Ancora una volta ci troviamo al cospetto di una storia che parla di sport, una di quelle che commuovono e fanno pensare, ma che nell'oblìo di un periodo ancora oscuro, fa sempre male a chi porta dentro di se' la passione sportiva, per il calcio in particolare. Anche Giancarlo Galdiolo, difensore possente della Serie A targata anni '70, è gravemente malato, è stato detto, vociferato, nei giorni scorsi che fosse per colpa della stessa "Stronza" che ha colpito Stefano Borgonovo che così ha sempre definito la Sclerosi laterale amiotrofica o SLA, questo quanto raccontato dai congiunti nelle ultime ore per dare un senso a quelle voci che circolavano tra gli amici e gli addetti ai lavori, che comunque con rispetto non avevano riportato niente di ufficiale ai media.
SLA che negli anni ha colpito e strappato ai propri cari anche Adriano Lombardi, Gianluca Signorini e Giuliano Taccola. "Magari mio padre avesse la SLA - hnno esordito così Eleonora, Alberto ed Alessandro Galdiolo - perché degenera ma consente di ragionare, il problema di mio padre è la demenza fronte temporale; una malattia che parte dal cervello prima di arrivare ai muscoli. Mio padre non capisce e se possiamo concedergli un anno di vita sereno, questo lui avrà.
In 8 mesi si è passati dal parlare, guidare, stare con la gente, allenare i suoi ragazzi siamo arrivati alla situazione attuale. Accanto ai giovani figli dell'ex difensore viola definito nello sport e nella vita il "Gigante buono" come ha ricordato la figlia, si sono presentati anche Giancarlo Antognoni, Lorenzo Amoruso, Giovanni Galli e Moreno Roggi portavoce dell'Associazione ex Viola. "La nostra vita è cambiata - ha proseguito la figlia Eleonora - con mia madre che resta a sua disposizione 24 ore su 24 perché deve essere controllato anche mentre dorme; noi figli ci siamo impegnati da febbraio ad oggi, poi la situazione è precipitata, mio padre è diventato irrequieto e non riusciamo a capire bene neppure noi come si evolverà la situazione non trovando risposte certe.
Uno strazio per mia madre e per noi, perché lui non può comunicare, cosa che invece consente la sclerosi laterale amiotrofica, quindi non riusciamo a seguirlo e ad anticipare le sue esigenze. I rapporti interpersonali non sono possibili, non riconosce le persone e questo lo infastidisce lo fa arrabbiare, così diventa impossibile alimentarlo. Non riesce più neppure a scrivere - continuano i figli dell'ex difensore viola - noi cercavamo nella scrittura un mezzo per comunicare con lui, che ha perso con il tempo anche le risposte visive alle emozioni, se prima un sorriso te lo faceva sentire vivo, presente, adesso più nulla" "Fatica a camminare, a mantenere l'equilibrio - ha spiegato il figlio maggiore, Alessandro - ho provato a portarlo alla preparazione del Cesena a Castrocaro, ma è stato difficilissimo anche sostenerlo sugli spalti, fortunatamente delle persone mi hanno aiutato.
Siamo stati a Bologna, Firenze ma nessuno riesce a dirci qualcosa di più oltre al fatto che sia una malattia degenerativa. "Non abbiamo capito quando è iniziata hanno sottolineato - lui piano piano si è assentato, ha iniziato a dimenticare le cose, abbiamo chiesto per lui una risononza al cervello ma è risultato tutto in regola. Faceva vita sociale, al bar, con gli amici che ci hanno segnalato le anomalie comportamentali. Abbiamo deciso per il ricovero e sono emerse tutte le componenti di questa malattia, che non era solo una questione di memoria.
E' dimagrito, lo alimentiamo con grassi ed alimenti ricchi di calorie ma non riprende peso. Oltre la diagnosi non ci hanno spiegato le cause che hanno portato a questa malattia, i vari centri che abbiamo interrogato hanno confermato la prima tesi, ma senza aggiungere particolari utili, solo di provare con dei farmaci che comunque non hanno prospettive di far regredire la malattia". "Ci hanno chiesto più volte cosa prendeva - ha spiegato Alessandro - ma noi non lo sappiamo, eravamo piccoli, e lui nel tempo ha sempre risposto 'niente'.
