Il trimestre si è chiuso con una quasi parità tra iscrizioni e cancellazioni, diversamente dagli anni passati quando si registravano perdite, talvolta anche rilevanti. Le iscrizioni (2.226) sono in linea con quelle dello stesso periodo del 2010, mentre le cessazioni (2.195) calano del 22,5% rispetto a quelle del primo trimestre 2010. La composizione percentuale delle iscrizioni rispetto ai settori vede un calo consistente della quota del commercio (-4,9%) e un incremento del 2,3% per le attività manifatturiere e del 3,2% dei servizi alle imprese; a questi movimenti si affiancano, sul lato delle cessazioni, l’incremento in termini di composizione percentuale (in termini assoluti, si ricorda, c’è stato un calo di quasi 700 unità) delle imprese del commercio (+1,2%) e dei servizi alle imprese (+1,1%).
Rispetto alla natura giuridica, l’unica forma di impresa a perdere quota è la società di persone (-2,5%), mentre sul lato cessazioni, solo le imprese individuali vedono scendere il loro peso (dal 69,1 al 67,1%). Il tasso di sviluppo trimestrale è fermo allo 0,03%, mentre in Italia è appena negativo (-0,16%) e in Toscana è dello 0,08%. L’andamento complessivo dei flussi, quindi, ha portato lo stock delle imprese ad attestarsi su valori inferiori a quelli dell’ultimo trimestre, ma più elevati se rapportati ai numeri di Marzo 2010.
Le imprese attive (94.105, +1% rispetto allo stesso trimestre del 2010) sono l’86,3% delle registrate (108.949). Si discosta da questo contesto l’evoluzione dell’imprenditoria artigiana che, difatti, chiude il primo trimestre del nuovo anno con un saldo negativo di circa 100 posizioni (876 iscrizioni e 980 cancellazioni) e un ulteriore arretramento su base trimestrale della propria consistenza operativa, che adesso si attesta a 31.362; va comunque notato che questo valore segna invece un recupero rispetto allo stesso periodo dell’anno passato (+0,7%) L’analisi dettagliata dell’incremento dell’1% dello stock vede l’agricoltura lasciare sul terreno l’1,3% della propria consistenza numerica di Marzo 2010.
Gli altri comparti economici incassano crescite abbastanza rilevanti: attività professionali, scientifiche e tecniche: +5,1%, servizi di alloggio e ristorazione, +4,2%, gruppo dei servizi alle persone +2,4%); in ripresa anche le attività riconducibili all’edilizia (1,3%, incremento più sostenuto di quello rilevato a livello toscano e italiano) e al manifatturiero (0,9%, diversamente da Toscana e Italia dove viceversa si segnalano rispettivamente stazionarietà e calo dello 0,9%). Fermi gli altri comparti.
All’interno del manifatturiero alla buona performance dell’industria di trasformazione alimentare, si accompagna una ripresa delle quote delle imprese dell’abbigliamento e della fabbricazione di articoli in pelle (+3,6%); nel suo insieme, il sistema moda mette a segno, pertanto, un incremento del 3% (0,9 in Toscana e -1,5% in Italia); tra le specializzazioni più rilevanti numericamente si annotano, tuttavia, generalizzati arretramenti con la fabbricazione di prodotti in metallo in calo del 2,2%, lievemente più sostenuto di quello patito in ambito regionale (-1,7%) e nazionale (-1,8), la produzione di macchinari e apparecchiature del 2,4, i mobilifici dell’1,2 e l’industria del legno del 2%, comparti questi ultimi che mostrano comunque una capacità maggiore di frenare le perdite rispetto a quello che avviene in ambito nazionale e regionale, dove i saldi sono ancor più negativi.
Invariate le altre attività manifatturiere. Simile ai periodi precedenti la composizione percentuale delle per gruppi merceologici: servizi alle persone e alle imprese, assieme, coprono rispettivamente il 6,1 e il 21,9% (questi ultimi, invece, arrivano solo al 17,8% in Italia) delle imprese attive, seguite da commercio (26,3%), edilizia (17,6%) e industria manifatturiera (15,5%, quota percentuale che scende al 10,3% a livello nazionale). Al di sotto del 10% agricoltura (6,7%, ma 11,6% in Toscana e 16% in Italia) e i servizi di alloggio e ristorazione (5,8%).
