25 aprile: Firenze ha ricordato il 64° anniversario della Liberazione

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 aprile 2009 01:30
25 aprile: Firenze ha ricordato il 64° anniversario della Liberazione

"Firenze è l'orgoglio delle sue tradizioni e della sua storia, ma anche di una profonda coscienza civile, democratica, antifascista legata ai valori della Costituzione. Noi siamo qui per riaffermarlo oggi in questo 25 aprile. E sono convinto che questo sforzo comune per tenere vivi questi valori continuerà negli anni e nel tempo. Continuerà grazie alla possibilità di trasmettere alle generazioni più giovani questi valori che stanno alla base della Resistenza, della Liberazione nazionale e della Costituzione della Repubblica italiana".

Lo ha detto il sindaco nel suo intervento nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, che ha aperto le celebrazioni per il 64° anniversario della Liberazione nazionale. Dopo di lui il saluto del presidente regionale delle Associazioni Antifasciste e della Resistenza MArio Leone e l'orazione ufficiale del presidente della Regione Toscana. "Un 25 aprile particolare - ha detto ancora il sindaco - perché ha visto da più parti la sottolineatura e dell'importanza, vorrei dire della necessità, che l'intero Paese si riconosca nei valori fondativi della Carta Costituzionale nata dalla Resistenza.

Un messaggio importante che è stato ripreso efficacemente dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha sottolineato come oggi sia possibile nel nostro Paese che tutti si riconoscano nei valori e nei principi che hanno dato origine al movimento della Resistenza". Il sindaco ha poi ricordato, prima delle celebrazioni del 25 aprile, di aver partecipato assieme al presidente della Regione Toscana, a un momento molto importante: "Non sembri un paragone improprio. Io e il presidente della Regione veniamo da un'iniziativa molto interessante: da un collegamento fra due gruppi di persone, uno a Torino e uno a Firenze, che stanno svolgendo un lavoro di discussione e confronto, di democrazia deliberativa particolarmente significativo sul tema del testamento biologico.

Ricordo questa esperienza perché sappiamo bene quanto oggi nel nostro Paese e non solo, temi che riguardano la bioetica siano oggetto di un confronto, spesso anche aspro, non sempre aiutato dal dibattito politico. Eppure la scelta che oggi si è fatta è stata quella di andare a un approfondimento rigoroso, preparato. Un lavoro cioè che cerca di riconoscere, senza pregiudiziali, le posizioni dell'altro. Cito questo esempio perché io credo che il messaggio di Napolitano sulla Resistenza, ci dica proprio questo.

Che i valori stanno alla base della nostra comunità nazionale e che sono stati poi sviluppati e sistematizzati nella Carta Costituzionale. E da quei valori, come è giusto che sia in una democrazia aperta e pluralista, si dipartano interpretazioni e posizioni diverse, rispetto a quei valori che rimangono che rimangono però comuni". Quello di oggi per è un 25 aprile particolarmente importante per il sindaco di Firenze, l'ultimo da primo cittadino: "Celebrare la ricorrenza come il 25 aprile o dell'11 agosto a Firenze, città medaglia d'oro della Resistenza, che si è liberata da sola, che seppe darsi un governo prima ancora che gli alleati entrassero in città, ha sempre avuto per me un valore e un significato particolare.

Da sindaco, ma prima di tutto da fiorentino. Voglio anche dire che stamani nel corteo molto partecipato da piazza dell'Unità Italiana a Palazzo Vecchio, è stato bello vedere che dietro al nostro gonfalone, il gonfalone di tutti, ci fossero tanti candidati a sindaco alle prossime elezioni, come segno comune di riconoscersi ai valori del 25 aprile". Infine i ringraziamenti: "Voglio ringraziare tutti coloro che in questi anni ci hanno aiutato non solo a festeggiare il 25 aprile e l'11 agosto, ma a tenere viva la coscienza dei valori della Resistenza e della Costituzione.

