Oggi propongo una ricetta ardita. Non ero troppo convinta nel realizzare un piatto così di contrasto; mi sono infatti chiesta se il sapore forte dell’agnello e il dolce del miele sarebbero stati bene insieme. E l’unico modo per scoprirlo era tentare l’esperimento. E allora, via con l’esperimento: ho usato delle costolette non troppo grosse. Per due persone ne ho usate sei. Si sa, l’agnello non rende molto come carne. Le ho messe a marinare con erbe miste: timo, menta, maggiorana, rosmarino.
Ho aggiunto anche il succo di mezza arancia e dell’aceto balsamico nella marinatura. Mi dava l’idea di ‘addolcire’ il forte dell’agnello così. Le ho lasciate in infusione circa tre ore. Ho preso una bella padella di ghisa, di quelle che ci vuole del tempo per portarle a temperatura, ma quando sono calde, restano costanti fino a fine cottura. Ho messo olio, aglio e sale. Ho aspettato che l’olio fosse molto caldo e ho adagiato le costolette. Devono sfrigolare violentemente, in modo da croccarsi su entrambi i lati.
Tre minuti da un lato, tre dall’altro e le ho tolte da fuoco e spostate su un piatto. Nel fondo che si è formato grazie anche al grasso dell’agnello che si è sciolto, ho messo un cucchiaino di miele di castagno. Non mi azzarderei a superare questa dose. Ho rimesso la carne in padella e l’ho cotta per altri 2 minuti. L’agnello deve rimanere al sangue. Se cuocesse troppo, prenderebbe quel sentore di lesso che è meglio evitare. Devo dire che in realtà, nonostante le mie perplessità, ne è uscito un piatto piacevole.
Ho fatto bene a non esagerare con il miele e la marinatura con arancia e aceto ha sgrassato l’agnello e gli ha conferito una punta di amarognolo che mi ha aiutato a non ‘caramellare’ troppo il piatto. Ho scelto di accompagnarlo con della semplice insalata verde. di Vanessa Bof Foto: Rev. Santino / Flickr