FIRENZE- La Procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio per i vertici della casa farmaceutica Menarini: il fondatore Alberto Aleotti, accusato di truffa ai danni dello Stato, e i figli Lucia e Alberto Giovanni, accusati di riciclaggio. La notizia era stata anticipata oggi da alcuni quotidiani fiorentini. Secondo i pm Luca Turco, Giuseppina Mione ed Ettore Squillace Greco, in passato la Menarini avrebbe 'gonfiato' i costi dei principi attivi acquistati all'estero facendo aumentare cosi' il prezzo dei prodotti 'finiti'.
''Ce lo aspettavamo - spiega l'avvocato Alessandro Traversi, legale degli Aleotti insieme a Roberto Cordeiro Guerra -. Attendiamo con fiducia l'udienza preliminare, certi di poter dimostrare l'insussistenza delle ipotesi di reato''. "La normativa che prevede la confisca dei beni mafiosi va estesa alle aziende gestite da imprenditori senza scrupoli che fanno profitti enormi grazie a truffe, bancarotte, riciclaggio, cattiva gestione dei fondi pubblici statali ed europei", lo ha detto Ornella De Zordo di perUnaltracittà commentando la notizia del rinvio a giudizio della famiglia Aleotti.
"Tutte le grandi imprese che in cambio di una sostanziale impunità mettono in pratica il ricatto occupazionale devono essere trattate come un bene comune da sottrarre allo speculatore di turno e da destinare ad una gestione coordinata tra pubblico e cooperative di lavoratori. Servono ovviamente forme giuridiche innovative, da sperimentare ma che ho la netta impressione possano dare risultati migliori sul mercato e garantire allo stesso tempo i diritti costituzionali al lavoro e ad una proprietà privata che svolga una 'funzione sociale' e che può essere 'espropriata per motivi d'interesse generale' se tradisce tale funzione".
"Con il rinvio a giudizio della famiglia Aleotti - continua De Zordo - appare chiaro a tutti ciò che nei giorni scorsi nessuna forza politica e nessun amministratore coinvolto nella vicenda ha visto o voluto vedere. Il ricatto occupazionale, la minaccia dei mille licenziamenti se non viene ritirata dal governo la riforma Balduzzi sui farmaci generici era e rimane una minaccia strumentale da parte della proprietà e della dirigenza Menarini, tesa a ricattare - sarebbe interessante capire in cambio di cosa - forze politiche e amministrazioni che subito si sono schierate con l'azienda in maniera acritica e hanno fatto pressioni sul governo contro la riforma dei farmaci low cost.
Chi ha la memoria corta si riprenda i giornali della settimana scorsa, troverà uno schieramento bipartisan a sostegno delle posioni della Menarini." "Il sostegno va invece ai lavoratori, per mille dei quali si minaccia il licenziamento, e a tutti i quindicimila impiegati in Menarini a cui va la nostra solidarietà. Soprattutto, il nostro particolare sostegno affinché l'azienda torni a fare ricerca e sviluppo. Le risorse necessarie ci sono - ha detto Ornella De Zordo -, visto che secondo la magistratura centinaia di milioni di euro sono a disposizione della famiglia Aleotti, semplicemente occultati su fondi esteri.
Menarini inoltre afferma di aver perso il 50% di quote di mercato a causa del decreto Balduzzi. Non si capisce come ciò possa essere successo. I generici in Italia infatti non hanno affatto sbancato il mercato farmaceutico dopo il decreto Balduzzi. Nel nostro paese i generici rappresentavano prima dell’estate circa il 17 per cento del totale dei medicinali venduti in farmacia, ad oggi siamo saliti più o meno al 18 per cento del mercato. Siamo cioè distantissimi dalla media europea, che è del 55 per cento con punte del 65 per cento in Germania e dell’85 per cento nel Regno Unito".
"Serve inoltre preparazione e onestà intellettuale nell'affrontare un tema particolare come quello dei farmaci generici" - ha detto Nicoletta Dentico, presidente Osservatorio Italiano Salute Globale e consulente per l'Organizzazione Mondiale della Sanità per l'accesso ai farmaci essenziali. "Ammesso e non concesso che Menarini faccia ricerca su tutti i farmaci che produce - non è così per la natura stessa della azienda in questi ultimi anni, fatti salvi alcuni progetti di biotecnologia - il brevetto sul principio attivo del farmaco è già scaduto quando il medicinale bioequivalente arriva in farmacia.
L'azienda ha quindi già abbondantemente avuto il tempo di maturare il ritorno sugli investimenti fatti in ricerca e sviluppo ed i profitti derivanti dal fatto di godere di un regime di monopolio su quel farmaco della durata di 20 anni, tempo nel quale sussisteva il divieto di produrre il generico bioequivalente. Inoltre, quando un farmaco di marca sta sul mercato per 15/20 anni si afferma molto sul mercato, e gode dunque di un indubbio vantaggio competitivo, basato sula reputazione del marchio e sulla consuetudine d'acquisto, che lascia al farmaco una solida posizione dominante sul mercato anche in presenza dei generici.
Questo spiega perché molte multinazionali mantengono comunque un fiorente mercato in paesi dove l'uso dei farmaci generici bioequivalenti è assai più diffuso e radicato che in Italia." E' risultato interlocutorio intanto l'incontro svoltosi stasera tra Menarini, rappresentata dal general manager Domenico Simone, e l'assessore regionale al lavoro Gianfranco Simoncini, che aveva chiamato l'azienda farmaceutica ad un tavolo di confronto dopo l'annuncio di mille esuberi a causa della nuove normative di metà agosto sulla prescrizione da parte dei medici di sole molecole nelle ricette.
La Menarini ha infatti rimandato a lunedì prossimo la risposta alla richiesta di Simoncini di sospensione immediata di qualsiasi provvedimento per ripristinare una corretta dialettica sindacale; per trovarsi così con una situazione azzerata al tavolo governativo che Simoncini ha annunciato dopo aver acquisito dal Sottosegretario allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti la disponibilità del governo all'apertura di una sede di trattativa richiesta da Regione Toscana e organizzazioni sindacali sulla possibile apertura delle procedure per gli esuberi.
Simoncini nel sottolineare che la farmaceutica rappresenta uno dei punti di forza dell'industria manifatturiera italiana e toscana da salvaguardare e sostenere, ha ribadito che eventuali ripercussioni di provvedimenti normativi non possono in nessun modo essere scaricati sui lavoratori. Simoncini ha chiesto una valutazione equilibrata della situazione, e con lui hanno concordato il presidente dalla Provincia di Pisa Pieroni e del sindaco di Bagno a Ripoli Bartolini, l'Assessore del Comune di Pisa Beppe Forte, presenti all'incontro.
La Menarini ha due stabilimenti nell'area fiorentina e uno nell'area pisana.