Firenze– “Catturare” l’anidride carbonica emessa negli impianti a combustibile fossile, per “sequestrarla” e stoccarla in modo sicuro e controllato nel sottosuolo. Un’idea altamente innovativa che permetterebbe la riduzione drastica delle emissioni e sarebbe esportabile anche in Paesi come Cina e India, forti consumatori di carbone. Un’idea sulla quale stanno lavorando i maggiori “cervelli” di tutte le aziende che si occupano di energia, e che vede la Toscana protagonista nella ricerca avanzata, con i centri Enel di Pisa, Livorno e Sesta (Radicondoli).
Di questo hanno parlato i responsabili di Enel oggi alla commissione Territorio e ambiente del Consiglio regionale. “E’ una tecnologia che apre prospettive straordinarie, non solo per l’Italia ma anche per i Paesi emergenti - commenta il presidente della commissione Erasmo D’Angelis (Pd) – Inoltre il ruolo dei centri di ricerca toscani è estremamente significativo. Siamo di fronte a un progetto che nasce in Toscana e che permetterebbe davvero di dare una svolta al mercato dell’energia, salvaguardando l’ambiente e riducendo i gas serra”.
E’ stato il responsabile Enel per le Politiche di ricerca e sviluppo, Gennaro De Michele, ad illustrare in commissione i dati e gli obiettivi del progetto, che si affianca agli impegni di Enel sul fronte delle energie rinnovabili.
Il carbone – ha spiegato – rappresenta oggi il 21,8% dei combustibili fossili, e rispetto a olio e gas ha due vantaggi: è diffuso in modo più uniforme nel mondo, e secondo le previsioni durerà più a lungo (si parla di 200 anni, contro i 41 dell’olio e i 67 del gas). Ecco perché una tecnologia che sappia rendere sostenibile e a “emissioni zero” le centrali che utilizzano il carbone è altamente appetibile, per motivi insieme economici e ecologici. “La tecnologia per la cattura e lo stoccaggio consentirebbe di abbattere di circa il 20% l’anidride carbonica attualmente prodotta – ha detto De Michele - Numeri importanti, per il quali i maggiori produttori di energia nel mondo hanno messo queste ricerche al primo posto delle loro priorità.
Enel non fa eccezione, ed anzi è all’avanguardia proprio per le ricerche che si stanno sviluppando in Toscana, nella sede Ricerca Enel di Pisa e nelle aree sperimentali di Livorno e di Sesta. Non è un caso se la ricerca di Enel si concentra in Toscana: il territorio di Pisa ad esempio ha un rapporto fra ricerca e Pil paragonabile a quello della Silicon Valley”. In pratica queste tecnologie permettono in primo luogo di separare la CO2 dai fumi, catturandola attraverso combustione o gassificazione, e quindi di sequestrarla e stoccarla sottoterra, in serbatoi naturali (giacimenti esausti di carbone, gas e olio e acquiferi profondi).
Le potenzialità di sviluppo sono enormi: l’acquifero profondo del Mare del Nord, già utilizzato da parte di una compagnia petrolifera, ad esempio, permetterebbe di accogliere tutta la CO2 prodotta in Europa per circa 200 anni. “Tutto il mondo si sta mobilitando attorno a questa tecnologia – ha detto infine De Michele – E’ citata nel protocollo di Kyoto ed è considerata anche dal WWF come una delle soluzioni che dovrebbero essere rese obbligatorie nell’impiego del carbone”. (ab)