Ricordiamoci quel bell'appuntamento che abbiamo avuto proprio qui col presidente Napolitano per i 60 anni della Costituzione. Un ringraziamento al presidente della Regione Toscana che ha accettato di svolgere l'intervento ufficiale di questa celebrazione. Voglio ringraziare Mario Leone e attraverso lui tutte le associazioni antifasciste e della Resistenza. Un grazie a tutti quelli che ci hanno aiutato nel lavoro nelle scuole, soprattutto con i giovani per andare a tenere conferenze e soprattutto a portare l'esperienza diretta di vita vissuta alle giovani generazioni di quello che accadeva durante la Resistenza e di ciò che è stata l'esperienza pesante della dittatura fascista nel nostro Paese.

Come devono fare gli istituti, a cominciare dall'Istituto Storico della Resistenza e tutte le istituzioni. Vorrei infine fare un ringraziamento particolare, che non ho mai fatto in questi anni, alla Filarmonica Rossini. Alla nostra banda che ci accompagna e ci accoglie in Palazzo Vecchio con 'Bella ciao'. Firenze è anche questo". La giornata di celebrazioni è iniziata in piazza dell'Unità d'Italia, dove sono state deposte corone di alloro al monumento ai caduti da parte del sindaco, del presidente della Provincia di Firenze e delle altre autorità civili e militari.

Assieme ai gonfaloni del Comune di Firenze, della Provincia di Firenze, della Regione Toscana, la bandiera del Comitato Toscano di Liberazione Nazionale, del Corpo Volontari della Libertà e i labari delle associazioni dei partigiani. Era presente un plotone misto dell'Esercito Italiano, della Scuola di Guerra Aerea, della Scuola Marescialli dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Polizia Penitenziaria e della Polizia Municipale. Sono state lette preghiere della chiesa cattolica da monsignor Alberto Alberti, della chiesa luterana dal pastore Martin Moeslein; la comunità ebraica ha inviato un messaggio che è stato letto alla piazza.

Al termine è si è formato un corteo che ha raggiunto Palazzo Vecchio. Le celebrazioni si sono concluse alle 17.30 in piazza Signoria con un concerto della Filarmonica Rossini.
Matteo Renzi, candidato sindaco del centrosinistra, questa mattina ha partecipato alle celebrazioni ufficiali di commemorazione del 64° anniversario della Liberazione nazionale: deposizione della corona di alloro al monumento ai caduti di tutte le guerre in piazza dell’Unità, corteo fino a Palazzo Vecchio, dove, dopo i saluti del sindaco Leonardo Domenici e del presidente della Federazione regionale delle associazioni antifasciste e della Resistenza Mario Leone, c’è stata l’orazione ufficiale del presidente della Regione, Claudio Martini.

«Sono contento - ha detto Renzi - che Galli abbia accettato il mio invito a partecipare direttamente alla cerimonia. Inoltre, mi fa piacere che anche il presidente del Consiglio abbia preso parte alle celebrazioni. È un fatto positivo». «Oggi - continua Renzi - è un giorno di festa in cui le polemiche vanno lasciate da parte. Il 25 aprile è patrimonio di tutti gli italiani».
Ornella De Zordo, insieme ai candidati e gli attivisti della lista 'Per Unaltracittà', ha partecipato oggi al pranzo organizzato dall'Anpi in piazza Poggi, insieme agli studenti medi e universitari, a simboleggiare la necessità di tener viva la memoria nelle generazioni.

