In Toscana si registrano tre casi di violenza al giorno, un dato allarmante in linea con le statistiche nazionali. Dal 2009 al 2012 nella nostra regione 5.700 sono le donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza, 2.033 solo nel 2012.La definizione di femminicidio, come tutte le definizioni, è inflessibile e categorica: la violenza perpetrata ai danni delle donne in quanto tali, compreso l’omicidio per motivi legati all’identità di genere. Dall’inizio dell’anno il fenomeno delle donne uccise con violenza è esploso in tutta la sua drammaticità e quindi è necessario approfondire un fenomeno che affonda le sue radici culturali in un terreno più ampio, e purtroppo più fertile di quanto si pensi e di quello che anche le definizioni ufficiali possono fornire. "In Italia – ha spiegato l'assessore al Welfare della Regione Toscana Salvatore Allocca – siamo l'unica Regione ad aver attivato un osservatorio sul fenomeno.
E tante Regioni ci chiedono informazioni sul lavoro che stiamo facendo. In effetti in Italia manca una fonte ufficiale sul fenomeno che, a giudicare dai dati che abbiamo raccolto sul territorio, sembra voler uscire allo scoperto. Le donne insomma stanno sempre più acquistando consapevolezza del fatto di trovarsi all'interno di una situazione pericolosa e vogliono uscirne. E grazie alla rete di centri antiviolenza, consultori e pronto soccorso con Codice rosa la Toscana ha deciso di aiutarle. Sempre a livello nazionale – ha concluso l'assessore - è stata da poco approvata la legge che però mette l'accento soprattutto sulla repressione, mentre invece è fondamentale lavorare sulla prevenzione, da quella primaria fino agli interventi salva vita.
E la Toscana ci sta provando". L'assessore ha poi ricordato brevemente l'appuntamento di martedì prossimo, 26 novembre, a Pisa (vedi programma allegato), con un convegno dedicato al tema. “La mia è la testimonianza di una donna che aveva già deciso di uscire da una storia che l'aveva tormentata ed annientata. La consapevolezza a cui ero arrivata mi è stata di grande aiuto per affrontare la tragedia che mi ha poi colpita. È stato il punto di partenza, la base dalla quale ricominciare, nonostante la devastazione fisica provocata dall'acido.” Sono le parole di Lucia Annibali, avvocato di Urbino e vittima di un grave aggressione lo scorso aprile, che in occasione del convegno ‘No al femminicidio’ organizzato dalla delegazione Cesvot di Firenze, in programma domani, sabato 23 novembre (9-13) nella Sala delle Miniature di Palazzo Vecchio, ha voluto dare la propria testimonianza con una lettera che sarà interpretata da Manuela Bazzoli. Al convegno, che sarà dedicato all’attività del volontariato fiorentino contro la violenza sulle donne e di genere in senso più ampio, interverrà il vicesindaco di Firenze Stafania Saccardi e il vicequestore aggiunto Fabio Valerio Pocek, saranno proiettati alcuni cortometraggi sul tema e sarà raccontata, tra le altre, la storia e l’attività dell’associazione Artemisia, il centro antiviolenza di riferimento sul territorio.
"Abbiamo scelto l'anno scorso questa tematica - spiega la presidente della delegazione Cesvot di Firenze Ivana Ceccherini - perchè stavamo verificando il ripetersi degli eventi che hanno raggiunto quest'anno un livello preoccupante. E' necessario difendere le vittime e aiutarle a superare le difficoltà ma occorre riflettere anche sulla casistica degli uomini maltrattanti. Per questo abbiamo inserito nel programma una specifica comunicazione che contribuirà alla comprensione del problema sociale che ci sta colpendo". Anche le biblioteche fiorentine aderiscono alla giornata internazionale contro la violenza alle donne, proclamata il 25 novembre, e hanno organizzato un pomeriggio di letture a staffetta, dalle 14.30 alle 17.30.
