Firenze, 6 novembre 2008- Dalle valutazioni fatte dal Gruppo regionale del rischio clinico sono emerse criticità e per questo la Regione Toscana ha preferito procedere alla sospensione temporanea del primario di ostetricia e ginecologia. E’ stata una scelta giusta, operata in nome della trasparenza, per la sicurezza delle pazienti e per la tutela del reparto e dello stesso primario. Questa la tesi sostenuta dall’assessore regionale al diritto alla salute Enrico Rossi, che stamattina ha effettuato una comunicazione davanti alla commissione Sanità, presieduta da Fabio Roggiolani (Verdi), sui decessi dei tre neonati nel reparto di ostetricia dell’Ospedale “Versilia” di Viareggio avvenuti tra il 14 e il 31 ottobre scorsi.
Rossi ha esposto i fatti e risposto alle numerose domande dei commissari. L’assessore ha spiegato che il Gruppo regionale del rischio clinico ha rilevato in generale, senza che sia possibile al momento stabilire un collegamento diretto con i decessi dei neonati, “alcune criticità organizzative, un insufficiente rispetto delle procedure standard e la mancata definizione e adozione formale di protocolli”. Tutto ciò, ha proseguito Rossi, rappresenta un compito specifico del direttore di Unità operativa complessa.
E’ per questa ragione che è stato chiesto al direttore generale di procedere a una sospensione temporanea di trenta giorni del primario, peraltro solo dalla funzione di responsabilità organizzativa, non da quella di medico. Per rimediare alla mancata adozione di protocolli si è deciso di affiancare all’unità operativa alcuni medici esterni che hanno già esperienza in materia. “Applicare le procedure è compito del primario, e se il compito non è stato eseguito questo è un fatto – ha dichiarato ancora Rossi -.
Anche in Toscana ci si deve abituare all’idea che per intervenire con correttivi, laddove si siano verificati eventi critici, non è necessario aspettare il pronunciamento della magistratura e che è prassi verificare la situazione ricorrendo a gruppi tecnici di controllo. L’omertà del mondo medico è un altro muro da abbattere”. L’assessore ha anche dichiarato, dopo il verificarsi di questi eventi “sentinella”, di aver scritto a tutti i direttori generali delle Asl toscane affinché verifichino che in tutti i reparti le procedure siano correttamente applicate.
“Tre neonati morti di notte in quindici giorni rappresentano un fatto gravissimo di per sé, che non potevamo ignorare, per la tutela stessa degli operatori – ha concluso Rossi -. Che sarebbe accaduto davanti a un eventuale quarto caso?”. L’assessore ha voluto tuttavia rassicurare che la media delle morti neonatali all’ospedale di Viareggio rimane perfettamente allineata con quella del resto della Toscana e che la Toscana a sua volta, assieme al Friuli, è la regione italiana che ha il numero più basso di decessi: questo perché la Toscana ha adottato da tempo le raccomandazioni dell’Oms.
Numerosi gli interventi dei consiglieri regionali al termine della comunicazione di Rossi.
La Vicepresidente della Commissione Sanità Annamaria Celesti interviene in merito all’audizione dell’Assessore Enrico Rossi.
“A Viareggio la tragica con casualità di tre bambini nati morti non rappresenta un dato fuori controllo: la media di nati-mortalità del punto nascita dell’Ospedale Versilia è perfettamente in linea con la media regionale e nazionale, ed è per questo che rappresenta una struttura di eccellenza che tale deve rimanere per le gestanti che scelgono per far nascere li i propri figli. La politica deve astenersi dal cavalcare strumentalmente questa vicenda e lasciare ad altre sedi l’accertamento di eventuali responsabilità.
Da quanto già emerso dalla Commissione regionale per il rischio clinico, presso l’Ospedale Versilia non sono state messe in atto tutte le buone pratiche, le procedure ei protocolli codificati per assicurare non solo la sicurezza del parto alla gestante e al nascituro, ma anche per tutelare gli stessi operatori sanitari che vi operano. Dobbiamo però rilevare che ancora una volta solo dopo simili tragedie emergono lacune gestionali ed organizzative che chiamano direttamente in causa la politica sanitaria e la sua programmazione, gestione ed organizzazione.
