisti appositamente selezionati. La vasta cultura indiana non si esaurisce nel mondo del cinema, e per indagare aspetti che hanno influenzato, e continuano a influenzare, la cultura occidentale, sono state programmate due conferenze, sabato 23 e domenica 24, presso il cinema Odeon alle 11,30, che tratteranno rispettivamente dell’esperienza di De Gubernatis e l’orientalismo a Firenze, e le contaminazioni fra la moda indiana e quella italiana. Il festival avrà una breve prosecuzione a Roma, al cinema Aquila, dove una tre giorni dal 29 novembre al 1 dicembre riproporrà il best of dell’edizione fiorentina. L’importanza di manifestazioni del genere, al di là del valore artistico dei film proposti, sta nell’avvicinare due culture estremamente diverse, e proporre occasioni di riflessione e dialogo.
Inoltre, l’ampia rassegna di 50 giorni di cinema internazionale, nella quale si inserisce River to River, contribuisce alla vitalità dell’ultima storica sala cinematografica cittadina. Per tutta al durata del festival, l’Odeon Bistrot proporrà piatti tipici della cucina indiana. Tutte le informazioni sulla programmazione, gli orari e i biglietti, al sito www.rivertoriver.it. Niccolò Lucarelli