Prosegue, poi, l’espansione delle società di capitale che, a fine Marzo, raggiungono la soglia delle 27.000 unità, in virtù anche di un saldo positivo di oltre 100 imprese; viceversa, ancora in ripiegamento le società di persone, mentre le imprese individuali mantengono saldamente la maggioranza relativa delle imprese registrate fiorentine (49,6%); le società coprono invece il 47,7% della popolazione imprenditoriale fiorentine e il residuo 2,4% è appannaggio di consorzi e cooperative.
Arrivano segnali positivi dal fronte della produzione industriale con un’espansione dell’8,3% su base tendenziale in questo primo trimestre dell’anno, dato migliore del 3,4% con cui si era chiuso il 2010. Bene anche il fatturato industriale che accelera del 7,2% in relazione ad un buon trend della domanda interna (da +4,1% a +4,8%) e ad un ciclo delle scorte in netto recupero (+2,7%); continuano a riprendere terreno i prezzi alla produzione (da +0,7% a +1,7%). Il portafoglio ordini evidenzia una certa tenuta della domanda interna (da +4,1% a +4,8%), parallelamente ad un lieve cedimento della quota di fatturato realizzata all’estero (da 39,5% a 36,4%).
Aumenta il grado di utilizzo degli impianti (da 76,2% a 80,2%); ulteriore miglioramento anche per l’occupazione industriale su base annua (+2,2%). Le aspettative per il secondo trimestre dell’anno migliorano nettamente l’intonazione presentando un saldo che da ragione agli ottimisti (da 15,7 p.p. a 34,9 p.p.). Il lavoro continua nel suo lento percorso di ripristino dei livelli occupazionali, dopo l’affossamento determinato dalla crisi, con un incremento tendenziale dell’occupazione industriale pari al +2,2%, anche se i posti offerti sono fondamentalmente a termine con una forte erosione della quota di assunzioni a tempo indeterminato.
Tutti i settori industriali hanno mostrano una buona tonicità in questo primo trimestre, se confrontati con il quarto del 2010, ad eccezione dei mezzi di trasporto in cui si evidenzia una dinamica negativa rispetto allo scorso trimestre (da +1,3% a -3,8%). Il buon andamento complessivo dell’attività produttiva si correla ad una dinamica positiva piuttosto pronunciata di settori come la pelletteria (da -9,1% a +14,1%), il calzaturiero (da 6,6% a +12%), il farmaceutico (da +8,4% a +48,2%), la chimica (da -1,7% a +4,5%) e i metalli (da +0,1% a +5,8%); altri settori come alimentare, tessile-abbigliamento, meccanica, elettronica e minerali non metalliferi si caratterizzano per una decelerazione del tasso di crescita, rimanendo comunque su valori abbastanza buoni. A fine marzo del corrente anno risale l’interscambio commerciale con l’estero rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente passando da 2,8miliardi a 3,1miliardi di euro in valori correnti; prosegue la ripresa delle esportazioni provinciali con un incremento tendenziale dell’11,1% attestandosi a 1,9miliardi di euro.
L’intensità della variazione è inferiore rispetto al dato di confronto regionale (+13,9%) e nazionale (+18,4%) scontando principalmente una combinazione paesi / settori sfavorevole che ormai si trascina da qualche trimestre e che sta determinando un “rallentamento” della dinamica dell’interscambio complessivo nei confronti dell’andamento regionale e nazionale. I flussi di merci in entrata dall’estero sono progrediti con una velocità simile a quella delle esportazioni (+11,4%) passando da circa un miliardo del 2010 a 1,15miliardi di euro.
