Rudy Caparrini è l'autore di 'Odissea Viola. Aspettando Ulisse lo scudetto' un libro che affronta le vicissitudini della storia viola dalla metà degli anni '70 fino ai giorni nostri. Un curioso confronto dei personaggi che hanno fatto la storia del Club gigliato con i protagonisti dell'opera di Omero. "Scrivo trenta libri e poi smetto, me ne mancano 27, abbiate pazienza di aspettarmi" esordisce così fuori dai microfoni l'autore di questo volume edito da Metropoli e rivolto ai tifosi ed appassionati della squadra del capoluogo toscano. "L'idea di attraversare il mare con questa storia mi è venuta dopo aver letto questa estate il libro di Beppe Severgnini 'Manuale del perfetto interista' da una sua provocazione ho tratto lo spunto per associare la storia della mia squadra del cuore ad un'opera letteraria.
Sono tifoso dalla nascita e sono diventato letterato in corso d'opera - sorride - ho pensato che le vicissitudini di Odisseo, al secolo Ulisse, ben si adattassero alle peripezie patite dagli appassionati tifosi come me che non hanno conosciuto lo Scudetto, che lo aspettano da anni e che come una chimera inseguiamo ad ogni inizio campionato". "Vorrei con questo libro riportare i tifosi ad un senso sportivo genuino, non attratto dalle sirene come è accaduto per il presidente Vittorio Cecchi Gori ad esempio che, mal consigliato, ha fatto un po' come Ulisse con le sirene, mancando di farsi assicurare all'albero maestro per evitare di perdere la ragione.
Abbiamo ottenuto un 3° posto e mancato per poco lo scudetto, poi siamo caduti nell'oblio e con il capitano tutta la barca è andata a fondo. Con i Della Valle abbiamo trovato il popolo dei Feaci che raccoglie Ulisse sulla riva del mare e lo rifocilla, preparandolo a proseguire il viaggio." "Abbiamo sempre avuto la capacità di complicarci la vita, come nell'Odissea in cui gli uomini di Ulisse non ritrovano la strada di casa per colpa degli dei avversi, ma anche a causa delle scelte avventate e sbagliate compiute lungo il percorso.
Dobbiamo ritrovare il senno e sostenere la squadra con passione positiva, noi tutti, che siamo un po' come Telemaco, che non abbiamo conosciuto Ulisse/Scudetto, ma le gesta raccontateci ci hanno fatto sempre sognare e lo aspettiamo con grande enfasi. Soprattutto dovremo farci trovare pronti perché saremmo capaci di vincere l'invincibile e poi ritrovarci al bar a litigare ancora, noi fiorentini siamo così. In fin dei conti sarebbe ancora una volta come nell'Odissea quando la profezia espressa nell'Ade annuncia all'eroe di Itaca che dopo aver raggiunto casa e sconfitto i Proci dovrà nuovamente riprendere la via del mare verso nuove avventure" "E chi sono io se non un Omero contemporaneo?" queste le parole dell'autore subito riportato a terra dal consigliere comunale Massimo Pieri che ricorda come "Queste iniziative sono lodevoli, perché aiutano a ridimensionare lo spirito di noi tifosi, riportandolo a quei bei ricordi della domenica mattina, quando dopo la messa, per chi ci andava, c'era il pranzo in famiglia e di corsa allo Stadio a mettere gli striscioni e a montare i tamburi" "Avrei iniziato la storia partendo da qualche anno prima dal 1972, per meglio rendere lo slancio che ci ha portati all'epoca di Antognoni e dei bei sogni, infrantisi forse sul più bello ma anche costellati di grande sport e di grande calcio che è bello proprio perché cambia a seconda dell'evento, come le storie d'amore, non c'è mai una partita uguale all'altra.
Pensiamo solo allo scudetto perso nell'era Pontello del "Meglio secondi che ladri" noi in quella stagione abbiamo perso in casa da squadre cuscinetto ed è stata lì la vera sconfitta con Cagliari, Como ed Ascoli. Era un altro calcio, ma era bello e decoroso, come lo è ancora se riuscissimo a viverlo così, con un 4° posto che non è scudetto, ma poco ci manca per quello che possiamo mettere in campo. Oramai il tifoso deve essere commercialista, avvocato, general marketing prima di esprimersi, sulla squadra, sul mercato, sulle strategie.
Un tempo vivevamo di partite perfette di schemi tattici essenziali e precisi" Una storia da esplorare, da seguire per isole e per mari, come Penelope intenti ad intessere una tela sulla quale prendono forma gesta eroiche, in attesa di altri momenti da incorniciare. Antonio Lenoci