di Nicola Novelli
FIRENZE - Le ragioni che conducono Matteo Renzi alla conquista della poltrona di Sindaco di Firenze sono molte, sin dall'inizio di questa corsa a Palazzo Vecchio.
Un anno fa l'allora Presidente della Provincia di Firenze iniziò a pianificare la propria campagna elettorale valutando con esattezza quali interlocutori sociali e politici avrebbero potuto assicurargli la vittoria. Non si può dire altrettanto dei suoi competitori interni, primi fra tutti Lapo Pistelli e Daniela Lastri, che si sono gettati nella mischia senza alcuna garanzia di essere sostenuti da una adeguata frazione del partito.
Anzi sono stati propri i loro errori, nel corso dei mesi, a consentire a Renzi un'ascesa progressiva di consensi tra i tanti che nel PD lo hanno giudicato l'unico che stesse facendo sul serio.
Ma la stessa cosa si può dire anche del suo attuale contendente al Ballottaggio, Giovanni Galli, candidato dal PdL. Non è certo colpa di Galli, ma con il senno di poi, appare del tutto inspiegabile la ragione che ha condotto il partito a candidarlo ufficialmente in febbraio al termine delle primarie del PD e non alcuni mesi prima.
Galli, alla prima esperienza politica si sarebbe certo giovato di un vantaggio temporale su Renzi per affinare e sperimentare le proprie capacità relazionali. Invece è stato mandato allo sbaraglio, addirittura in ritardo, con la comparsa fiorentina del Presidente del partito, Silvio Berlusconi, solo all'ultimo minuto, quando ormai la battaglia era perduta. Non sono pochi a pensarlo nel partito stesso, mentre molti in città sospettano, giungendo a conclusioni tuttora indimostrate, che quanto accaduto sia il deliberato frutto di una strategia consociativa, conseguente alla preferenza dei “padroni” del PdL in Toscana per una sconfitta piuttosto della messa in discussione degli equilibri consolidati.
Forse questa è una spiegazione rozza: più semplicemente il tradizionalismo elettorale dei fiorentini non avrebbe consentito la vittoria ad alcun candidato del Centrodestra. Rimane da vedere, e lo scopriremo nei prossimi mesi, se l'attuale candidato continuerà a tener fede alle promesse fatte in campagna, sedendo in Consiglio Comunale per l'intera legislatura, oppure getterà presto la spugna, o passerà ad altro gruppo consiliare, come già per due volte hanno fatto i suoi predecessori candidati di Centrodestra, l'ex soprintendente Domenico Valentino e prima di lui l'ex rettore Franco Scaramuzzi.
Torniamo a Matteo Renzi.
Il prossimo Sindaco di Firenze è riuscito far crescere mese dopo mese la propria consapevolezza e la propria immagine, pianificando e consolidando le relazioni, con il sostegno dei pochi amici fidati, prima fra tutti l'ex Assessore comunale, Lucia De Siervo, che lo ha seguito e consigliato nella comunicazione.
Nelle ultime settimane Matteo Renzi ha formulato e delineato pubblicamente il proprio programma di governo.
E' un programma amministrativo che assume consapevolmente impegni e rischi. Una vera sfida politica, ben più difficile che non la campagna elettorale.
Il primo impegno Renzi lo ha spiegato con chiarezza: cesura con la precedente amministrazione, sia per quanto riguarda le persone che per quanto riguarda i progetti, libertà totale di manovra sugli interventi, ma coerenza sulla filosofia di sviluppo urbanistico e continuità nelle modalità decisionali. Il nuovo sindaco vuole partire sin dal primo giorno con la riscrittura del Piano Strutturale, che si è impegnato a far approvare in Consiglio Comunale entro un anno dalla propria elezione.
E' la rimessa in moto delle prospettive immobiliari a nord ovest della città, niente di nuovo con le idee urbanistiche prevalenti a Firenze negli ultimi 50 anni. E c'è da star certi che gli interlocutori imprenditoriali della nuova amministrazione non saranno molto diversi da quelli delle Giunte Domenici. Con una differenza decisiva. Come ha dimostrato in qualità di Presidente della Provincia, gestendo la superstrada Fi-Pi-Li, i cantieri delle infrastrutture si devono aprire e chiudere in tempi accettabili per l'opinione pubblica, o almeno entro la successiva tornata elettorale, per mettere all'incasso qualche risultato.
Gli automobilisti delle province di Pisa e Livorno, tutti i giorni per ore in coda lungo i cantieri della Fi-Pi-Li, avrebbero qualcosa da obiettare. Ma per quanto riguarda il tratto fiorentino della strada tutto è apparentemente perfetto.
La seconda promessa di Renzi è quella di far approvare una Legge Speciale per Firenze: la speranza di risorse aggiuntive rispetto ad una gestione del territorio con la responsabilità di un enorme patrimonio culturale e paesistico e un bilancio ordinario comparabile a quello di qualunque altra città italiana.
Renzi sfida la pluridecennale contrapposizione tra schieramenti partitici è afferma di poter convincere l'attuale governo di centrodestra ad agevolare in Parlamento l'approvazione di una legge dedicata alla nostra città. Come dire: vogliamo fare meglio che in passato, ma vogliamo fare anche di più e lasciare un segno sulla città, restituirle lo splendore che meriterebbe.
Ma quale ragione potrebbe indurre gli oppositori in Consiglio Comunale, a fare un favore a Renzi, a livello nazionale? Ecco la terza sfida del giovane candidato PD.
I “soldi speciali” serviranno prima di tutto per allestire le celebrazioni del cinquecentanario della morte di Amerigo Vespucci nel 2012, un'occasione che Renzi immagina di rilievo e rilancio per Firenze, sia dal punto di vista culturale che turistico ed economico, come lo fu il 1980 quando la città fu dichiarata Capitale europea della cultura.
Sono tre sfide grandi per un politico giovane come Matteo Renzi, che, se vinte, gli garantirebbero la successiva rielezione a Sindaco, se non addirittura fare da trampolino di lancio per acquisire una statura e un rilievo nazionali.
Tre motivi sufficienti per molti per sostenere la sua candidatura, tre scommesse a carte scoperte che affermano il suo coraggio già dimostrato nella corsa per le primarie.
Tre obiettivi che concorrono a valutare lo spessore politico del candidato, che però non è un uomo nuovo, avendo amministrato il territorio negli ultimi anni. Matteo Renzi ha concorso da Palazzo Medici Riccardi alla gestione fiorentina, anche a decisioni poi rinnegate in campagna elettorale. L'archivio notizie di Nove da Firenze può documentarlo con facilità.
E' sufficiente digitare alcune parole chiave nel nostro cercatore. Altra perplessità deriva dall'approccio politico che Renzi esprime, che non è così innovativo come sembra e che ai più attempati ricorda tanto quello di certi “nuovi esponenti” democristiani degli anni '80: come il codazzo di clientela e questuanti, che il giovane Presidente della Provincia ha spesso mostrato di non nascondere. E' un elemento di forza in campagna elettorale, ma può poi diventare un fattore di debolezza. Dipende dal numero e dalla dimensione delle promesse su cui ci si è sbilanciati.