Il Mandela Forum di Firenze si è riempito presto di tifosi, di appassionati, di generazioni diverse ma unite da un solo credo, una sola fede. Nonni che indicavano ai nipoti i calciatori 'delle figurine', padri con i figli in spalla: "Siamo qui perché quell'uomo ha fatto piangere e sorridere ì tu babbo". Il talk show con la stampa fiorentina, l'incontro con la Storia del calcio, quei compagni di sempre rimasti legati alla maglia, ai colori, al pallone anche con il passare degli anni. Ciccio Graziani su tutti, un bagno di folla per l'ex gigliato che ha regalato pillole di saggezza offrendo al pubblico quel che in molti volevano sentire "La Fiorentina con Antognoni ci guadagnerebbe, lui sarebbe capace di riprendere i giocatori, di farli appassionare alla maglia, di svegliarli...
si devono svegliare! Ma dove siamo arrivati, tra poco li vedremo uscire dallo spogliatoio con le cuffie in testa e l'i-pad legato al braccio". Ma sul palco si sono alternati Carlo Conti, Paolo Vallesi, Marco Masini, Niki Giustini che ha imitato Vittorio Cecchi Gori, uno tra i grandi assenti, e poi la famiglia di Giancarlo Antognoni ed altri amici che hanno attraversato l'Italia per portare omaggio a quel ragazzo che ha dato molto al mondo del pallone e che ha ricevuto pochi trofei, ma tanta riconoscenza. Eugenio Giani, presidente del Consiglio comunale, ha donato il Marzocco simbolo della città all' "Unico 10".
E' stata poi la volta del vicesindaco Dario Nardella portare il saluto della città. Sul palco anche una rappresentanza dell'ACF Fiorentina con Stefan Jovetic, Alberto Gilardino, Gianluca Comotto, Riccardo Montolivo ed Adrian Mutu accompagnati da Pantaleo Corvino e da Sandro Mencucci. Sono arrivati fischi per i dirigenti, per i ragazzi ci ha pensato Antognoni a frenare gli animi con un paterno "Buoni, state buoni, è una festa" ed è bastato per il rispetto che si deve alla Bandiera, visto che i fischi si sono placati subito ed i 'dissidenti' hanno preferito abbandonare il campo ed uscire momentaneamente dal Palazzetto. "Mi avete portato i migliori" ha detto il festeggiato.
Su Mutu pesa la maglia numero 10 "Ma la stai onorando, non preoccuparti" risponde Antognoni al giocatore che accenna solamente "Spero di onorarla". Montolivo dichiara invece di invidiare il buon piede di Antognoni "Aveva un bel tiro" e di rimando il campione "..e tira, tira di più anche tu". Gli applausi sono tutti per il giovane montenegrino Stevan Jovetic che promette di tornare presto ed offre ai presenti la speranza di un barlume di luce nel gioco. "Per poter ritrovare l'entusiasmo in campo, occorre riavvicinarsi alla squadra.
La società dovrebbe aprirsi ai tifosi, come avveniva un tempo, perché parlando con i tifosi si capisce quanto sia l'impegno richiesto dalla piazza. Non ci si deve sottrarre, occorrerebbe maggiore comunicazione" questo dice il ragazzo che giocava guardando le stelle che con poche parole entra nel problema e trova subito il filo. Interlocutore tra Società e tifosi lo è stato spesso, soprattutto nei momenti difficili, come racconta anche nel suo libro dedicato alla città del Fiore "10 modi per dirti Ti Amo" scritto da Luca Calamai, nei giorni della disfatta e del fallimento quando la folla di piazza Savonarola si apriva per farlo passare ed il lancio di oggetti si fermava, per poi riprendere alla chiusura del portone di legno. Antognoni torna in Società? "Io aspetto, sono pronto a dire sì, ma come nei matrimoni bisogna essere in due" ha detto Giancarlo sull'onda del coro più gettonato della serata "Antognoni il mio presidente". Oltre ai tanti cori anche gli striscioni, quelli del viola club 7bello e quello portato dai ragazzi del parterre entrati a spettacolo iniziato con una coreografia degna del Franchi, il bandierone con l'effige storica di Antognoni ed uno striscione srotolato tra il pubblico "Antonio..
un Uomo.. la Storia, di amarti non smetteremo mai" Un ricordo è andato a Giancarlo Galdiolo, testimone di nozze di Antonio e capitano buono e coraggioso apace di farlo adattare immediatamente a Firenze, presenti la moglie ed il figlio dell'ex gloria viola "Abbiamo fatto 100 km in un momento per noi molto duro, la malattia è tremenda, ma volevamo esserci ed è valsa la pena esserci. Giancarlo ha sempre parlato bene di Antognoni ed era fiero di avergli consegnato la fascia di capitano per scelta, perché era il più rappresentativo e sapeva che l'avrebbe fatta grande". Sul palco anche la figlia di Stefano Borgonovo che ha letto, commossa, il messaggio del padre capace di colpire sempre al cuore per ironia, stile impeccabile e profondità, come sanno fare i veri calciatori che dopo essere passati da Firenze, sono rimasti nel cuore, viola. di Antonio Lenoci