Presentato il 3° rapporto dell'Istituto economico di ricerca sociale. Ad un calo dei licenziamenti ( i lavoratori messi in mobilità nel primo trimestre 2011 sono stati 6.454 con un calo del -6,6% sul periodo corrispondente del 2010) fa da contrappeso un ulteriore aumento dello stock degli iscritti alle liste di mobilità: 43.891 contro i 42.894 del primo trimestre 2010 (+2,3%). Arezzo e Pistoia sono le realtà nelle quali il flusso alla mobilità è più cresciuto ( +28,7 e + 22,9). Abbastanza omogenea invece la crescita per provincia degli stock di disoccupati. Gli avviamenti al lavoro tornano a crescere dopo 10 trimestri negativi in modo consistente (+6,7) passando da 168.532 a 177.581, ma il dato che continua a peggiorare è quello sugli avviamenti a tempo indeterminato ( tab.
pag. 5) solo 23.239 pari ad un calo di quasi il 7%. Crescono le forme più precarie, ( lavoro occasionale, a progetto, ad intermittenza) che da sole superano gli avviamenti a tempo indeterminato. Diminuiscono sensibilmente ( - 15,3 %) gli avviamenti nella fascia di età fino a 24 anni unico dato in controtendenza fra i vari scaglioni di età. Cresce in modo sensibile di oltre 20% il lavoro interinale. In generale la ripresa degli avviamenti è più consistente ad Arezzo, Lucca, Prato in quelle realtà cioè nelle quali si assiste ad una buona ripresa dei distretti del made in Italy ( moda o orafo) e che incrociano una buona ripresa dell'export. La cassa integrazione guadagni nel primo semestre 2011 frena consistentemente ( -10,37%) per effetto del crollo dell'ordinaria mentre continua a crescere la cassa straordinaria (+8,22%) riguardante le crisi strutturali e rimane sostanzialmente stabile su livelli molto alti la cassa in deroga. Andamento molto differenziato tra provincie con Prato che si conferma la provincia migliore (- 38%) Grosseto e Pistoia le peggiori ( +93 e +43%). L'export cresce del 10% trainata dal settore moda (+30%) e dal metalmeccanico trascinato però quasi per intero solo dal distretto orafo aretino. Faticano le imprese con mercato interno e a Giugno l'insieme della produzione industriale dopo 3 timidi trimestri di crescita torna a calare. Diminuisce su base annua ancora del 1,1% il risparmio delle famiglie, si mantiene su livelli elevati la sofferenza del sistema bancario (+157%) che superano i 6 miliardi di euro dall'inizio della crisi con provincie in cui si sfiora il 200%. Piatti i prestiti al settore manifatturiero e all'edilizia. I dati del rapporto testimoniano una perdurante stagnazione dell'economia Toscana favorita da politiche finanziarie inique e depressive come l'ultima finanziaria del Governo, l'ulteriore aumento di forme di lavoro temporaneo per periodi sempre più brevi e che vede i giovanissimi più penalizzati. Si conferma cioè una preoccupazione che come CGIL andiamo ripetendo da 3 anni sin da quando irresponsabilmente qualcuno ci spiegava che il paese rispondeva meglio di tutti in Europa e l'accusa più lieve rivoltaci era quella di “novelle Cassandre”.
Stimiamo che nel prossimo biennio possano essere distrutti altri 50.000 posti di lavoro nella nostra regione.