L’ingresso è libero: unico requisito è quello di indossare qualcosa di rosso, colore simbolo della violenza contro le donne. In particolare alla biblioteca delle Oblate ci sarà uno speech corner nel chiostro centrale, con un leggio dal quale si potrà leggere brani scelti da "Ferite a morte" di Serena Dandini. Per leggere basterà iscriversi direttamente alla biblioteca. Alle 14.30, 15.30 e 16.30 le operatrici della biblioteca leggeranno brani di denuncia. A disposizione ci sarà un quaderno per raccogliere i pensieri dei lettori.
Analogo leggio sarà alla biblioteCanova e alla biblioteca Pietro Thouar, mentre nella appena rinnovata biblioteca del Galluzzo sarà allestita una mostra bibliografica tematica. Alla biblioteca dell’Iti Leonardo da Vinci, dalle 9 alle 11, si svolgerà l’iniziativa "ZEROVIOLENZADONNE", volta a sensibilizzare i ragazzi della scuola. I lavori del Consiglio provinciale di Firenze, convocato lunedì 25 novembre 2013 alle ore 12 nella Sala IV Stagioni di Palazzo Medici Riccardi (via Cavour 1), saranno in apertura dedicati alla 'Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne'.
Precedentemente ai lavori del Consiglio, i capigruppo visiteranno con il Presidente del Consiglio provinciale Piero Giunti il Centro Artemisia di Firenze in via del Mezzetta. In approvazione, dunque, due delibere, illustrate dall'assessore all'Agricoltura Pietro Roselli, sulla limitazione della superficie rivendicabile della Docg Chianti e Docg Chianti Classico. Le mozioni: risoluzione dei consiglieri provinciali del Pdl e Barillari (Gruppo Misto) sul rapporto tra la crisi economica e la criminalità organizzata; di Pdl e Lega Nord da una parte e di Rifondazione dall'altra sull'ospedale Serristori di Figline; del Pdl sulla realizzazione del percorso archeologico nell'ex convento di Sant'Orsola; del Pdl per intitolare un plesso sportivo al grande ciclista fiorentino Gino Bartali.
Dieci le interrogazioni presentate. Nelle domande d'attualità la rotatoria Incisa-Reggello sulla Sr 69; sui danni ambientali alla Foresta biogenetica di Vallombrosa (Reggello) a seguito dei forti eventi di questi ultimi giorni (Rifondazione comunista); la frana di Bivigliano nel Comune di Vaglia (Leg Nord, Rifondazione comunista): il piano di ricollocazione dei 50 lavoratori della filiale fiorentina di Renault Retail Group Italia (Rifondazione comunista). In occasione della giornata nazionale contro la violenza sulle donne, domenica 24 novembre presso l'Auditorium Le Fornaci di Terranuova Bracciolini va in scena ‘Petali di rosa’, originale spettacolo di parole e musica della regista Sandra Guidelli.
Proposto da Valdarno Culture e dall’associazione Kanterstrasse in collaborazione col Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e con l'Ufficio della Consigliera di Parità della Provincia di Arezzo, sarà interpretato non solo da attrici professioniste, ma anche da donne del luogo, parte della società civile, che interagiranno sul palco per portare la propria esperienza (via Vittorio Veneto 19, inizio ore 21,15, ingresso gratuito). Dalle donne, alle donne, e non solo: lo spettacolo sarà un reading musicale, tratto da libri che affrontano tematiche attuali, da ‘Ferite a morte’ di Serena Dandini a ‘Il male che si deve raccontare’ di Marina Calloni, da ‘Questo non è amore’ di Luisa Pronzato alle opere di Simonetta Agnello Hornby e Giovanna Pezzuoli.