Il saldo commerciale così generato sale da circa 750milioni a circa 830milioni di euro; si colloca tuttavia ad un livello di poco inferiore rispetto alla differenza tra export e import rilevata nel primo trimestre 2008 (834milioni di euro). Il settore meccanico continua ad evidenziare ancora una dinamica tendenziale negativa, seppur migliore rispetto al quarto trimestre dell’anno precedente (da -14,7% a -10,6%), tanto che la quota di incidenza sull’export totale continua a ridursi (da 24,7% a 22,1%).
Di ciò ne risentono le esportazioni del raggruppamento della medio-alta tecnologia (-5,8%) e quelle di beni strumentali (-4,2%). Al contrario si registra un andamento molto positivo per i beni di consumo non durevoli (+20,5%) risentendo soprattutto dell’incremento dei flussi di merci in uscita per il sistema moda (+20,4%), con particolare riferimento alla pelletteria (+28,3%), all’alimentare (+21,7%) e al farmaceutico (+26,3%). Aumenta la quota di incidenza del sistema moda che passa da 39,1% a 42,7%. I flussi di esportazioni di beni e servizi tendono a decelerare verso i paesi dell’Unione Europea (da +11,3% a +4,4%) mentre aumentano nei confronti del resto del mondo (da +2,1% a +16,8%) nella parte del continente europeo non UE (+38,1%); il rallentamento si verifica anche per l’UEM (da +11,3% a +2,5%).
In ambito comunitario vanno abbastanza bene i due principali mercati di tradizione come Francia (+22,6%) e Germania (+19,7%) mentre decelerano le esportazioni verso il Regno Unito (da +20,6% a +9%) e diminuiscono quelle verso Spagna (-22,1%) e Belgio (-4,5%). Recuperano molto bene anche i mercati di Svizzera (+45,8%), Romania (+19,2%) e Russia (+28,8%). Riguardo ai mercati extraeuropei risultano in perdita il continente africano (-53,7%) e l’America Centro Meridionale (-14,1%) anche se il Brasile ha fatto registrare una dinamica positiva (+8,6%); ciò si collega anche all’andamento molto favorevole che ha caratterizzato il raggruppamento dei paesi BRIC (+34,9%).
Infatti, oltre che per il Brasile e la Russia, si rileva un forte recupero delle esportazioni anche per l’India (+77%) e la Cina (+39,9%). Tra le destinazioni di rilievo crescono inoltre i flussi commerciali verso gli Stati Uniti (+40,5%) e i paesi mediorientali (+52,7%). Commercio al dettaglio I dati forniti dal Centro Studi Unioncamere evidenziano un comparto commerciale in affanno, le cui difficoltà tendono a perpetrarsi, di nuovo anche in questo trimestre, coinvolgendo peraltro pure il ramo alimentare.
Si allontanano, pertanto, le prospettive di ripresa. La perdita dell’1,7%, è più ampia di quella scontata nel 4° trimestre 2010 e solo di due punti decimali inferiore a quello del primo trimestre dell’anno scorso. Sono soprattutto la piccola (-4,3%) e la media impresa di distribuzione (-1,2%) ad accusare le perdite maggiori, mentre la grande rimane tutto sommato stazionaria (-0,1%). Complessivamente, tanto il settore alimentare, quanto quello non alimentare fanno registrare perdite su base tendenziale più accentuate di quelle dello scorso trimestre; in particolare colpisce la battuta d’arresto subita dal comparto alimentare (-2,2%, la più cospicua dal primo trimestre 2009), Sensibile anche il decremento del comparto non alimentare (-2%), soprattutto se messo a confronto col dato nazionale (+0,2%), mentre in ambito regionale si registra un calo lievemente più pronunciato (-2,2%). Sul lato previsivo, si riscontra un saldo positivo (23%) tra coloro che prevedono un aumento (33,3%) e una diminuzione (10,3%) nel valore delle vendite per il breve periodo.
Si tratta di una differenza più ampia, sia di quella maturata nel primo trimestre del 2010, che di quella dello scorso trimestre; Il 60% degli operatori ritiene che, nel secondo trimestre, gli ordinativi si manterranno stabili, mentre il 29,2% ne prevede un aumento, dato quest’ultimo in linea con quello espresso a inizio 2010