“Garantire alle persone straniere uguali possibilità di accesso e la reale, pien a fruizione del diritto alla salute vuol dire apportare beneficio a tutta la popolazione. Una comunità sana, solidale, in grado di assicurare a tutti le stesse possibilità di preservare, ma anche di guadagnare salute, è una comunità che può affrontare le sfide che la modernità necessariamente pone”. L’assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia ha aperto stamani a Pisa i lavori dello workshop su “Immigrazione e salute.
Percorsi di integrazione sociale”, organizzato dal MeS, il laboratorio Management e Sanità della Scuola Superiore Sant’Anna, nell’Aula Magna della Scuola. Nel corso del convegno, sono stati presentati i risultati del progetto “Immigrati e salute. Percorsi di integrazione sociale”, commissionato dall’assessorato al diritto alla salute e condotto dal MeS in collaborazione con il Dipartimento di sanità pubblica dell’Università di Firenze. “Il percorso che la Regione ha intrapreso, e che è determinata a portare avanti – ha detto l’assessore – va nella direzione di superare una gestione emergenziale del rapporto tra migranti e servizi sanitari, per arrivare a considerare l’immigrazione un fenomeno strutturale, che apporta ricchezza e linfa vitale alla società.
A proposito di questo – ha aggiunto l’assessore – basti pensare all’effetto positivo che il costante aumento di nuovi nati da genitori stranieri porta ad una regione, come la nostra, che è al secondo posto in Italia per anzianità della popolazione”. Daniela Scaramuccia ha sottolineato come dalla ricerca condotta emergano ancora difficoltà di accesso ai servizi da parte dei migranti, e allo stesso tempo la solitudine degli operatori. “La Toscana – ha ricordato – sta facendo un grande lavoro per migliorare l’informazione e l’accessibilità ai servizi per i cittadini migranti, e per incrementare i servizi di mediazione culturale.
La ricerca che viene presentata oggi ci parla di necessità e bisogni che dobbiamo innanzitutto imparare a capire e conoscere, per elaborare strategie di risposta e presa in carcio realmente efficaci. Va superata la logica assistenzialistica, e anche quella delle rivendicazioni reciproche. E va costruito sia negli operatori che nei cittadini, toscani e migranti, un senso di appartenenza a un sistema sanitario e sociale che è di tutti. La giornata di oggi è un’occasione preziosa per consolidare, attraverso i dati raccolti e le esperienze riportate, una chiave interpretativa che evidenzia come la ricerca di salute possa rappresentare uno straordinario veicolo di integrazione con la comunità di accoglienza per i migranti e le loro famiglie”. Per portare a termine il progetto “Immigrati e salute”, i ricercatori di MeS e Università hanno condotto 16 focus group con gli operatori e 12 con gli immigrati.
Sono stati intervistati 130 operatori e 120 immigrati. Dalle interviste, emerge che i migranti sono soddisfatti per la migliore qualità dei servizi sanitari rispetto a quella dei Paesi di provenienza, e per la gratuità di alcuni servizi, ma soffrono per problemi di ansia, depressione, solitudine, e per differenti condizioni climatiche e abitudini alimentari. Che c’è tra loro un’elevata confusione e disinformazione sui servizi sanitari e sui diritti garantiti dalla legge. Che viene ritenuto fondamentale il ruolo dei mediatori, e per questo c’è la richiesta di aumentare e rafforzare il servizio.
“L’analisi dei dati – dicono i ricercatori – conferma il fatto che gli imm igrati sono soggetti al rischio di vedere peggiorare le proprie condizioni di salute proprio nel paese ospite, come testimoniato dai tassi di ricovero per patologie psichiatriche in aumento negli anni, dai ricoveri per abuso di alcol, dipendenze e malattie infettive, in particolare la tubercolosi, legate a cattive condizioni di vita”. Questi alcuni dati emersi dalle relazioni che si sono succedute nel corso della giornata. Gli stranieri residenti in Toscana rappresentano il 9,1% della popolazione totale (rispetto al 7% percentuale nazionale): 338.716, su un totale di 3.730.130 persone.
Gli stranieri iscritti al Servizio sanitario regionale sono 280.188, pari all’82,71% del numero totale di stranieri presenti; 58.558 non sono invece iscritti al SST. Dall’indagine condotta dai ricercatori di MeS e Università risulta che gli immigrati uomini hanno un tasso di ospedalizzazione per traumi più alto ri spetto agli uomini toscani; che gli immigrati ricorrono più di frequente, rispetto ai toscani, al ricovero d’urgenza, e che fanno maggior ricorso al pronto soccorso per condizioni trattabili invece a livello territoriale. Su un totale di 208 strutture ambulatoriali presenti in Toscana, 42 sono dedicate alla popolazione straniera, ovviamente, con una grande variabilità tra le diverse Asl.
Il maggior numero di accessi si registra nelle strutture della Asl 4 di Prato (40.000), Asl 10 di Firenze (25.000), Asl 3 di Pistoia (16.000). Su un totale di 32.295 nascite in Toscana nel 2010, 24.089 erano di donne italiane, 8.206 di donne straniere. Quindi, il 25% di parti che avvengono in Toscana sono di donne straniere. La prima nazionalità è quella delle cinesi (20%), seguite da albanesi (17%) e rumene (15%). Il ricovero per interruzione volontaria di gravidanza rappresenta per le donne straniere una delle prime cause di ospedalizzazione.
Il tasso di ospedalizzazione per Ivg per le donne straniere è di circa 16 su 1.000 donne (per le italiane, 2 su 1.000). E le Ivg ripetute sono il 3% per le donne toscane, il 6% per le straniere. La Toscana è tra le regioni con il maggior numero di stranieri tra la popolazione detenuta: 50,9% (la media nazionale è di 36,7%). La presenza più consistente è quella di detenuti est europei e nord africani. Le patologie principali: psichiatriche, infettive, dell’apparato digerente.