Le voci saranno quelle di Amina Kovacevich, Agnese Grazzini, Barbara Peruzzi, Claudia Pennucci, Elena Ferri, Laura Capaccioli, Marilena Pietri e quelle di donne del mondo della politica, del lavoro e della società civile del Valdarno. A musicarli un ensemble completamente al femminile: Lavinia Massai al flauto, Lea Mencaroni all'oboe, Roberta Stancu al violino, e sarà impreziosito dalla presenza di Natalia Orozco alla viola (tra le collaborazioni quella con Mario Biondi, i Pooh). Ha detto la regista Sandra Guidelli: “Volevo avere la gente che parla alla gente, unire donne della politica, come la Senatrica Donella Mattesini, e della società civile, come Daniela Berardini o Laura Del Veneziano, a persone che non sono mai salite su un palco.
Credo sia questa l'idea vincente, anche perchè l'argomento, purtroppo, colpisce tutti e non conosce latitudini. Non si tratta solo di femminicidio, ma anche dello stupro di guerra, della prostituzione minorile, della donne uccise per la propria cultura. Anche la donna manager occidentale non è esente da questa violenza: purtroppo, ad ogni replica dello spettacolo, abbiamo dovuto aggiornare il conto delle vittime.” Promuovere azioni finalizzate alla prevenzione di “ogni forma di violenza contro le donne”.
Istituire e sostenere reti che coinvolgano il più ampio numero di enti, istituzioni, servizi e associazioni. Impegnarsi sul territorio affinché diventino operativi centri antiviolenza e case rifugio. Sono solo alcuni degli obiettivi contenuti nella Carta d’intenti “Campagna 365 giorni no”, promossa dal Comune di Torino e dall’ANCI, al quale ha aderito la Giunta Comunale di Castelfiorentino in occasione del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne. L’adesione a questo documento, quasi un manifesto dei comuni italiani per combattere un fenomeno che purtroppo ha assunto dimensioni impensabili fino a qualche anno fa, segue di alcuni mesi il sostegno del Comune al progetto itinerante “scarpe senza donne” (evento dall’alto valore simbolico, con cui si intende rappresentare il dramma del femminicidio attraverso 127 paia di scarpe, tante quante sono state le donne uccise in Italia solo nel 2012 e per il quale il Comune di Castelfiorentino sarà “custode” di un paio) e il richiamo alla Convenzione di Istanbul, approvata recentemente dalla Camera dei Deputati, la quale rappresenta il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che istituisce un meccanismo di tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza. Tuttavia l’evoluzione, sia pure positiva, del quadro normativo, non può essere sufficiente a colmare un vuoto di mentalità, un’arretratezza di tipo culturale.
Per questo, come ricorda l’Assessore alle Pari Opportunità, Mariella Santarelli, le istituzioni devono sentirsi impegnate non solo a fare buone leggi, ma anche a stimolare e sostenere tutti gli interventi che rivestono una particolare rilevanza sotto il profilo educativo, con un occhio puntato alla formazione delle nuove generazioni. “Le norme – sottolinea Mariella Santarelli – non bastano, da sole, per prevenire e contrastare la violenza maschile contro le donne. Il problema è anche e soprattutto di carattere culturale, che deve vedere le istituzioni impegnate a stretto contatto con le associazioni, le scuole, l’intera comunità, per rimuovere i pregiudizi e le cause più profonde di un fenomeno che ha ormai assunto dimensioni dilaganti, come la realtà di ogni giorno drammaticamente ci rivela”. “Questo 25 novembre – conclude – non può quindi essere una ricorrenza rituale; deve bensì offrire l’occasione per confrontarsi e approfondire il problema, per costruire un processo di cambiamento della cultura e della mentalità.
