Firenze 08 luglio 2008- Via libera del Consiglio regionale della Toscana al Piano energetico regionale. Il Piano è stato approvato con i voti dei gruppi di maggioranza. Voto contrario è stato espresso da tutti i gruppi dell’opposizione. In precedenza, era stato bocciato dalla maggioranza un ordine del giorno presentato da alcuni consiglieri dell’opposizione, primo firmatario Paolo Marcheschi (Fi-Pdl), che si proponeva, fra l’altro, di impegnare la Giunta “ad armonizzare il piano energetico regionale con una strategia energetica nazionale”; ad “aumentare lo sfruttamento di biogas derivante dai rifiuti urbani” e “prevedere per le fonti energetiche rinnovabili un ruolo integrativo e non sostitutivo rispetto alle altre fonti energetiche”; infine, “a prevedere un incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo nel settore energetico”.
"Il Piano non contiene nulla di ideologico, né immagina scenari irraggiungibili.
E' quanto di più distante da una politica di annunci. Parla alle famiglie, che fanno i conti ogni giorno con le bollette, alle imprese, che spendono il doppio o il triplo di quelle spagnole o tedesche, alla pubblica amministrazione". Così il presidente della commissione Territorio ed ambiente, Erasmo D'Angelis (Pd), ha sintetizzato il Piano di indirizzo energetico regionale (Pier). In un quadro europeo che chiede di centrare tre obbiettivi ambiziosi entro il 2020 (-20% sulle emissioni di anidride carbonica, -20% sui consumi energetici, +20% di energia da fonti rinnovabili), il piano regionale punta su un mix produttivo composto da gas metano ed energie rinnovabili.
"Mercato del gas significa anche accesso adeguato alle forniture agevolate di gas algerino, con la metanizzazione dell'Elba ed il rigassificatore al largo di Livorno, realizzato con le massime garanzie di sicurezza - ha precisato D'Angelis - Puntiamo, inoltre, alla riconversione a gas metano delle centrali Enel di Livorno e di Torre del Sale di Piombino". Sul fronte delle rinnovabili il piano punta sulla geotermia (23% elettrico), grazie anche ad una rinegoziazione con Enel delle condizioni di sfruttamento, sull'eolico, con la definizione di 25 siti ottimali a terra ed altri off-shore, e poi sul solare fotovoltaico.
"Siamo convinti di poter creare le condizioni per produrre fino al 50% di energia elettrica da fonti rinnovabili - ha affermato il presidente -. Possiamo farlo grazie a sistemi di incentivazione pubblica (fondi regionali e comunitari) per l'efficienza energetica di abitazioni ed impianti industriali. Ma, soprattutto, rimuovendo uno dei maggiori ostacoli: il carico burocratico". In questa prospettiva il piano è stato concepito in un'ottica di integrazione con il Piano di indirizzo territoriale, in grado di produrre positivi "effetti a cascata".
"Tra tantissimi 'sì' il piano dice un solo 'no' chiaro al nucleare che c'è oggi - ha aggiunto il relatore - Non esiste sul nostro territorio alcuna possibilità di costruire una centrale nucleare, perché insostenibile sul piano dei costi economici e delle garanzie di sicurezza". A suo parere, come nel caso del "carbone pulito" è opportuno soltanto un sostegno alla ricerca. "E' un piano modesto, frutto di compromessi politici all'interno della Giunta, piuttosto che di scelte per il rilancio dell'economia e l'abbattimento dei costi per cittadini ed imprese".
E' il giudizio di Andrea Agresti (An), vicepresidente della commissione Territorio e ambiente. A suo parere, il piano è contraddittorio e non consentirà di raggiungere gli obbiettivi indicati dall'Unione europea, perché punta sulla cogenerazione a gas metano, "il più costoso tra i combustibili fossili". Viceversa non si è voluto prendere in considerazione l'utilizzo del 'carbone pulito', che costa molto meno e, con le moderne tecnologie, accettabile anche sotto il profilo delle emissioni. "Siamo di fatto dipendenti da un unico fornitore di gas - ha affermato Agresti - con tutto quello che può comportare".