Il problema quindi non si risolve soltanto sospendendo il Primario dal suo incarico, ma sono chiamati in causa tutti coloro che concorrono a gestire ed organizzare la sanità in Toscana, a partire dai Direttori Generali, dai Direttori Sanitari arrivando allo stesso Assessore Regionale alla sanità. È indispensabile che la Regione si assuma le sue responsabilità investendo maggiormente in risorse umane, strumentali ed in formazione, superando le criticità organizzative, migliorando le procedure standard e la definizione e l’adozione formale dei protocolli in tutti i punti nascita della Toscana, partendo proprio dall’Ospedale Versilia che deve diventare il modello da seguire”.
Marco Montemagni (Gruppo misto) ha affermato “di conoscere il valore del medico sospeso e di non essere d’accordo con i tempi e i modi della sua sospensione”.
Montemagni ha poi rivolto numerose domande: se i protocolli previsti siano adottati in tutti gli ospedali della Toscana, in che modo agisca il gruppo di risk management e se è normale che divulghi le proprie osservazioni alla stampa e se così non si rischi di peggiorare un clima già teso. Marco Carraresi (Udc) ha espresso dubbi sul fatto che la sospensione sia stata fatta anche a tutela del primario e che con essa si siano ottenuti risultati positivi. “L’effetto mediatico che questa decisione ha provocato – ha detto Carraresi – ha avuto conseguenze opposte a quelle che si sarebbero volute ottenere”.
E sarebbe stato prudente, secondo il consigliere Udc, che il gruppo per il rischio clinico evitasse di diffondere i risultati della verifica.
Secondo Marco Cellai (An-Pdl) “non si può dire che non ci siano responsabilità: se sono state riscontrate criticità organizzative, e sull’organizzazione esiste una filiera di responsabilità, qualcuno deve farsene carico. Non vorrei che in nome della trasparenza si arrivasse a una deresponsabilizzazione sugli episodi”. Maurizio Dinelli (Fi-Pdl) ha chiesto se non ci sia stata una sottovalutazione della situazione dopo il secondo tragico episodio e se in questo caso ha un significato la sospensione del primario solo dopo il terzo decesso.
“Dubito che si voglia tutelare il professionista – ha dichiarato Dinelli – temo invece che sia in atto uno scaricabarile. L’assessore farà meglio a ponderare le sue prossime mosse”.
Alberto Monaci (Pd) ha posto un quesito sul fatto che si sia sicuri che a questi parti abbia assistito personale sufficientemente formato e professionalizzato. Alessia Petraglia (Sd)ha rilevato che si devono evitare tutte le speculazioni sul caso e che la tempestività di intervento dell’assessorato deve essere apprezzata.
Petraglia ha chiesto che la commissione Sanità venga informata degli ulteriori esiti delle verifiche del gruppo per il rischio clinico. Per Pieraldo Ciucchi “l’esposizione dell’assessore è perfettamente condivisibile perché parte dal presupposto di affermare la trasparenza”. Secondo Rosanna Pugnalini (Pd) “è positivo che ogni evento critico sia affrontato e che da questi casi si esca rafforzati, migliorando la procedura. Deve essere nostro impegno dare risposte ai genitori dei piccoli deceduti e a tutti coloro che utilizzano i punti nascita in Toscana”.
Il presidente della commissione Sanità Fabio Roggiolani (Verdi), infine, ha osservato che l’intervento dell’assessorato è stato tempestivo. “Se non si fosse intervenuti, allora sì che questo avrebbe creato incertezza negli utenti del reparto – ha detto Roggiolani -. La questione dell’adozione dei protocolli è assolutamente dirimente per garantire l’efficienza del servizio. La sospensione del primario in questo senso è un segno di rispetto nei confronti dell’ospedale Versilia, non certo un’offesa”.