La casistica è sospetta ma non riusciamo ad attribuire dirette connessioni tra l'attività agonistica e questa mallatia, non ce la sentiamo di attribuire la colpa all'attività sportiva di nostro padre, noi speriamo che si smobiliti qualcosa sulla ricerca, che il nome di nostro padre possa contribuire ad aumentare l'attenzione sull'argomento. Anche conoscere cosa sia accaduto in quel periodo non ci portrerebbe nulla in più, non risolverebbe la situazione ed ora non è più possibile ottenere informazioni in merito da parte sua" L'assistenza medica è resa difficile dalla particolarità della malattia, per ottenere qualsiasi cosa occorre avere a che fare con una burocrazia più lenta della degenerazione fisica, ciò che non era concesso perché non necessario in pochi giorni diventa indispensabile ed occorre ripartire dall'inizio, anche questo è ciò che stanno passando i famigliari di Galdiolo con un male che prende in contropiede il sistema stesso. "La moglie di Stefano Borgonovo , Chantal, è una donna molto forte - hanno concluso -che ha affrontato tutto con dei figli piccoli.
Si sono fatti sentire gli ex giocatori della Fiorentina, dell'Associazione ex Viola, quelli che hanno giocato con mio padre, ci sono persone che ci sono molto vicine e chi viene a trovarlo lo fa con lo spirito di sostenerlo di tirarlo su" Giancarlo Galdiolo che vive a Forlì, percepisce la pensione da ex calciatore, si è occupato fino a poco tempo fa, fino all'anno scorso visto che la malattia è emersa nei suoi connotati drammatici da gennaio ad oggi, si occupava di una scuola calcio per giovani talenti, come hanno fatto e fanno ancora suoi ex compagni che il calcio lo hanno stampato addosso, come un tatuaggio indelebile. Non cercano aiuto economico i figli, che hanno come punto di riferimento l'Associazione di ex calciatori gigliati, non chiedono né pretendono l'aiuto delle istuituzioni calcistiche, però auspicano che il nome di loro padre possa smuovere le coscienze e sviluppare una maggiore risolutezza nella ricerca, nel mondo che circonda questa malattia, nelle sue varie forme, per poter aiutare chi come loro è in difficoltà: "Tante persone - ha detto Alessandro Galdiolo 31 anni, una grande forza e gli occhi lucidi - anche non del mondo del calcio che quotidianamente lottano e magari alle spalle, attorno non hanno nessuno" La Fiorentina di quegli anni ha seminato nel tempo diversi episodi sospetti, sospetti perché raccolti tra compagni di squadra, che non hanno portato a conclusioni certe, e l'inchiesta in merito si è conclusa con l'archiviazione; Bruno Beatrice è morto a 39 anni per leucemia, Nello Saltutti a 56 anni ci ha lasciato per un infarto, così è stato anche per Giuseppe Longoni, scomparsi anche, per tumore, il portiere Massimo Mattolini morto a Bagno a Ripoli il 12 ottobre 2009 e Ugo Ferrante.
Giancarlo Antognoni, Domenico Caso e Giancarlo De Sisti, sono sopravvissuti rispettivamente ad attacco cardiaco al tumore al fegato e ad un ascesso frontale al cervello. Giancarlo esordì nel 1969 in Serie D nel Sandonà, dove giocò la stagione da titolare. L'anno seguente sempre in Serie D, nell'Almas Roma e poi alla Fiorentina nell'estate seguente. In maglia viola esordisce in Serie A nella partita Sampdoria-Fiorentina (2-2) la squadra viola evitò la retrocessione, grazie ad un pareggio per 1-1 sul campo della Juventus all'ultima giornata. Ha portato a Firenze una Coppa Italia, quella del '74-'75 ed una Coppa di Lega nel '75-'76.Nell' '80-'81 si trasfersce in Liguria alla Sampdoria dove ha contribuito alla promozione in A della squadra blucerchiata. Vicini all'ex giocatore le vecchie glorie della Fiorentina, la cui Associazione spirito di solidarietà sportiva ed amicizia ha già espresso tutta la vicinanza umana e materiale ai familiari di Galdiolo, perché, ricordiamo la frase usata dagli ex viola all'atto della costituzione della lodevole iniziativa benefica: "Chi ha indossato la maglia della Fiorentina anche se per poco nella sua vita, resterà per sempre un giocatore viola". di Antonio Lenoci