A suo giudizio i contrasti nella maggioranza sugli investimenti Enel nel settore geotermico "rendono poco credibile la volontà di questa Giunta di investire nel settore", mentre sul fronte dell'energia eolica manca ancora un piano paesaggistico, indispensabile per la localizzazione degli impianti. "La nostra regione è tra quelle meno ventose in Italia - ha osservato - per produrre 300 megawatt sono necessarie circa 300 torri alte più di cento metri". Agresti ha infine ricordato che Enel, al momento non intende riconvertire le centrali di Livorno e Piombino, che hanno dimezzato la loro produzione, perché costa meno importare energia dall'estero prodotta con il nucleare.
"E' un piano che produrrà solo maggiori costi per i cittadini e le imprese - ha concluso - con l'aggravante di non riuscire neppure a ridurre l'emissione di gas serra". "E' stato fatto un grande lavoro collegiale: ritengo un buon lavoro" ha dichiarato Marco Montemagni (PdCi), secondo il quale l'obbiettivo era quello di "stare con i piedi per terra e di non riproporre previsioni più vicine ai sogni che alla realtà". "Ci sono novità da sviluppare, come l'eolico in mare ed il solare a concentrazione e termodinamico - ha osservato - che ci fanno guardare, con realismo, all'obbiettivo di assicurare nel 2020 il 50% da energie rinnovabili".
Montemagni si è quindi soffermato sulla semplificazione amministrativa, un "problema di tempi", ma anche "di chiarezza e certezza nelle procedure". "Il piano non dà risposte da solo - ha dichiarato - ma dà significativi contributi in questa direzione". Terzo aspetto positivo: le risorse. "Tra fondi comunitari e risorse regionali - ha sottolineato Montemagni - le risorse disponibili permetteranno di movimentare oltre 230 milioni di euro per la prima parte del piano, fino al 2010"
“Un piano che creerà danni ingenti di tipo sia ambientale che paesaggistico.
Non vorrei che i campi di girasole venissero sostituiti dal fotovoltaico e non sarebbe giusto che gli impianti eolici fossero installati senza alcun controllo ambientale”, sono queste le valutazioni di Marcella Amadio (An) riguardo al piano energetico che definisce “pericoloso, insufficiente” e che, aggiunge, “creerà danni al territorio”. Di parere opposto Vittorio Bugli (Pd), che rileva, negli interventi dell’opposizione, “un atteggiamento diverso, di tipo ideologico, da quando il governo si è pronunciato per il nucleare”.
Il piano, aggiunge Bugli, “si pone l’obiettivo serio dei tre 20% di qui al 2020” e pone le condizioni “per stipulare un patto con la società toscana e centrare, se saremo in grado di mettere un po’ il turbo a tutto il sistema, il più ambizioso obiettivo del 50% di energia elettrica da fonti rinnovabili”. Per Fabio Roggiolani (Verdi), siamo di fronte ad un “segno di riformismo avanzato e all’inizio di una politica industriale per il futuro”. A fronte di una situazione di “produzione monopolistica dell’energia” e “ad una truffa nei confronti dei cittadini”, la Toscana sceglie “le energie rinnovabili, la co-generazione e la rigenerazione”.
Il Piano, aggiunge Roggiolani, dà un indirizzo chiaro, “rompe con un certo conservatorismo e rende davvero possibile una svolta”, verso “un futuro sereno fatto di innovazione e sviluppo tecnologico”; dimostra che la Toscana ha capito “che in fatto di energia bisogna cambiare, perché siamo di fronte a mutamenti strategici” e dice “no oil, no coke e no al nucleare”, mentre si apre a “tutte le potenzialità delle rinnovabili”. “La nostra posizione non è andata cambiando a seguito dell’annuncio sul ricorso al nucleare”, replica Alberto Magnolfi (Fi-Pdl).