Nel pomeriggio appuntamento in piazza Santo Spirito con Firenze Antifascista e al Centro Sociale il Pozzo per ZAP, la Zona Altamente Partigiana creata alle Piagge per celebrare la Liberazione. "Occorre preservare la memoria della lotta partigiana e del rovesciamento della dittatura. La Liberazione dal nazifascismo rappresenta la libertà e la democrazia nel nostro Paese. Siamo contrari ad ogni revisionismo storico sempre più insistentemente cercato da parte di una destra becera e nostalgica”, ha detto De Zordo, che ha anche colto l'occasione per manifestare la soddisfazione per la candidatura di Fulvia Alidori dell'Ufficio di Presidenza dell'Anpi nelle liste di 'Per Unaltracittà': “Siamo onorati di accogliere fra i nostri candidati una rappresentante dell'Anpi ”, ha sottolineato.

“Crediamo che sia necessario aggiungere alla salvaguardia della memoria – ha aggiunto De Zordo - l’affermazione dei principi sanciti dalla Costituzione che da quella lotta è nata. Casa, accoglienza, cittadinanza, equità sociale, scuola, lavoro: impegnarsi quotidianamente per questi diritti è il modo migliore per mantenere viva la memoria e dare sostanza alla Liberazione, più che partecipare alle celebrazioni di rito”.
Tra memoria e storia, il libro documento Gli ultimi testimoni.

Storie ricordi degli internati militari nei lager nazisti (Polistampa, pp. 240, euro 16) raccoglie le testimonianze dei reduci piombinesi che l’8 settembre del 1943 vennero catturati e deportati nei campi di concentramento tedeschi, dove rimasero per tutto il periodo della Resistenza fino alla Liberazione. Nato dalla dalla trascrizione delle video-interviste rilasciate dai soci dell’ANAI (Associazione Nazionale Ex Internati), curato da Annarosa Bartolini ed Emanuela Malvezzi, introdotto del professor Paolo Pezzino, il libro offre un'accurata traccia storica di quel periodo, fornisce precise notizie biografiche dei 'testimoni', si arricchisce anche di immagini e importanti documenti, quali due diari interamente trascritti.

Un prezioso strumento didattico teso a conservare il ricordo di chi ha vissuto il dramma bellico e a trasmetterlo con esattezza alle nuove generazioni. Ogni testimonianza, nella sua unicità e originalità, affronta i temi drammatici della guerra: la fame, il cameratismo e la solidarietà tra compagni e concittadini, la presenza costante della morte, la paura e la nostalgia di casa e della famiglia. «Cose incredibili. Si mangiava e non sapevi cosa mangiavi, si mangiava della roba che non si sapeva cos’era, quando c’era, perché a volte non c’era neanche quella.

Ho mangiato l’erba, l’erba del fosso, lessarla e mangiarla. Fare un fascio di erba poi diventava una manata quando era lessata. Mi sono trovato a rubare, a azzardare a rubare le patate in fabbrica che se mi acchiappavano mi fucilavano; ho fatto anche quello. Queste sono cose che non ho mai raccontato neanche a lei (indica la figlia, ndr), mi sembrano cose così impossibili. Azzardare, abbiamo azzardato con diversi amici: andare al deposito delle patate, portarle via, se ti acchiappano ti fucilano.

Questo ho fatto io: legarmi i pantaloni in fondo qui e portare via le patate. La fame, la fame avanzava. Noi ci s’aveva un pezzo di pane, si divideva in sette, in sette, poi c’era la leticata per scegliere: quello è più grosso, quello è più piccino. Allora si faceva a mosca cieca: “Questo a chi? Questo a chi? Questo a chi?”, per non fare discussioni» (p. 165, intervista a Elvio Mazzarri). In un quadro di atteggiamenti che spaziano dalla disobbedienza alla vera e propria resistenza, trova collocazione la scelta di centinaia di migliaia di soldati italiani internati nei lager, dopo l’8 settembre, senza neppure la qualifica di prigionieri di guerra, in quanto formalmente considerati dipendenti dal regime fascista repubblicano, alleato alla Germania nazista.

Ricostruendo le loro vicende il volume rende un doveroso omaggio a una generazione che ha sacrificato la propria esistenza in nome della libertà.

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