Firenze- La mappa aggiornata del rischio sismico conferma un quadro tutt’altro che rassicurante. La Toscana è tra le regioni che hanno fatto di più, nel panorama nazionale, tuttavia molto resta ancora da fare. Nella zona più a rischio, che comprende i novanta comuni della fascia appenninica dalla Lunigiana alla Garfagnana, dalla Montagna Pistoiese al Mugello, dal Casentino alla Valtiberina, al monte Amiata è in atto il monitoraggio degli edifici pubblici strategici: scuole, ospedali, municipi, tribunali, edifici di culto.
Su 1.700, ne sono stati già monitorati 850, 70 sono stati chiusi, tra questi 20 sono stati demoliti; 300 hanno già ottenuto i finanziamenti per la ristrutturazione, di questi, già cento sono stati messi in sicurezza. Per gli altri circa cinquecento occorrono complessivamente, secondo le stime della Regione, tra i 400 e i 500 milioni di euro.
È questo il quadro emerso dalla relazione presentata dall’assessore regionale alla difesa del suolo, ascoltato questa mattina dalla commissione Ambiente del Consiglio regionale della Toscana.
L’assessore ha inoltre informato i commissari della riunione che si è tenuta ieri con tutti i sindaci dei comuni del Mugello colpiti sabato scorso da alcune scosse di terremoto, la più alta delle quali ha superato i 4 gradi di magnitudo. Prima di tratteggiare il quadro degli investimenti e delle risorse messe in campo dalla Regione, l’assessore ha messo al corrente dell’esito dell’incontro di ieri − al quale oltre ai sindaci hanno preso parte le organizzazioni di Protezione civile, i Vigili del Fuoco, la Comunità montana del Mugello: la scossa è stata superficiale, i danni, per quanto non ancora precisamente quantificati, non sono stati ingenti; un solo ferito, che si è procurato una frattura scendendo le scale in preda al panico.
Il dato più confortante, ha spiegato l’assessore deriva dalla tenuta degli edifici scolastici, sui quali la Regione ha investito fortemente, con 15,5 milioni di euro negli ultimi cinque anni. Indicazioni confortanti anche dalla mobilitazione della protezione civile. Unico dato negativo, alcune difficoltà nella comunicazione: i numeri telefonici di emergenza sono andati presto in tilt.
Il quadro generale, ha spiegato l’assessore, è questo: la Toscana non sta bene, in larga parte è classificata in zona 2 (quella a media elevata pericolosità sismica), altre aree potrebbero slittare dalla zona 3 alla zona 2 (sono 106 i comuni classificati in zona 3S, quella a medio rischio: il livornese, il pisano, la piana fiorentina tra Firenze e Pistoia, il senese, l’Alta Maremma).
La Regione è impegnata sia sul fronte della prevenzione, con uno sforzo di implementazione degli interventi di ristrutturazione di edifici, che su quello dell’informazione e dell’educazione della popolazione. Molto resta da fare. Nel 2008, verrà predisposta una nuova legge regionale sulla prevenzione sismica, in bilancio per il 2008-09 sono previsti 4 milioni di euro per interventi di prevenzione e informazione.
La fotografia del rischio sismico conferma la vulnerabilità della Toscana, è la valutazione del presidente della commissione Ambiente: l’80% della Toscana è a rischio sismico, 196 comuni su 287, territori sui quali si trova il 70% degli edifici pubblici e privati costruiti in Toscana − sono inseriti nelle fasce più pericolose.
Così come per il rischio di alluvioni, servono interventi strutturali e risorse ingenti. Di qui l’invito a considerare la messa in sicurezza dal rischio sismico come una delle grandi opere pubbliche da compiere e l’appello da rivolgere al Parlamento e al nuovo Governo, per reperire le risorse necessarie e invertire una tendenza che vede al contrario una progressiva riduzione degli investimenti.
Tutto il sistema toscano è sottoposto al rischio sismico, ha aggiunto nel proprio intervento il vicepresidente della Commissione: è necessario fare il punto sia sulla riqualificazione degli edifici che sul completamento del sistema di monitoraggio.
Prevenire i terremoti non è possibile, ma si può arrivare preparati anche agli eventi più gravi: con il consolidamento e la ristrutturazione degli edifici, per i quali serve una mappatura aggiornata, e attraverso un’opera accurata di prevenzione, esercitazione e informazione rivolta ai cittadini.
Dai commissari, interventi e domande per l’assessore: su quanti e quali comuni abbiano già risposto alla verifica degli immobili, sullo stato di avanzamento del monitoraggio degli edifici pubblici strategici, sulla necessità di adeguare anche gli edifici costruiti negli anni Sessanta e Settanta, con l’invito a concentrare l’attenzione su quei comuni che sono stati inseriti recentemente in fasce di rischio più elevate.
Il previsto collegamento con la Comunità montana del Mugello, per un’analisi dei danni registrati a seguito delle scosse dei giorni scorsi, non è stato possibile a causa di problemi tecnici.
“In Toscana 196 Comuni sui complessivi 287, circa l’80% del territorio, sono a media o elevata pericolosità sismica.
Un rischio che riguarda circa il 70% delle abitazioni private e degli edifici pubblici. Le aree a maggior rischio sono lungo la fascia appenninica: Lunigiana, Garfagnana, Montagna Pistoiese, Mugello, Casentino, Valtiberina, Amiata e le zone di medio rischio, dove è presente una sporadica attività sismica, sono il livornese, il pisano, la piana fiorentina tra Firenze e Pistoia, il senese, l’Alta Maremma. La nostra Regione è un epicentro di grande vulnerabilità e per questo occorre rafforzare l’ottimo lavoro di prevenzione compiuto dalla Regione con iniziative di formazione e informazione ai cittadini sul comportamento da seguire prima, durante e dopo il verificarsi di un evento sismico.
Ma soprattutto occorre mettere in sicurezza antisismica il patrimonio pubblico (scuole, ospedali, caserme, tribunali, biblioteche, edifici istituzionali, edifici di culto) e quello privato, garantire rigorosamente l’edilizia anti-sismica per le nuove costruzioni e le ristrutturazioni. Questa va considerata come una grande opera pubblica regionale”. Così Erasmo D’Angelis, presidente della Commissione Territorio e Ambiente del Consiglio Regionale, commenta i dati consegnati questa mattina in Commissione dagli uffici regionali.
“E’ decisivo e strategico l’investimento in prevenzione – continua D’Angelis - i terremoti non li possiamo prevedere ma possiamo ridurre i danni e questa è una delle priorità della Toscana, che richiede risposte certe e risorse soprattutto nazionali. Abbiamo 1700 edifici pubblici da mettere in sicurezza nella fascia dei 90 Comuni più a rischio. La Regione, con risorse proprie, ne ha messi in sicurezza 100 e per altri 300 è conclusa la progettazione. Gli uffici regionali prevedono circa 400 milioni di investimenti.
L’appello della Commissione Territorio e Ambiente – conclude il Presidente della Commissione Territorio e Ambiente - è ai parlamentari toscani che stanno per essere eletti: alla nostra Regione occorrono più risorse per la messa in sicurezza di scuole o ospedali e per incentivare la ristrutturazione antisismica delle abitazioni private, adeguare gli edifici esistenti, affinché si riduca il rischio di dover piangere vittime e danni”.