Solo così si riuscirà ad arginare questa violenza cieca, che solo nel 2013 ha registrato il deprecabile primato di un femminicidio ogni 2 o 3 giorni”. 2012 – 124 omicidi di cui 93 femminicidi e 31 generici; 2013 (al 31 ott.) – 130 omicidi di cui 86 femminicidi e 44 generici E’ necessario mettere un punto fermo sulla questione: smettendola di contare soltanto le donne uccise perché è un esercizio limitante, come sostiene Linda Laura Sabbadini, direttrice del dipartimento per le statistiche sociali e ambientali dell'Istat che, nel 2006, curò la prima vera ricerca sulla violenza contro le donne in Italia, mostrando una realtà sommersa e feroce: dieci milioni di italiane confessavano di avere subito violenza fisica, sessuale o psicologica nella stragrande maggioranza dei casi in ambito familiare. Il numero di femminicidi è letteralmente inchiodato da anni, mentre il numero degli omicidi degli uomini sugli uomini è crollato negli ultimi 20 anni.
Sì, anche gli uomini vengono comunque uccisi e in misura maggiore delle donne: è vero e non solo in Italia. Ma gli uomini vengono uccisi per motivi differenti, spesso per criminalità organizzata. Le donne, invece, vengono uccise in quanto donne, mogli, fidanzate, ex compagne. Per contro la percentuale di uomini uccisi dalle loro compagne o ex compagne è bassissima. In Italia abbiamo un tasso di omicidi di donne simile alla Svezia e più basso della Russia e della Finlandia. Comunque le priorità per smorzare la violenza di genere sono: I centri antiviolenza vanno fortemente sostenuti, sono fondamentali perché intercettano le donne nel momento più difficile; bisogna essere coscienti del fenomeno, senza cadere nell'errore di sminuirlo; Occorre investire anche nelle strutture sanitarie, nelle forze dell'ordine, nell'educazione scolastica, nel lavoro ad ampio spettro culturale nell'ottica dell'integrazione, come ci dice la Convenzione di Istanbul.; Un Paese democratico non può tollerare che dieci milioni di cittadine siano vittima di violenza, sia essa psicologica, fisica e sessuale.
Soprattutto, se consideriamo che un quinto di quelle italiane dice di avere avuto addirittura paura per la propria vita. L'Italia è un Paese fortemente maschilista? Tutti i Paesi del mondo sono maschilisti, anche l'Italia lo è. Ce lo dicono i dati. Non esiste un luogo dove la violenza di genere sia stata eliminata. Esistono, è vero, Paesi dove il carico di lavoro familiare è distribuito in maniera più equa tra uomini e donne. Ma, ovunque la violenza di genere stenta ad essere compressa o eliminata. Pisa - All’ordine del giorno della riunione del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, tenutosi al Palazzo del Governo il 21 novembre scorso, anche le modifiche normative sul femminicidio, introdotte dal decreto legge n.
93/2013. Inasprimento delle pene, arresto obbligatorio in flagranza per i reati di maltrattamenti in famiglia e di stalking, allontanamento d’urgenza dalla casa familiare con il divieto di avvicinarsi ai luoghi abitualmente frequentati dalla persona offesa, obbligo di mantenere segreta l'identità del segnalante, gratuito patrocinio per le vittime, ammonimento del Questore anche in assenza di querela, possibilità di sospensione della patente di guida all’ammonito, permesso di soggiorno per le straniere maltrattate. Queste, in sintesi, le principali novità legislative affrontate in Prefettura. Particolare attenzione è stata dedicata all’introduzione dell’obbligo di informare l’ammonito circa i servizi sociali e assistenziali presenti sul territorio, come i consultori, i servizi di salute mentale e quelli per le dipendenze. Il Prefetto di Pisa Francesco Tagliente ha ribadito, al riguardo, quanto ebbe modo di affermare nel corso di un suo intervento ad un convegno tematico tenutosi alla Scuola Normale Superiore di Pisa, il 25 maggio scorso: “Il legislatore è opportunamente intervenuto su un aspetto spesso sottovalutato ma decisivo in questo tipo di reato: la condizione del maltrattante.
