di Stefano Stefani, direttore dei cinema Fiorella e Flora
Credo abbia ragioni da vendere Claudio Carabba quando ritiene sia venuto il momento di "lanciare un modesto appello alla riflessione" (corsivo di sabato 8 novembre u.s. su Il Corriere Fiorentino) sulla politica culturale fiorentina e regionale in ambito cinematografico. Provo a riepilogare tre questioni critiche emerse dalle polemiche di queste settimane:
1) Sette (o nove? non è dato ancora saperlo) schermi stanno per nascere a Firenze, Novoli, in un "complesso polifunzionale" al centro di polemiche da quasi un anno.
Se non interverranno fatti nuovi (c'è un'istanza di sequestro in procura presentata dall'Agis e ben due ricorsi pendenti davanti al Tar) la sua apertura prevista entro due, massimo tre mesi, dissesterà il mercato cinematografico fiorentino portando alla morte rapida di almeno 5 schermi limitrofi (i due del Flora, i due dell'Adriano e quello del Manzoni) e alla sofferenza di altre strutture che sono già al limite della sostenibilità gestionale in un mercato dove non è aumentata la domanda e dove si è calato anni fa il multiplex "Il Magnifico" della catena Warner Village (11 schermi e, ad oggi, un terzo degli incassi complessivi di Firenze.
Scriveva il regista Giuseppe Tornatore, alcune settimane fa: "una città senza sale cinematografiche è una città cieca, è come un volto senza occhi". E ancora: " la morte delle sale di città è uno di quegli eventi che ci appaiono ineluttabili, ma che hanno tutte le caratteristiche di un vero e proprio crimine culturale" (La Repubblica, 10 ottobre). Ho la sensazione che molti politici fiorentini considerino infondato l'allarme lanciato in proposito dall'Agis e dall'associazione degli esercenti quasi fosse il classico "al lupo, al lupo!" Basterebbe però vedere cosa è successo in altre città italiane per rendersi conto che la scomparsa di molte sale fiorentine, punto di aggregazione di quartieri e dei loro abitanti (a Firenze ci sono più di centomila over 60, tutti al multiplex in autobus?...), è certa e imminente.
Chi si candida a governare la città ha un opinione al riguardo? Considera che quello che sta per avvenire sia "il progresso, bellezza!"...? Ma la morte delle sale cinematografiche non avrà riflessi pesanti sulla vivibilità, sulla vivacità e, in ultimo, sulla "sicurezza" dei nostri quartieri?
2) Entro la prossima primavera aprirà a Prato San Giusto un nuovo Multiplex, da 16 schermi e 3500 posti (autorizzato, ahimè, in deroga alla Legge regionale sul cinema del 2004), perfetto omologo, come dimensioni e ambizioni di mercato, del Vis Pathè di Campi Bisenzio da cui dista in linea d'aria meno di sei chilometri e con cui è destinato a scontrarsi commercialmente.
Intanto però, che ne sarà delle sale cinematografiche di Pistoia (dove due schermi sono già chiusi dall'estate scorsa), di Prato (dove i cinema sopravvissuti al Vis Pathè stentano a rimanere aperti), di Montecatini e di molti comuni limitrofi? Nella futura "area metropolitana" (le province cioè di Firenze, Prato e Pistoia, 1 milione e mezzo di abitanti, il 50% del Pil toscano) andremo al cinema nelle poche sale superstiti di Firenze e in quattro giganteschi multiplex con oltre 50 schermi complessivi, legati a grandi circuiti italiani o europei? e questo modello di sviluppo dei consumi culturali che riflesso avrà sul connettivo del tessuto sociale e sulla circolazione e il pluralismo dei contenuti? Anche questo un "evento ineluttabile"?
3) Per un fine paradosso, mentre a Firenze si teme la scomparsa di molte sale storiche di quartiere, la Regione (attraverso il suo braccio operativo, la Mediateca Regionale) lavora alla nascita in tempi brevissimi di una Casa del Cinema nel prestigioso Cinema Odeon.
I suoi costi? Le sue necessità di finanziamento da parte degli enti pubblici coivolti (Comune, Provincia, Regione)? Difficile conoscerli. Dov'è un piano finanziario della Casa del Cinema (quanto costa cioè, ogni anno, l'affitto d'azienda Odeon, quanto costa farla funzionare, quanto si pensa di ricavare dallo sbigliettamento e da eventuali sponsor...)? Si può solo presumere dalle scarne cifre circolate che, dopo un contributo fisso annuo di 130 mila euro ciascuno da parte di Comune e Provincia, almeno altrettanto dovrebbe metterci la Mediateca Regionale (cioè la Regione) per tenerla in vita a fronte di costi stimati di circa 700 mila euro annui.
Per fare cosa? Offrire ospitalità ai festival fiorentini, fare rassegne di film in lingua originale, riproporre classici del cinema e organizzare grandi serate evento... Insomma oltre 500 mila euro all'anno di denaro pubblico per attività che già in città, seppure con fatica degli operatori del settore, vengono fatte. Intanto un immobile e un'azienda cinematografica di proprietà del Comune di Firenze (l'Alfieri, lo storico cinema d'essai aperto nel lontano 1979) langue dal dicembre 2006 chiuso, in attesa che partano lavori di risistemazione già stanziati.
E la Corte dei Conti? Come si penserebbe di non incorrere nei rilievi della Corte non ricorrendo ad un bene di proprietà ma affittando un bene di terzi per svolgere una attività che nel bene posseduto dal Comune di Firenze potrebbe agevolmente trovare la sua collocazione? L'Alfieri è "piccolo" e privo di glamour per i festival e per alcuni grandi eventi? Si possono prendere in affitto altre sale di prestigio quando si ha bisogno di spazio o di sistemare un red carpet (anch'io affitto il Teatro Verdi per alcune serate di anteprima ma non me ne accollo la gestione…).
In sintesi, poichè la vivacità della vita culturale di Firenze e di una vasta area della regione e la qualità del tempo libero dei suoi cittadini dipendono molto, secondo me, dalle sale cinematografiche e dalla loro capacità di offrire svago e cultura, di questi probabili scenari è opportuno discutere con i cittadini stessi. Mi aspetto qualche riflessione in proposito, soprattutto dagli amministratori a cui abbiamo affidato il "governo" delle cose.