“Questo piano è un frutto tardivo, nasce senza riuscire a superare i punti interrogativi”. Il contenzioso con Enel sulla conversione delle centrali di Livorno e Piombino, aggiunge Magnolfi, “non può essere risolto con una impostazione di tipo dirigistico”. Riguardo al nucleare, “non prendere atto degli scenari che si aprono risponde ad una necessità politica”. Tutto questo, “mentre alcune provincie predispongono un proprio piano energetico proprio in queste ore”, a conferma di un piano “ambizioso e debole, giunto molto tardi, con segno predominante la scelta politica”.
Parere positivo esprime Giancarlo Tei (Ps), per un provvedimento “che interviene in assenza di un piano energetico nazionale”, in un settore “nel quale si gioca gran parte delle potenzialità del nostro sistema produttivo e le possibilità di essere concorrenziali”, sia dal punto di vista “del costo del lavoro”, sia da quello “del costo dell’energia”. Il piano introduce “certezze riguardo all’iter delle procedure per le concessioni”, stabilisce “un raccordo con gli altri strumenti di programmazione regionale” e “assegna competenze a Comuni e Provincie”.
Con una distinzione, sul nucleare: “Non trovo giusta una impostazione ideologica − dice Tei −, il G8, del quale l’Italia fa parte, prevede un sistema misto; l’Italia deve stare insieme agli altri paesi europei nelle scelte che si faranno per il futuro”. Contrarietà hanno espresso nelle dichiarazioni di voto, Andrea Agresti (An), il quale ha ricordato la necessità “di investire sulla ricerca per le fonti alternative, che oggi non rispondono alle esigenze di riduzione dei costi”, Alessandro Antichi (Fi-Pdl), nei confronti di un provvedimento che “nasce morto, conta poco e vale poco, visto che è destinato ad esaurirsi nel 2010”, Marco Carraresi (Udc), secondo cui “il documento, sebbene unitario, evidenzia valutazioni e soluzioni divergenti che la dicono lunga sugli equilibrismi e le contraddizioni che ci sono nella maggioranza.
Il Piano − ha aggiunto − dimostra l’incapacità di modernizzazione della Toscana e la scelta di mettersi fuori dal contesto europeo”. Mario Lupi (Verdi) ha invece confermato il voto di approvazione, sottolineando il “frutto positivo del lavoro, anche di concertazione con le forze produttive” e ha ribadito la contrarietà “al progetto terminal gas”. L’assessore Anna Rita Bramerini, nella replica, ha parlato del piano come di “uno degli atti più significativi di questa legislatura, che risponde in modo strutturale e collegato agli altri strumenti regionali, a cominciare dal Piano di indirizzo territoriale”.
Un piano “che non è ideologico, e tanto meno pericoloso”, che “coniuga sviluppo e innovazione”. L’assessore ha ricordato il “lavoro in corso con il comune di Firenze per la definizione di un regolamento da applicare anche nelle altre città”.
“Abbiamo apprezzato gli obiettivi di fondo che animano il nuovo Piano energetico regionale – è il commento della presidente di Confindustria Toscana Antonella Mansi - La promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico vanno nel senso indicato da Bruxelles; tuttavia, agli obiettivi ambiziosi che la Regione Toscana si è data in termini di riduzione dei costi, di diversificazione delle fonti e di sicurezza degli approvvigionamenti, non corrispondono strumenti adeguati”.
“Penso, ad esempio, alla questione del 'carbone pulito' – ha detto ancora la Mansi - Una riflessione sulle politiche energetiche che si spinge con coraggio fino al 2020, dovrebbe essere scevra da ogni tipo di pregiudizio o di condizionamento. Per le stesse ragioni – ha continuato la presidente degli industriali - crediamo che non sia logico precludersi la possibilità di localizzare un secondo rigassificatore. Allo stesso tempo, ci appare troppo rigida la chiusura sulle filiere lunghe delle biomasse.
La re-industrializzazione della Toscana passa anche da una politica energetica moderna per la competitività delle imprese”.