Il supporto e l’aiuto a quest’ultimo è un presupposto necessario, accanto agli strumenti penali, per prevenire il reato o evitare che si manifesti di nuovo”. “I dati forniti da chi studia il fenomeno – ha proseguito Tagliente – evidenziano, del resto, che gli autori di tale comportamento manifestano quasi sempre disturbi della personalità e patologie di natura psichiatrica”. Proprio nell’ottica di un approccio multidisciplinare al tema, a conclusione della riunione del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, è stata condivisa l’esigenza di favorire la conoscenza degli strumenti giuridici offerti con la nuova legge, anche attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, nell’ambito della Conferenza Permanente che il Prefetto Tagliente presiederà il prossimo 5 dicembre. Sul sito della Prefettura www.prefettura.it/pisa, alla Sezione “Femminicidio”, le novità legislative e le iniziative sull’argomento. Alla riunione hanno partecipato il Procuratore della Repubblica Ugo Adinolfi, il Presidente del Tribunale Salvatore Laganà, l’Assessore del Comune di Pisa Ylenia Zambito, il Direttore Generale della Provincia di Pisa Giuliano Palagi , il Questore Gianfranco Bernabei, il Comandante Provinciale dei Carabinieri Andrea Brancadoro, il Colonnello Giuseppe Dell’Anna della Guardia di Finanza, il Vice Questore Aggiunto del Corpo Forestale dello Stato Monica Flamini, il Comandante dei Vigili del Fuoco Marco Frezza, il Comandante della Polizia Municipale di Pisa Massimo Bortoluzzi e il Comandante della Polizia Provinciale Daniele Serafini. Camst rinnova, anche per il 2014, la convenzione con i Centri Antiviolenza della rete D.I.Re.
(Donne in rete contro la violenza) per offrire percorsi di inserimento lavorativo, presso le proprie strutture produttive (cucine, self service, mense aziendali, …) dislocate in tutta Italia, alle donne che fuggono da situazioni di violenza. Ad oggi sono dieci, su tutto il territorio nazionale, le assunzioni che sono state effettuate nell’ambito del progetto e, grazie alla nuova convenzione siglata, altre donne potranno entrare a far parte del progetto. I percorsi di inserimento lavorativo vengono attivati in collaborazione con i Centri Antiviolenza che seguono le donne vittime di violenza, in base alle opportunità occupazionali, ed è garantita la massima riservatezza, a tutela della sicurezza e della serenità delle donne coinvolte nel progetto. “Vogliamo dare il nostro aiuto – dichiara Antonella Pasquariello, Presidente di CAMST - alle donne che cercano di uscire dalla sudditanza psicologica ed economica in cui sono costrette dalla violenza maschile.
Siamo la prima azienda in Italia ad aver attivato un progetto di questo tipo. Questa è un’ iniziativa concreta che restituisce dignità e indipendenza alle donne vittime di violenza. Crediamo fortemente in questo progetto, perché le donne che hanno deciso di dire basta alla violenza non hanno vita facile; spesso devono iniziare da zero, e in questo percorso l’autodeterminazione, anche economica, gioca un ruolo importante. Compatibilmente con il difficile contesto di mercato in cui operiamo, contiamo di dare un’opportunità di lavoro ad altre di queste donne, nel 2014”. Nell’ambito del progetto è stato creato anche il sito Internet PuntoDonne.it (www.puntodonne.it).
Il sito, sostenuto da CAMST, ha due obiettivi: informare su studi, legislazione e iniziative in tema di diritti delle donne e, allo stesso tempo, offire strumenti concreti alle donne in difficoltà che cercano sostegno e protezione per uscire dalla spirale di violenza quotidiana. Una poltrona rossa, una sciarpa rossa, questo è l'allestimento che il Teatro di Rifredi dedica a quelle donne che non ci sono più: un gesto semplice e concreto per ricordare la loro assenza ogni sera di spettacolo. POSTO OCCUPATO è un’idea, un dolore, un pensiero, una reazione che ha cominciato a prendere forma man mano che i numeri crescevano e cresceva l’indignazione di fronte alla notizia dell’ennesima donna assassinata.
