Firenze− Sarà la Toscana, fra le prime regioni italiane, a realizzare il rapporto sull’industria della comunicazione a livello locale. L’annuncio è stato dato dal Comitato regionale per le comunicazioni (Corecom) nel corso della presentazione dell’Undicesimo Rapporto sull’industria della comunicazione in Italia realizzata dall’Istituto di Economia dei Media (IEM) della Fondazione Rosselli. Un documento che raccoglie analisi su dati e cifre degli ultimi venti anni, che offre spunti di riflessione interessanti e individua aree di riferimento dalle quali partire per aprirsi ad un confronto ampio con le diverse realtà di questo variegato settore.
A rendere nota l’intenzione dell’Authority regionale di realizzare lo studio entro il terzo semestre 2009, il presidente e il consigliere con delega alla comunicazione Marino Livolsi e Vincenzo Caciulli.
“Il Rapporto prodotto dall’IEM analizza settori e campi di intervento precisi”, ha evidenziato Livolsi. “Dai dati raccolti occorre sviluppare un ragionamento calato sul locale, oggi più che mai terreno importante, spesso non sufficientemente analizzato e sul quale invece è necessario spendere maggiori attenzioni”. “L’industria della comunicazione sarà un settore strategico per i prossimi anni”, ha detto Caciulli. “In Toscana manca una foto dello stato dell’arte. Per questo, nel corso del 2009 il Comitato produrrà una ricerca per misurare il perimetro del comparto e offrire al legislatore il quadro sui cui lavorare”.
Un quadro che secondo quanto è emerso nel corso della presentazione, dovrà sempre più tenere conto della “produzione”. Sì quindi ad una spinta che abbatta significativamente il digital divide, ma occorre anche ragionare in termini di contenuti da mettere nella rete.
Il ruolo strategico della comunicazione, del mercato e delle opportunità che potrebbe offrire, sono state riprese anche dall’assessore regionale alla Cultura Paolo Cocchi: “Occorre governare il settore. Spingere per avviare investimenti e realizzare infrastrutture capaci di sviluppare al meglio la comunicazione in un’ottica di pluralismo e di libertà di accesso”.
“La Regione Toscana sta già lavorando per un’evoluzione del sistema, attraverso l’unione dei diversi attori”.
Tre sono le direttrici su cui insistere lanciate dal consigliere componente della commissione Attività culturali del Consiglio regionale Enzo Brogi: “Alfabetizzazione digitale, diffusione della buona conoscenza e del buon uso della rete, apertura alla banda larga”. “Il Corecom sta facendo un ottimo lavoro in questo senso. Con i progetti la Buona Televisione e la Buona Radio in Toscana, ha avviato una ricerca della qualità ma anche un’azione volta a suggerire, orientare e valorizzare i diversi media, promuovendo la partecipazione e la tutela dei cittadini”.
A presentare l’Undicesimo rapporto, la coordinatrice IEM-Fondazione Rosselli, Flavia Barca.
“Con questo studio intendiamo dare il nostro contributo allo stato della comunicazione in Italia con la volontà di aprirci all’esterno e di confrontarci con le diverse realtà che lo compongono e che vivono la mutazione del sistema sulle proprie spalle”. Tra le chiavi di lettura da cui partire, Barca ha ricordato “il pubblico consumatore, il mercato delle comunicazioni, l’ICT (Information and Communication Technology), la pubblicità, la crisi economica, la dimensione globale e locale e le sfide imposte dal sistema”.
A partire da questi indicatori il Rapporto individua quattro punti di svolta: l’esplosione degli investimenti pubblicitari, la diffusione di internet, della telefonia mobile e lo sviluppo della pay-tv. “Punti che sono stati il volano per la crescita dell’Industria della Comunicazione anche in Italia - ha ricordato la coordinatrice - e che oggi vedono Internet in continua espansione anche nel lungo periodo, la forte crescita dei videogiochi e la tenuta delle telecomunicazioni mobili, del cinema e della radio”.
Altro elemento di riflessione evidenziato da Flavia Barca, la “migrazione dei contenuti verso l’industria della comunicazione, che ha determinato una serie di cambiamenti”. Tra questi i più significativi sono rintracciabili in un nuovo scenario del rapporto tra mezzi di comunicazione e pubblicità e tra questi e il pubblico. “La digitalizzazione dei mezzi di comunicazione e della conoscenza stessa ha spinto il consumatore in una dimensione più complessa in cui il consumo dei contenuti è divenuto personalizzato e diversificato.
In uno scenario così modificato si affaccia una nuova generazione di operatori ibridi, alla ricerca di posizionamenti più vantaggiosi”. In questo quadro, il Rapporto individua come centrale il ruolo dello Stato, in termini di politiche pubbliche a sostegno di una banda larga via, via più ‘larga’, di piani concreti per la diffusione di una cultura del digitale, di una relazione più proficua tra le reti e il sistema dei media e di un mercato più aperto alla concorrenza.
(f.cio)