Ciascuna di quelle donne, prima che un marito, un ex, un amante, uno sconosciuto decidesse di porre fine alla sua vita, occupava un posto nella società, sul tram, a scuola, in ufficio, al cinema e anche a teatro. La speranza di POSTO OCCUPATO è che il “contagio” si estenda anche alle altre città italiane, e che le Istituzioni, i Comuni, i Servizi di ogni genere e i luoghi di aggregazione sociale raccolgano l’invito a riservare un “posto” in memoria delle donne vittime di ogni forma di violenza.
Questa iniziativa si rivolge ai singoli cittadini così come alle Istituzioni, le Associazioni e agli Enti di ogni genere, che possono manifestare il loro sostegno con una semplice firma o in tutti i modi che riterranno opportuno. Si parlerà della nuova normativa contro il femminicidio a Marradi, lunedì 25 novembre. L’iniziativa pubblica che si terrà nell’aula magna dell’Istituto Dino Campana alle 17,30 è promossa dall’Amministrazione comunale in occasione della Giornata mondiale contro la violenza alle donne. Oltre al sindaco Tommaso Triberti, interverranno l’on.
David Ermini, membro della Commissione Giustizia della Camera, e Alice Lombardi, psicologa di Sos Donna-Centro antiviolenza di Faenza.
Dal 1 luglio 2009 al 30 giugno 2013 si sono rivolte ai 20 Centri antiviolenza toscani 8.218 donne, un dato che è via via cresciuto: 1.725 (2009-2010), 1.860 (2010-2011), 1.983 (2011-2012), 2.424 (2012-2013). Dalla prima rilevazione (2009-2010) il numero di accessi è aumentato di circa il 42%. Tuttavia la variazione percentuale più importante (+23%) c'è stata nell'ultimo periodo (rispetto al precedente).E, come anticipato, il contributo maggiore è arrivato dalle donne italiane (la percentuale di quelle straniere, nei quattro anni, è pressochè rimasta invariata). Le caratteristiche dell'utente medio sono piuttosto diverse tra italiane e straniere. Riguardo alle prime, hanno tra 30 e 49 anni, un titolo di studio medio-alto, un'occupazione stabile e più di 4 su 10 sono sposate; in aumento impiegate e libere professioniste. Le seconde invece hanno, per la maggior parte, sotto i 40 anni, non hanno un'occupazione stabile, quasi 6 su 10 sono sposate e il 43% convive ma non ha un reddito fisso. L'aggressore in 6 casi su 10 è il partner, in 2 su 10 è l'ex partner.
Violenza economica, psicologica e fisica sono tipi di violenza che avvengono soprattutto tra le mura domestiche, con percentuali ancora più elevate tra le utenti straniere. La violenza sessuale è perpetrata dal partner per il 51,4% delle italiane che ne parlano e per il 68,5% delle donne straniere. Quasi un quarto delle italiane che ha dichiarato di aver subito violenza sessuale l'ha subita da un parente. Lo stalking si conferma violenza tipica dell'ex partner, anche se le donne straniere lo subiscono anche da quello attuale. Un dato preoccupante: nel 61% dei casi i bambini assistono alle violenze. Dal 1 luglio 2010 al 30 giugno 2013 quasi 6 mila ragazzi hanno visto le proprie madri vittime di un sopruso 'consumato' soprattutto tra le mura domestiche.
Di questi, 4.322 sono minorenni. Il sistema toscano di intervento, oltre ai 20 Centri antiviolenza, comprende anche 53 sportelli di ascolto e 10 case rifugio con 75 posti letto/nucleo (1 ogni 49 mila abitanti circa: le raccomandazioni internazionali ne richiedono almeno 1 ogni 10 mila; la media nazionale è di 1 ogni 120 mila).